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TERZA PAGINA PROFILI La prima domanda è quasi eventuali rischi e situazioni problematiche, d’obbligo. Come ci si sente ad volle uscire da Genova. Ogni tanto ci ripen- avere sulle spalle… il peso di so, quando torno a casa in autostrada…”. quattro generazioni? “Direi che come ogni azienda di famiglia, Lei abita ancora a Genova? la mia storia non è del tutto scindibile da “Sì, nella nostra casa storica che, a propria quella di chi mi ha preceduto. Sutter nasce volta, è stata circondata da alti condomini. nel 1858, in Svizzera, con Adolfo in un’epo- Vengo qui in macchina ogni giorno, anche ca in cui tutto era diverso. Siamo nati con se spesso fnisco talmente tardi da dovermi l’aceto di mele, ma già il fglio Arturo, vo- fermare a dormire in azienda (cattiva abi- lendo “destagionalizzare il business” (l’a- tudine che vorrei provare a ridurre). Ma, a ceto si vendeva solo d’estate), pensò al lu- proposito dell’italiano e del tedesco, io ri- cido da scarpe, che invece aveva il suo bo- cordo perfettamente che fno a poco pri- om durante gli inverni freddi e fangosi. Un ma che entrassi in azienda, diciamo fno Il primo stabilimento bell’esempio di diversifcazione e di lungi- agli anni Ottanta, il nostro laboratorio Ri- miranza, no? Ma c’è di più. Arturo, che era cerca & Sviluppo era composto da svizze- un gran viaggiatore, investì nella cera car- ri o tedeschi che parlavano esclusivamen- chierata tra quei ricordi inestimabili, quasi nauba, che veniva dal Brasile, e aprì una te tedesco. Venni poi a sapere che lo face- due ore piene senza uno squillo di telefo- fliale a Genova, per via del porto. Siamo vano anche per custodire i loro segreti da no, e mentre ti stringe la mano per conge- entrati nel Novecento e ormai la Sutter è orecchie indiscrete…”. 40 darti chiama un collaboratore che ti riem- una grande azienda, depositaria dello sto- pie una borsa di ricordi: i prodotti che con- rico marchio Marga, che diventerà un rife- Poi però, a prodotto fnito, il MAggio tinuano a fare grande la Sutter. rimento nelle cere. Dopo Arturo l’azien- “megafono” lo avete sempre 2014 da si divise: la parte svizzera andò ad Al- preso… Una caratteristica fredo, che morì nel 1976, e quella italia- di Sutter, attraverso tutte le na a mio nonno Adolfo II, che nel 1954 generazioni, è quella di credere lasciò il posto a mio padre, Arturo II, un nella comunicazione. giovane di 27 anni con tanto entusiasmo “Noi facevamo già pubblicità nel 1860, ai e le idee chiare…”. prodotti per i fnimenti dei cavalli. Ci siamo sempre avvalsi di artisti importanti: dappri- Quindi il fatto di avere grandi ma nella pittura (molti nostri manifesti pub- responsabilità già da giovani è blicitari d’epoca sono veri e propri pezzi una norma in Sutter… d’arte) e nel disegno, poi nella grafca e nel- “E’ accaduto così anche a me. Quando, la cinematografa. Negli anni ’20 facevamo dopo gli studi e altre esperienze lavorati- già pubblicità anche sugli oggetti di uso co- ve, sono tornato in azienda, avevo 33 an- mune, con gadget e idee originali rivolti ni. Era il 1993 e devo ammettere che quan- soprattutto ai bambini le cui mamme – lo do mio padre mi diede in mano le “chia- capì mio nonno – erano le destinatarie del- vi” dell’azienda, all’inizio faticavo a creder- la nostra proposta. Fummo tra i primi a fa- ci davvero”. re pubblicità cinematografca e poi televisi- va. Memorabile è la campagna del 1936, ma Ci torneremo. Adesso però anche i Caroselli di Roger Vadim, con attri- proseguiamo. Quando la Sutter ci come Emma Danieli e Anna Maria Guar- comincia davvero a… parlare nieri. Fine anni sessanta, ero un ragazzino. italiano? Ricordo che erano veri e propri flm, ben “A Genova, come ho detto, abbiamo aperto fatti: sembrava che senza queste cere non nel 1910. Dal 1972, però, ci siamo trasferiti si potesse vivere! Nell’animazione collabo- a Borghetto, e anche questa scelta è frutto rarono con noi maestri come Craveri e Pe- della sensibilità ambientale di mio padre tronio. Facemmo anche discutere, con la che volle uscire da Genova. L’area della fab- famosa “pubblicità” femminista del 1971, Ricordi di infanzia brica, infatti, un tempo isolata, era stata in- quando ricordammo di “essere femmini- tegrata nella città. Mio padre, per prevenire sti da 4 generazioni perché da sessant’an-
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