di Vincenzo Cama
L’articolo intende fare chiarezza su quella che l’autore definisce “fake” disinfezione, spiegando l’uso dei disinfettanti e delle procedure per la loro corretta applicazione sulle superfici nella lotta al Covid 19.
I prodotti a base alcoolica
L’attuale Coronavirus SARS COV-2 ha una struttura glico-proteica definita “con filamento positivo” simile a quello della Poliomelite e come quello del precedente SARS COV-1. Altri virus a struttura lipidica sono più facilmente aggredibili e hanno meno sopravvivenza ambientale. Basta andare su internet e si trovano i giorni di sopravvivenza sulle varie superfici. Da 1 a 9 giorni. Non tutti i principi attivi (Biocidi) sono efficaci sul SARS COV-2 se non sono formulati con co-formulanti sinergici per la loro azione. Mi riferisco in particolare ai Sali Quaternari d’Ammonio. È chiaramente dimostrato che formulati a base di soli Quaternari non sono attivi su questo tipo di virus. Ci vuole un giusto pH, una certa percentuale di alcool, altri biocidi associati, ecc. Gli alcooli che si sono dimostrati efficaci sono l’Etanolo ed il 2-Propanolo con una maggiore efficacia di uno su certi tipi di microrganismi e dell’altro su altri. A mio giudizio, da quello che ho potuto rilevare dalla letteratura scientifica, una miscela dei due con prevalenza per l’Etanolo (alcool Etilico) dà i migliori risultati. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è più efficace un alcool parzialmente diluito che l’alcool puro. Una media, ricavata dalle indicazioni di cui sopra, è quella del 70-75% in volume (65-68% in peso) di Etanolo con un po’ di 2-Propanolo. Questa sembra essere la concentrazione più adatta.
Attenzione però al tempo di contatto. In sintesi, per i disinfettanti alcoolici:
- concentrazione 70-75% in volume
- tempo di contatto 30 secondi e fino a 1 minuto se la superficie è sporca e se le mani non sono state preventivamente lavate.
I prodotti a base di Cloro
La molecola di Ipoclorito di Sodio è citata da tutta la letteratura scientifica come un disinfettante ad ampio spettro con un buon effetto virucida anche per i virus tipo Coronavirus. Anche per questo Biocida vi sono delle condizioni da rispettare. Il composto chimico che deriva dall’Ipoclorito di Sodio è l’Acido Ipocloroso con formula chimica HClO ed è questa molecola che possiede le proprietà disinfettanti ed ossidanti.
La concentrazione, nell’uso degli Ipocloriti, è espressa in “Cloro attivo disponibile” che è di fatto la concentrazione di acido Ipocloroso prodotta dal Cloro puro (che in acqua appunto forma Acido Ipocloroso). Attenzione! Non è la concentrazione ricavata diluendo l’Ipoclorito di Sodio che si compra al supermercato (vedi seguito) di cui non si conosce il “Cloro attivo”. La concentrazione si esprime in ppm (parti per milione). L’acido Ipocloroso o il “Cloro attivo disponibile” può essere prodotto anche da un composto in granuli o in pastiglie che si chiama Dicloroisocianurato sodico (o cloro secco) e che in acqua forma Acido Ipocloroso, come l’Ipoclorito di Sodio liquido. L’uso del sistema in pastiglie è sempre più diffuso per due motivi molto importanti. Uno è il semplice dosaggio “fool-proof”, l’altro è il fatto che l’Acido Ipocloroso prodotto in acqua dalle pastiglie di “Cloro secco” lavora a un pH 6,0-6,5. A questo pH numerosi studi dimostrano che l’acido Ipocloroso è da 80 a 100 volte più veloce nell’uccisione dei microrganismi di quanto non avvenga a pH 10,5-11,0 che è il pH al quale lavora l’Ipoclorito liquido. La letteratura scientifica riporta l’efficacia del “Cloro attivo disponibile” sui principali tipi di batteri a 200 ppm (0,02%) mentre per i virus tipo Corona Virus, la letteratura riporta che sono necessari 1.000 ppm (0,1%) con 5 minuti di tempo di contatto.
L’Ipoclorito di Sodio in commercio si può trovare all’1%, al 4% o al 10-12% di “Cloro attivo disponibile”. Per produrre i 1.000 ppm richiesti è necessario fare un piccolo calcolo.
Concentrazione del Cloro attivo nel prodotto x diluizione da effettuare x 100 = 1.000
Quindi la diluizione da effettuare si ricava:
Diluizione da effettuare | = | ___ __1.000_______
100 x conc. prodotto |
Se il prodotto contiene per esempio il 4% di “Cloro attivo”, la diluizione da fare risulta:
1.000
100×4 |
= | 2,5% |
Cioè 25 grammi/litro pari a 250 grammi in 10 litri d’acqua. Se è all’1% per ottenere 1.000 ppm è necessario diluire al il 10% cioè 1 litro per 10 litri d’acqua. Con il sistema in pastiglie tutto è più semplice. Le pastiglie sono da 3,25 grammi e contengono il 33% di “Cloro attivo disponibile”, quindi una pastiglia contiene 1 grammo di “Cloro attivo”. Una pastiglia in un litro d’acqua produce 1.000 ppm di “Cloro attivo”. La dose è molto facile a farsi. È molto comodo per la disinfezione di piccole superfici utilizzare un flacone da 750 ml con pistola. In questo caso, una pastiglia in 750 ml produce 1.330 ppm ben efficace per la disinfezione.
Nella letteratura scientifica e nelle documentazioni emesse dai vari organismi, non sempre il tempo di contatto per il Coronavirus in funzione della concentrazione è chiaramente espresso. In riferimento ai 1.000 ppm queste sono le indicazioni di questi organismi: Ministero della Salute nella circolare 24-02-2020 parla di un tempo di contatto “adeguato”. L’OMS nella sua guida del 12 Feb. 2020 dice “per esempio 10 minuti”. L’Istituto Superiore di Sanità indica 5 minuti. L’ECDC nel Technical Report 2019-nCov Feb. 2020 indica 5 minuti mentre il CDC (USA) nelle Guideline del Maggio 2019 a pag. 42 riporta uno studio molto accurato di Klein e De Forest che indica 200 ppm in 10 minuti. Quest’ultimo dato conferma abbastanza il dato dei 5 minuti con 1.000 ppm.
Un sistema che può relazionare il tempo di contatto con le concentrazioni espresse in ppm è il coefficiente CT. Per certi microrganismi e certi Biocidi, tipo il “Cloro attivo” o il Perossido di Idrogeno, la curva di uccisione concentrazione x tempo è lineare. Questo calcolo non è valido per l’alcool che lavora come un solvente. Per esempio, se per 200 ppm (C) vengono dati 10 minuti (T), si fa il prodotto tra 200×10= 2.000
Se uso la concentrazione di 1.000 ppm, i minuti di contatto sono 1.000 x T = 2.000
T | = | 2.000
1.000 |
= | 2 minuti |
Viene dato 5 minuti ma tra i 2 e i 5 minuti si è in sicurezza. Nell’uso, il consiglio è quello, dopo aver preparato correttamente la diluzione, di vaporizzare il prodotto sulla superficie, stenderlo con un panno se possibile in microfibra e lasciare asciugare. Così siamo sicuri che almeno i 2 minuti sono assicurati. Un tempo più breve significa una disinfezione a rischio. In sintesi, per i disinfettanti che liberano Ipoclorito per 1.000 ppm di “Cloro attivo disponibile”, il tempo di contatto è di 2-5 minuti. Applicazione fino ad asciugatura. Viene sempre raccomandato di detergere prima la superficie o di utilizzare un prodotto detergente-disinfettante. Un’altra importante raccomandazione quando si compra l’Ipoclorito di Sodio liquido è la seguente. Il titolo può essere espresso in vario modo e può decadere nel tempo, anche quando si preparano le soluzioni pronte all’uso.
La tabella 1 mostra la relazione che vi è tra i diversi modi di esprimere il titolo. Quello che conta è il titolo in “Cloro attivo disponibile” (che è quello dei 1.000 ppm).
Altro problema è il decadimento del titolo come si può vedere nella tabella 2.
La soluzione diluita preparata a 1.000 ppm rimane completamente stabile con 1.000 ppm per 2 giorni poi decade di un 5-10% al giorno quindi il flacone con 1.330 ppm dopo 3 giorni arriva a 1.000 ppm. Dopo può essere opportuno rifare la soluzione.
Prodotti a base di Perossido di Idrogeno
Il Perossido di Idrogeno chiamato anche “acqua ossigenata” è un forte ossidante che trova impiego in questo momento di Covid-19 per la sanificazione ambientale anche con sistema di applicazioni con “Atomizzatori” o “Nebulizzatori”. Questo sistema è comodo perché consente velocemente di “nebulizzare” una stanza in ogni angolo, tuttavia presenta, se non ben utilizzato, una “fake disinfezione”.
In primis, c’è da chiarire che il Coronavirus non è presente nell’aria se non il tempo che il respiro di una persona lo fa galleggiare. Si è trovato al massimo dopo 3 ore da uno starnuto. Poi le “droplets”, cioè le particelle di acqua emesse dai polmoni ricadono sulle superfici o sul pavimento. La famosa distanza di 1 metro e l’uso della mascherina che assorbe l’umidità del fiato, raccomandata da tutti i media (non però per lo starnuto), considera proprio questo fatto. Studi effettuati a Wuhan e a Singapore in stanze con malati Covid-19, hanno mostrato assenza nell’aria, mentre vi è presenza sulle superfici intorno al letto. Avete mai fatto caso quando è freddo e si vede chiaramente la “nuvoletta” del respiro. Avete fatto caso alla distanza a cui può arrivare il fiato che fa una parabola verso il basso. Se è caldo rimarrà un po’ più sospesa, ma poi tende a ricadere a riposo quando si ferma la turbolenza. Se non vi è turbolenza nell’aria, le “droplets” ricadono. Così come si vede la polvere che si deposita sui pavimenti e sui mobili al mattino.
Non ha senso che si “atomizzi” la soluzione disinfettante nell’aria di un locale che è restato chiuso, come in questo periodo di pandemia Covid-19, e si trasforma il liquido completamente in fase vapore. Il virus non respira, non muore soffocato. È giusto che “l’omino” bardato vaporizzi nell’aria perché le particelle del Coronavirus ricadute sul pavimento vengono sollevate dal suo movimento e si devono inumidire, ma si devono anche inumidire le superfici ed il pavimento e quelle dei mobili.
Analoga “fake” è l’uso di un ossidante a secco come l’Ozono gas che qualcuno vende. Se l’Ozono non viene sciolto in acqua per attivare il radicale libero di Ossigeno, che farà il suo compito con gli adeguati tempi di contatto, ma si lascia nell’aria, si trasforma subito in Ossigeno O2 (aria). Solo in acqua rilascia l’Ossigeno come radicale (o Ossidrile) libero, come fanno gli altri ossidanti (comburenti). Un certo risultato sulle superfici si è ottenuto portando l’umidità della stanza al 95-100% a 25 g/m3 per 25 minuti. Si utilizza in contemporanea un umidificatore.
Si ricorda che per l’Ozono vi sono fabbricanti che non forniscono dati né sulla concentrazione, né sui tempi di contatto. Attenzione al tempo di contatto. La soluzione di Perossido di Idrogeno micronizzata deve rivestire le superfici e l’Ossigeno liberato dal Perossido di Idrogeno o eventualmente dall’Ozono, deve avere il tempo per ossidare (bruciare) le sostanze organiche e con esse il virus. L’azione del Perossido di Idrogeno è quella di produrre Ossigeno atomico o meglio Ossidrili come radicali liberi dove l’atomo di Ossigeno è legato ad un atomo di Idrogeno. È una forma estremamente reattiva.
È come quando si fa il candeggio e la smacchiatura dei tessuti. La macchia sparisce ed il lenzuolo si sbianca perché l’Ossigeno atomico liberato dal prodotto l’ha ossidata (bruciata). Per questo si usano i vari “candeggianti”. Sia l’acqua ossigenata (diluita), sia l’Ipoclorito di Sodio (diluito), il Percarbonato in polvere (diluito), l’Acido Peracetico (diluito), ecc., tutti liberano Ossigeno atomico o Ossidrili. Per questo si chiamano “comburenti”. Se fossero usati puri brucerebbero i tessuti. Anche le macchine (o macchinette) che producono Ozono (O3) devono produrlo e miscelarlo in acqua ad un’adeguata concentrazione (indicata ?) o utilizzare con un umidificatore. L’immissione nell’aria di Ozono secco non fa assolutamente niente. Si trasforma in Ossigeno O2 cioè aria. Per fare un’azione analoga a quello dell’acqua ossigenata deve essere sciolto in acqua. Altrimenti anche questa è una “fake” disinfezione. Anche nell’uso del Perossido di idrogeno, il problema è sapere a quale concentrazione e con quanto tempo questo ossigeno è in grado di effettuare la “combustione” del Coronavirus. Le indicazioni del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità, così pure l’Organizzazione Mondiale della Sanità per il Perossido di Idrogeno sono quelle dello 0,5% pari a 5.000 ppm per 5-10 minuti di tempo di contatto, come Perossido puro.
Tuttavia, non vengono fornite indicazioni per applicazioni con atomizzatori con i quali non si ha uno “sfregamento” del prodotto sulla superficie. È evidente che l’azione anche meccanica sul biofilm del quale è protetto il virus è molto importante. Per applicazioni con “atomizzazione”, preferisco riferirmi a quanto riportato su “Disinfection Sterilization and Preservetion” di Seymour S. Block e su un altro studio riportato su “Environment science and Technology” 09-01-2009 che indicano 15.000 ppm (1,5%) con 75 e 20 minuti rispettivamente di tempo di contatto per il Polio virus che è un virus molto simile al Coronavirus.
L’acqua ossigenata attivata
L’acqua ossigenata può essere additivata per produrre rapidamente il radicale libero. La letteratura riporta attivazione con ioni di Rame o ancor meglio con ioni Argento. Non vi sono studi sul virus del tipo Corona Virus con questo tipo di prodotto. Da studi su altri microrganismi appare che i tempi di contatto sulle superfici, del Perossido di Idrogeno attivato rispetto a quello non attivato, determini per la disattivazione del virus, un tempo più che dimezzato.
Per il Perossido di Idrogeno si possono fornire le seguenti indicazioni:
Concentrazione 0,5% (5.000 ppm) per applicazioni manuali sulle superfici. Applicare il prodotto e lasciare asciugare da 5 a 10 minuti. Per il Perossido di Idrogeno con applicazioni con atomizzatori usare concentrazione all’1,5% (15.000 ppm) e 75 minuti di tempi di contatto minimo.
Attenzione: con un Perossido di Idrogeno al 35% per produrre 5.000 ppm, è necessario diluirlo all’1,43% (143 grammi per 10 litri d’acqua). Se si usa un Perossido di Idrogeno al 50%, è necessario diluirlo all’1%.
Per produrre 15.000 ppm per applicazioni con “vaporizzatori”, concentrare 3 volte di più. Alcune aziende propongono dei prodotti già diluiti pronti all’uso con 1,5-2% di Perossido. Vaporizzare il prodotto nell’aria ma che cada adeguatamente sulle superfici, chiudere la stanza e attendere 75-90 minuti prima di areare. Per il Perossido di Idrogeno attivato con ioni Argento, i tempi possono essere ridotti del 50%.È necessario fare delle prove per verificare che sulle superfici chiare non si vedano tracce di Argento, che poi nel tempo possono diventare scure.
Di seguito le referenze Bibliografiche
Ministro della Salute – Circolare del 24-02-2020 Corona Virus (pag. 5)
Istituto Superiore di Sanità – Circolare del 18-03-2020 Corona Virus (pag. 2)
ECDC – European Center for Disease Prevention and Control – Technical Report 2019-nCOV 2020
CDC (USA) – Center for Disease Control and Prevention – Guideline for Disinfection and Sterilization in Health Care Facilities – 2008 Aggiornato a Maggio 2019
OMS (WHO) Organizzazione Mondiale della Sanità – WHO Guidelines on hand Hygiene 2009
OMS (WHO) Laboratory Biosafety – Guidance related to Coronavirus diseases 2019 Interim guidance 12 Feb. 2020 Art. 2 comma C
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