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Sostenibilità e responsabilità ambientale, tutte le novità in chiave ESG

“ESG fra novità normative e strategie per le imprese del professional cleaning, nell’era della sostenibilità”: un webinar organizzato in febbraio da AFIDAMP ha fatto luce sulle novità e i potenziali vantaggi per offrire maggiore chiarezza agli associati. Sono tematiche che non si possono ignorare.

Torniamo a parlare di ESG, acronimo che sta per Environmental, Social and Governance, e che gli addetti ai lavori del settore dovrebbero ormai conoscere molto bene. La sostenibilità e la circolarità, infatti, sono concetti strettamente legati alla gestione responsabile delle risorse e all’impatto che le attività umane e imprenditoriali hanno sull’ambiente e sulla società: a partire dai servizi di pulizia, servizi integrati e multiservizi, che servono proprio -per loro stessa natura- a mantenere l’ambiente salubre e sicuro. E dalle aziende produttrici di macchine, prodotti e sistemi per la pulizia, che rappresentano l’anello a monte della filiera.  Parliamo di una sfida importante per le aziende, che richiede la necessità di adeguare le strategie di business, produzione, marketing e comunicazione.

Sostenibilità lato sensu Se in principio era intesa unicamente in chiave ambientale, oggi la sostenibilità è un concetto senza dubbio più articolato e “completo”: intesa in senso lato, mira a un equilibrio tra ambiente, società ed economia, mentre la circolarità si concentra sull’ottimizzazione dell’uso delle risorse, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo un ciclo virtuoso di riuso e riciclo. Questo percorso è delimitato a livello europeo da una serie di normative specifiche che le imprese devono comprendere e fare proprie per determinare i passi da compiere e le proprie strategie nel medio/lungo termine. E qui sta il punto cruciale.

Il webinar AFIDAMP Si tratta di un argomento che, non lo neghiamo, può nascondere insidie: infatti non è sempre agevole ed è preziosissima la consulenza da parte di specialisti. Proprio nell’ottica di offrire maggiore chiarezza su questi temi, AFIDAMP ha organizzato per i propri associati, il 18 febbraio scorso, il webinar “ESG: Novità Normative e Strategie per le Imprese del Professional Cleaning, nell’era della Sostenibilità”, coinvolgendo il suo  nuovo partner IPLUS, che grazie alla competenza dell’esperto Nicola Fabbri, relatore dell’evento, ha illustrato in modo sintetico ma esaustivo e preciso l’intero panorama normativo, evidenziando scadenze e obblighi a carico delle imprese in ambito ESG.

Le tematiche trattate Molti i temi approfonditi. Tra questi, il pacchetto delle norme del Green Deal denominato “Sustainability package”: vale a dire Direttiva CSRD, Direttiva CSDDD, Green Claim e Green Washing, EUDR); le implicazioni strategiche sulla sostenibilità – come convertire un obbligo in un beneficio; le norme UE sulla circolarità: Regolamento Ecodesign, Direttiva Right to Repair, Regolamento PPWR, Regolamento Macchine; gli strumenti di disclosure e verifica, vale a dire certificazioni ambientali e questionari di disclosure; la biodiversità e la misurazione della circolarità. Spiega Antonio Incrocci, product manager di Fimap e membro del Gruppo di Lavoro Macchine di AFIDAMP: “L’approccio LCA nel Cleaning è un concetto assodato da alcuni anni grazie ai CAM e ai Criteri premianti e la sfida per il comparto Macchine sta soprattutto nel regolamento ECODESIGN e in tutti gli aspetti connessi. Anche se l’applicazione al nostro settore è prevista tra alcuni anni , si tratta di un argomento che va affrontato. E’ complesso, infatti, e prende in esame diversi temi quali la Durabilità , la Riparabilità, la Riciclabilità. Il ruolo di AFIDAMP è quello di essere attiva e di informare gli associati sull’evoluzione dello scenario. Ne sono un esempio concreto la realizzazione della RCP per le Lavasciugapavimenti e tutti gli eventi su temi strategici, che fornisco gli elementi per valutare correttamente le decisioni di business”.

Il 2024, anno cruciale. “L’ambiente? Una priorità” Il 2024 è stato un anno cruciale in chiave ESG: infatti le normative e i regolamenti in materia di sostenibilità e circolarità si sono moltiplicati, riflettendo l’impegno sempre più incisivo dell’Unione Europea su questi temi, ritenuti i cardini che permetteranno alle imprese dell’Unione di rimanere competitive sul mercato, rispetto per esempio alla concorrenza asiatica. “Lavorare con una prospettiva di sostenibilità e circolarità -ha sottolineato Fabbri- deve pertanto diventare una priorità per le aziende, perché solo in questo modo è possibile generare il maggiore valore aggiunto di un prodotto green riducendo al contempo i costi operativi mediante il risparmio energetico, una migliore gestione dei rifiuti e altre strategie similari.”

Fondamentale orientarsi al meglio Continua Fabbri: “Certo, oggi sviluppare processi di sostenibilità è molto complesso e non lo si può più fare solo per puro marketing. Le norme sono molto articolate ed occorre conoscerle a fondo per poterle trasformare da puro obbligo ad opportunità di mercato, aldilà delle probabili semplificazioni promesse dalla normativa “Omnibus”. Per questo è essenziale comprendere a fondo l’impatto delle normative vigenti, le loro implicazioni e le tempistiche necessarie alla loro attuazione. Solo così è possibile adottare una visione di lungo periodo e sviluppare un sistema gestionale che integri in modo efficace gli aspetti etici e sostenibili nel modello di business aziendale.

Le difficoltà delle imprese non mancano… All’atto pratico, molte imprese lamentano la difficoltà di rispondere alle normative del Sustainability Package, anche per i tempi ristretti (la scadenza è fissata nel 2026). A questo proposito l’Unione Europea sta lavorando a un decreto “Omnibus” che punta a rivedere le norme sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), il Carbon Boarder Adjustment Mechanism (CBAM) e altre normative.

In attesa di semplificazioni Il decreto dovrebbe semplificare le normative esistenti per ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, specialmente per le PMI. L’obiettivo è anche quello di garantire una maggiore stabilità del quadro normativo, favorendo un’armonizzazione più efficace tra le diverse regolamentazioni. Questo approccio prevede una dilazione dei tempi di attuazione per le imprese, consentendo un recepimento più graduale e allineando i requisiti tra i diversi ambiti regolatori.

Come fare… di necessità virtù? “L’Italia -ha spiegato Fabbri- ha già recepito la Direttiva CSRD nel proprio ordinamento e sostiene la Tassonomia UE. Tuttavia, il Governo ha appoggiato la posizione di Confindustria che propone di posporre di due anni il termine e di ridurre gli oneri di rendicontazione”. Il nuovo decreto “Omnibus” potrebbe contribuire a chiarire la situazione. Ma come possono le imprese trasformare un obbligo normativo in un’opportunità, facendo di fatto… di necessità virtù? “Non solo è possibile -spiega Fabbri- ma necessario, tenendo conto dei cambiamenti climatici in corso, dell’incertezza della situazione geopolitica, del costo dell’energia e della concorrenza di Paesi in cui il costo del lavoro è molto basso e della sempre maggiore attenzione dei clienti al green”.

Un valore concreto Rendere la sostenibilità un valore concreto per le imprese è possibile adottando un approccio strategico e integrato. Questo significa trasformare le analisi LCA in strumenti di controllo di gestione, ottimizzare la gestione di rifiuti, acqua e materie prime attraverso l’innovazione, e valutare l’impatto della tassonomia UE sui tassi di interesse e sulle opportunità di finanziamento sostenibile. Allo stesso modo, le imprese dovranno utilizzare le matrici di doppia materialità come strumenti efficaci per valutare il rischio climatico, la dipendenza da materie prime e input energetici, nonché i rischi di transizione. Collegando questi fattori a modelli specifici, sarà possibile misurare con maggiore precisione gli impatti su asset aziendali, cash flow, fatturato, accesso al credito, riallocazione degli accantonamenti e reputazione, favorendo così una gestione sostenibile e resiliente nel lungo periodo.

Strumenti da integrare Allo stesso tempo, le imprese devono integrare questi strumenti in un’ottica di circolarità che si traduce in una serie di misure da adottare per garantire la sostenibilità dei prodotti all’interno dell’UE: Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR); Direttiva “Right to Repair”; Regolamento Macchine e Regolamento Packaging and Packaging waste (PPWR). Normative che, se ben comprese e declinate nel processo produttivo, possono davvero guidare le aziende verso il futuro, portandole anche a risparmiare in termini di energia e materie prime. Obiettivo della circolarità è infatti proprio quello di massimizzare l’efficienza nell’impiego delle risorse, minimizzando gli sprechi e favorendo un ciclo virtuoso di riuso e riciclo.

Le certificazioni ambientali Ad oggi le principali certificazioni ambientali si basano sulle norme ISO, sulla Carbon Footprint e sulla PEF. Senza dubbio la misurazione della circolarità rappresenta una sfida complessa, che richiede un’attenta valutazione in base alle specificità di ogni settore. Non deve sfuggire anche il tema della biodiversità, argomento vasto e complesso. “Si tratta -conclude Fabbri- di un aspetto da considerare solo nel caso in cui l’azienda abbia un impatto diretto e dichiarato sulla biodiversità, oppure operi all’interno di una catena del valore che può influenzarla significativamente”. Il tema assume inoltre rilevanza per le imprese che dimostrano un forte impegno verso soluzioni nature-based, integrate nelle proprie strategie di sostenibilità. Le sfide aperte, insomma, non sono poche. Per affrontarle al meglio e trasformarle in opportunità strategiche è indispensabile avere ben chiari i temi-chiave attuali e del prossimo futuro.

 

 

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