A colloquio con Andrea Ferroci, presidente di ARE Emilia Romagna- Marche, nonché Direttore del servizio comune economato gestione contratti dell’azienda USL ospedaliera dell’Università di Ferrara.
La pandemia che, da evento eccezionale imprevisto, è purtroppo diventata una condizione di vita “normale” ha portato sotto i riflettori una parola quasi “salvifica”: la sanificazione…
L’evento pandemico che abbiamo vissuto ed il cui culmine è forse superato, ma che ancora ci accompagna nella quotidianità, ha modificato in modo sensibile i nostri stili di vita e ci ha spinto verso comportamenti improntati a ricercare, oltre che minori contatti sociali, anche un sempre maggior livello di igiene personale e di sanificazione ambientale, nella convinzione che detti comportamenti contribuiscano a ridurre il pericolo di contagio e che offrano una maggiore garanzia di salute. Vi è altresì da dire che il mondo della sanità è da sempre attento alla ricerca di una condizione di prevenzione dei possibili contagi tra operatori e tra operatori e pazienti nell’ambito lavorativo, ben essendosi a conoscenza che, per usare un’espressione di uso comune, la prevenzione è la miglior cura. Data questa condizione di partenza, la pandemia ha quindi accentuato il ricorso a forme di sanificazione degli ambienti lavorativi, secondo protocolli operativi imposti dalle circostanze e codificati, in modo più o meno formale, da disposizioni nazionali o regionali.
Quali sono state e sono le problematiche di natura gestionale e organizzativa per garantire i livelli igienici nella sua struttura?
In merito a questo aspetto, l’esperienza vissuta dal sottoscritto presso le realtà aziendali di pertinenza non è stata particolarmente problematica, critica, o di difficile realizzazione; sempre pronta è stata infatti la risposta degli operatori economici titolari dei servizi esternalizzati di sanificazione, per eseguire le prestazioni integrative o suppletive che si chiedevano da parte del committente pubblico e questo sia per i protocolli ordinari aggiuntivi, che per le situazioni di emergenza createsi al momento. Per citare alcuni esempi, si è infatti proceduto ad incrementare la frequenza degli interventi di sanificazione di alcuni ambienti sanitari per conseguire un maggiore e più penetrante livello di sicurezza e si sono imposti protocolli di sanificazione anche in ambienti comuni (sale riunioni, aule informatiche) dopo ogni utilizzo, con raccolta dei dati anagrafici dei partecipanti per una più agevole loro rintracciabilità in caso di contagi. Analogo fenomeno si è riscontrato in occasione di interventi di sanificazione ambientale di natura straordinaria a seguito di accertata positività delle persone, che hanno portato a tempestive sanificazioni degli ambienti di lavoro interessati ed alla loro inagibilità per il tempo necessario a consentire la produzione degli effetti delle sanificazioni eseguite. Puntuali quindi in entrambi i casi (incremento dei protocolli e prestazioni straordinarie) gli interventi chiesti ed efficace la risposta ottenuta, nella comune consapevolezza sia del committente pubblico che dell’operatore economico privato, che la tempestività e l’efficacia dell’intervento possono certamente essere strumenti di incisivo contrasto alla circolazione del virus e di abbattimento della carica microbica degli ambienti.
Quale è stato l’aspetto più critico?
Se pertanto dal punto di vista operativo non si sono ravvisate difficoltà nell’ eseguire le operazioni sopra indicate, l’impatto di maggiore criticità è stato rappresentato dai costi sostenuti, sensibilmente lievitati rispetto a quelli ordinari con un incremento medio di oltre il 20% sull’attività comune di pulizia e di sanificazione. Peraltro l’intero pacchetto degli acquisti straordinari resisi necessari per fronteggiare l’emergenza pandemica, disciplinato altresì da un complesso normativo in deroga alle ordinarie disposizioni sulle pubbliche acquisizioni, ha determinato spese aggiuntive rilevanti e non differibili, inserite nei canali del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per i possibili rimborsi. La Regione Emilia-Romagna con delibera della Giunta n. 1712 del 23 novembre 2020, ha dato infatti attuazione ad interventi pubblici per il contrasto e la mitigazione degli effetti sanitari della pandemia, consentendo anche alle Aziende sanitarie che ne avessero fatto domanda, di ottenere il rimborso delle spese sostenute, anche quindi di quelle per la sanificazione ambientale in quanto direttamente collegate al Covid 19; prodotta la documentazione chiesta dalla struttura pubblica deputata a seguire le pratiche di rimborso, è stato pertanto attivato il meccanismo, per certi aspetti ancora in corso, di ristoro dei costi sostenuti.
Ci avviamo alla conclusione di questa intervista: come riassumerebbe i punti principali?
che la sanificazione degli ambienti di lavoro non è un’attività salvifica o miracolistica, ma una procedura certamente efficace per contrastare la trasmissione dei virus in genere e quindi anche di quello da covid 19, associata ai comportamenti virtuosi ormai a tutti noti, di distanziamento sociale, di uso delle maschere protettive e di frequenti lavaggi delle mani;
- che l’esperienza vissuta ci ha fatto comprendere appieno la fragilità dell’essere umano e quanto sia difficile, a fronte di eventi morbosi così estesi, opporre armi efficaci per limitarne gli effetti negativi sulla salute dell’uomo, tra cui rientra per certo anche la sanificazione degli ambienti;
- quanto sia opportuno e necessario procedere nella strada della ricerca per avere strumenti sempre più efficienti (vaccini, farmaci, dispositivi medici) ma anche protocolli di sanificazione, che nel rispetto dell’ambiente, assicurino processi sempre più efficaci di contrasto alla circolazione ed allo sviluppo dei fattori patogeni e di distruzione degli stessi negli ambienti di vita e di lavoro;
- quanto sia necessario fare tesoro delle esperienze vissute e doveroso non dimenticarle in fretta, per avere una migliore tempestività di azione e di reazione nell’ipotesi denegata in cui fenomeni del genere abbiano a ripetersi.