Total cleaning in aree wellness e cucine: due ambienti dell’hotel apparentemente distanti, in realtà accomunati da sotto molti aspetti. Primo fra tutti la necessità di una pulizia impeccabile: ne va della salute e sicurezza degli ospiti, oltre che della reputazione della struttura.
Ormai si sa: negli hotel, residence, resort, villaggi turistici, in poche parole in tutto il comparto del turismo alberghiero la richiesta di igiene e pulizia è sempre tra i primissimi fattori di giudizio da parte del cliente. E, di conseguenza, di fidelizzazione.
Dentro o fuori: dove non è pulito non si torna più Complice anche il battage mediatico, ormai il cliente è sempre più consapevole ed esigente, non accetta più la minima distrazione (e in fatto di igiene, ci permettiamo di chiosare, è più che comprensibile) e soprattutto non è più disposto a tollerare compromessi. Sul pulito non ci sono vie di mezzo: o è pulito o è sporco. Dentro o fuori, insomma. La valutazione è tranchant e definitiva: basta leggere qualche recensione online per rendersene conto. E dove il pulito non è inappuntabile, non si torna più.
Indispensabile un’ottica di “total cleaning” Non solo: negli alberghi e, in generale, nelle strutture ricettive, non ci sono più nemmeno aree di serie A e di serie B. In questi ambienti tutte le zone sono soggette alla valutazione del cliente, quindi l’impegno della struttura deve essere, diciamo, di “total cleaning”: il che significa, in altri termini, che basta che il bagno, la moquette del corridoio, semplicemente le scale, un angolo o altro ancora non siano in ordine per inficiare la valutazione del cliente. E quando un’idea si è fatta, diventa definitiva e praticamente inscalfibile.
La salute: un bene costituzionalmente garantito Certo ci sono aree caratterizzate da livelli di rischio diversi, ogni albergatore lo sa e una pandemia drammatica come il Covid-19 ce lo ha ricordato a nostre spese. Ci spieghiamo meglio: se è vero, come è vero, che le pulizie sono sempre importanti e decisive per la scelta della struttura (e quindi rivestono un valore strategico di prim’ordine), è altrettanto indiscutibile che vi siano ambienti in cui in gioco non c’è solo la decisione se tornare o meno in un hotel, ma addirittura la salute stessa degli ospiti. Un bene primario e -vale la pena ricordarlo- in Italia costituzionalmente presidiato, tanto da essere definito, all’art. 32 della nostra Carta, un “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Wellness e cucine, due aree ad alto rischio Parole forti, che ci ricordano una volta ancora quanto sia importante, anche in un’ottica di responsabilità di chi fa hospitality, non abbassare mai l’asticella dell’attenzione sulla pulizia e l’igiene. Per queste ragioni abbiamo scelto, questa volta, di occuparci di due aree ad alto rischio, molto significative in questo senso: l’area wellness e le cucine. Una -la seconda- normalmente senza accesso del pubblico ma importantissima perché qui avvengono conservazione, manipolazione e preparazione dei cibi (anche in questo caso ci pensano i programmi tv a ricordarci quanto sia serio il rischio…); l’altra, in bella vista, nella quale il cliente accede meno protetto: l’area della spa, della palestra, delle zone umide, della piscina.
L’area wellness, un vanto per hotel e resort Partiamo proprio dall’area benessere, tradizionalmente associata a sensazioni positive di forma, salute e tonicità e ormai da tempo trasformatasi per molti alberghi da fattore di costo ad importante centro di profitto (oltre che vanto nei portali specializzati e nelle app di prenotazione). La conditio sine qua non, però, la sappiamo già: che l’ambiente sia salubre, pulito e igienico. Il rischio, in caso contrario, è che quello stesso ambiente che dovrebbe portare salute e serenità si trasformi in un pericoloso serbatoio di agenti patogeni. Tantopiù che vi si accede, come dicevamo, più sguarniti di difese e protezioni fisiche come gli indumenti e le calzature.
Un ambiente complesso Nel contesto di un’area wellness, diverse sono le componenti rilevanti che possono essere individuate ai fini della valutazione delle condizioni di salubrità e di sicurezza: temperatura e umidità, fattori chimici, fattori di tipo biologico. Ad esempio, il contatto con attrezzi ginnici e superfici non accuratamente igienizzate può portare alla trasmissione di infezioni come micosi cutanee e verruche. I funghi proliferano in ambienti caldo-umidi, ed è per questo che la frequentazione di spogliatoi e piscine espone maggiormente al rischio di infezione. Ma non è che la proverbiale “punta dell’iceberg”. Le superfici umide degli attrezzi e delle macchine ginniche, e, ancor più, quelle a bordo piscina e nei servizi rappresentano un habitat ideale anche per agenti virali di spiccata infettività.
Attenzione anche all’igiene “aeraulica” Capitolo a parte, lo possiamo ben dire, meriterebbe la gestione della qualità dell’aria: a tal proposito ci limitiamo a consigliare una corretta igienizzazione e manutenzione della pulizia degli impianti. Anche quelle dei sistemi aeraulici, in fondo, sono superfici, peraltro non semplici da raggiungere, e anche lì si annidano agenti patogeni rischiosissimi (emblematico è il caso della legionella). Insomma: una corretta gestione igienica, e quindi un’appropriata e frequente sanificazione ambientale, è requisito indispensabile per poter godere dell’area benessere senza rischi.
Due ambienti diversi (ma non troppo) Tutto ciò, come dicevamo, vale anche per un’altra area concettualmente (e spesso anche fisicamente) distante come la cucina, in realtà caratterizzata da fattori di rischio analoghi per gravità. Un altro denominatore comune è che, come accade con l’area wellness, dopo anni difficili negli ultimi tempi molti ristoranti alberghieri stanno vivendo una vera e propria stagione d’oro, e per diversi hotel sono divenuti davvero un fiore all’occhiello anche nei confronti di clientela esterna.
Un’area da presidiare con attenzione Detto ciò, a maggior ragione anche la cucina è un’area da presidiare con grande attenzione sotto il profilo igienico. È soggetta ad attività di autocontrollo e ne devono essere garantite pulizia e salubrità assolute, perché la minima disattenzione igienica in contesti come questo può generare, nella migliore delle ipotesi, una disaffezione del cliente e un detrimento alla qualità del soggiorno e dell’esperienza.
Preoccupanti fatti di cronaca Per non parlare dei rischi per la salute e sicurezza: non sono infrequenti -e purtroppo a volte drammatiche- le notizie di intossicazioni alimentari, con pesanti conseguenze economiche (ma anche penali) per l’esercente. E’ una storia che ben conosciamo, che purtroppo balza periodicamente agli onori delle cronache: giusto pochi mesi fa il gestore di un hotel trentino si è trovato a dover risarcire ben 130 ospiti colpiti da sintomi gastroenterici (staphylococcus aureus e bacillus cereus i probabili responsabili), e qualche giorno più tardi, in un hotel di Montecatini, oltre 50 ospiti hanno accusato malesseri analoghi.
Servono le giuste soluzioni Spetta poi alle autorità competenti capire cosa sia accaduto, ma intanto le notizie corrono e la “brand reputation” ne paga le immaginabili conseguenze. Una cosa certa è che le condizioni igieniche delle superfici e degli oggetti che entrano in contatto con gli alimenti giochino un ruolo non secondario. Nelle cucine gli elementi da “attenzionare” non mancano di certo: dalle superfici pavimentali a quelle verticali, con insidiose “fughe”, piastrelle e materiali non sempre semplici da igienizzare completamente, dagli angoli più nascosti alle cappe, dalle aree magazzino alle zone di refrigerazione e conservazione dei cibi, dalle superfici di lavorazione ai piani di cottura, fino agli utensili e strumenti di lavoro.
Preziosi alleati per la sicurezza di tutti Morale: sono moltissimi i prodotti, i servizi, le soluzioni, le macchine e le attrezzature per la pulizia professionale che trovano impiego nelle aree wellness e negli ambienti-cucina delle strutture ricettive, sia in autoservizio che in outsourcing. Si tratta di preziosi alleati per la sicurezza degli ospiti, la tranquillità dei gestori, la reputation del brand e, non ultima, la tutela della salute collettiva.