Marco Verzari, della segreteria nazionale di UIL Trasporti, già presidente del fondo ASIM, è stato nominato lo scorso trenta giugno presidente di ONBSI, Organismo Nazionale Bilaterale Servizi di pulizia e servizi integrati. Ecco le sue considerazioni su alcuni temi chiave per i lavoratori ed imprese del cleaning professionale.
Presidente Verzari, prima di essere nominato al vertice di ONBSI, ricopriva la carica di presidente di ASIM, il fondo di assistenza sanitaria integrativa del settore delle imprese esercenti servizi di pulizia, servizi integrati, multiservizi. Ci parla di questa esperienza e dei risultati più significativi raggiunti?
Con molto piacere. Asim in questi anni ha raggiunto risultati eccezionali, non soltanto riferiti alla quantità e qualità delle prestazioni che è riuscita a mettere a disposizione delle lavoratrici e lavoratori del settore, ma si è contraddistinta per diversi motivi in tutto il panorama offerto dai fondi nelle prestazioni ad integrazione e sostegno al servizio sanitario nazionale, in particolare:
- Si è contraddistinto come soggetto innovativo nei rapporti con il gestore, ed in grado di orientare nella maggior quantità e migliore modalità, il contributo messo a disposizione dal CCNL di settore per le prestazioni da assicurare ai lavoratori, anche attraverso la scelta di passare in gestione diretta circa il 70% delle operazioni del nomenclatore utilizzate;
- Si è rivelato originale ed efficace nella comunicazione scegliendo un partner professionale e creativo come open box;
- È stato intuitivo e geniale nella scelta delle collaborazioni, ad esempio aprendo come primo fondo ad una partnership importante con l’AIRC che, sicuramente, ha dato immagine ma, soprattutto, significato, al valore che l’assistenza sanitaria integrativa può aggiungere anche al ruolo della ricerca ed in particolare al futuro dei giovani ricercatori In Italia;
- È stato oculato nello scegliere un responsabile, Augusto Monachesi, altamente professionale ed un gruppo di lavoro formato da donne (molte) e uomini che per dedizione, lavoro, armonia, partecipazione, entusiasmo, si sono rivelati fondamentali per la crescita del fondo;
- Ha scelto dei professionisti importanti e qualificati come quelli che compongono il comitato medico scientifico cioè, il Dott. Marco Micocci (attuario), il Dott. Marco Turbati (medico) e l’avvocato Raoul Barsanti, tre professionisti accuratamente selezionati che hanno saputo qualificare ed orientare le scelte effettuate dal fondo;
- Si è avvalso della collaborazione di un legale importante, l’avvocato Camilla Biffoli, che con il suo prezioso lavoro, ha addirittura aiutato, in diversi momenti, direttamente o indirettamente, tutto il sistema della bilateralità, soprattutto nell’ambito della grave problematica del contrasto alle truffe al sistema, visto quanto ne è esposto considerato anche l’ingente quantità di risorse che lo stesso muove;
- Medesima considerazione poi va evidenziata anche nella scelta della collaborazione con un professionista del mondo finanziario, il dott. Andrea Alessandrelli, che ha consentito al fondo, soprattutto nei diversi momenti di sofferenza dei mercati , di gestire le risorse accantonate proteggendo le stesse nel miglior modo possibile, sia dai forti rischi di perdite dovute al crollo dei mercati finanziari, sia limitando i costi di gestione e l’entità delle parcelle richieste dai soggetti bancari che operano sulla movimentazione dei necessari investimenti fatti.
Tutto questo Asim lo ha fatto attraverso l’impegno di un Comitato Direttivo importante, formato dai rappresentanti di tutti i soci, che hanno partecipato con idee, sostegno e impulso a tutte le attività del fondo ma soprattutto con il merito di essere riuscito a darsi regole precise, cogenti e trasparenti nella gestione dei rapporti, dei comportamenti, e delle azioni nella scelta delle collaborazioni e nell’utilizzo delle risorse. Un Comitato direttivo dunque in grado di assicurare un governo del fondo responsabile, trasparente e proficuo nel pieno rispetto delle finalità del fondo. Infine, lasciatemelo dire, Asim nella persona del sottoscritto e in quella di Lorenzo Mattioli, che con me ha costituito la Presidenza di questi anni, ha avuto una guida certamente non autoreferenziale, ma attenta e dedita con grande senso di responsabilità, ad ogni azione necessaria nell’interesse e il bene esclusivo del fondo e dei servizi da assicurare ai lavoratori.
Questo è stato Asim per noi, nei quattro anni vissuti alla Presidenza e penso che tutti i soggetti, le dipendenti ed i dipendenti del fondo, i soci, le lavoratrici ed i lavoratori e l’intero settore ne possono essere orgogliosi.
Lei assume la presidenza in un momento particolare per il comparto con in corso la revisione del Codice Appalti dove rimangono diverse incognite. Quali sono secondo lei gli aspetti più critici?
L’ennesima revisione direi. Siamo un paese che vive sulle urgenze e per il mondo degli appalti di motivi se ne trovano sempre. Oggi l’esigenza che il governo ha ritenuto fondamentale è stata accompagnare, per quanto interessato dagli appalti, il PNRR. Devo dire che rispetto agli interventi prospettati dal governo passi in avanti significativi ne sono stati fatti, basti pensare ad esempio che siamo riusciti a togliere quell’inspiegabile, vergognoso, ossimoro che ha accompagnato la norma sulla applicazione della clausola sociale dove si stabiliva che il soggetto appaltante aveva – la facoltà ovvero l’obbligo di inserire la clausola sociale – , ripristinando ovviamente l’obbligo. Permangono ancora degli aspetti critici anche gravi, sempre ad esempio, riguardo la corretta applicazione dei contratti di settore; del contrasto a forme di ribasso che incidono negativamente sul lavoro, sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, sulle tutele alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; fino alla questione della rivalutazione dei prezzi, tra l’altro, elemento utile anche per agevolare i rinnovi contrattuali.
In particolare la revisione dei prezzi resta ancora un problema irrisolto per il settore delle forniture e dei servizi. Come si potrà agire sul Governo per ottenere l’auspicato adeguamento della norma?
Come ho già detto il problema è reale e servono interventi immediati, però lasciatemi fare una valutazione più ampia. Proprio in queste ore (26 luglio n.d.r.) sono venuto a conoscenza, nel merito della questione, di una richiesta scritta dalle associazioni datoriali al Governo di cui io personalmente, la mia organizzazione e, mi risulta, anche tutta la parte sindacale stipulante il CCNL di settore, non sapeva nulla. Ora in ogni fase dei rinnovi contrattuali assistiamo sempre alla litania dei rappresentanti delle imprese, nella quale ci chiedono, quale atto indispensabile ed ineludibile, di agire con azioni forti e su tavoli unitari per affrontare con i Governi il tema delle regole nel settore. Il sindacato si è sempre reso immediatamente disponibile, ha sottoscritto protocolli, inviato lettere, sollecitato incontri, salvo poi riscontrare la totale inerzia delle associazioni datoriali e dunque il disinteresse di fatto ad un percorso comune. Il percorso comune però, è bene sottolinearlo, si fa esclusivamente per regole che tutelano e valorizzano il lavoro, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, la sicurezza e la salute del lavoro e sul lavoro, la qualità dei servizi, la tutela, l’integrità e la valorizzazione delle aziende sane e corrette del settore.
Cosa pensa della Direttiva UE sul salario minimo?
Sulla lettura della Direttiva UE sul salario minimo si stanno esercitando tantissimi filosofi e teorici di diverse estrazioni. In primo luogo bisogna partire dal fatto che tutti i ragionamenti che hanno portato all’elaborazione del testo della direttiva si sono sviluppati in una realtà europea dove solo 6 o 7 paesi si basano sullo sviluppo strutturale, fondamentale, della contrattazione collettiva. Quindi la direttiva non poteva prevedere alcun obbligo univoco di attuazione. In particolare sono e rimango convinto che il ruolo, i contenuti ed il complesso dei diritti realizzati dalla contrattazione collettiva sono e dovranno restare elementi imprescindibili. Se per un ragionamento semplificato mi devo esprimere con una indicazione numerica ritengo che il salario minimo deve essenzialmente corrispondere alla quota oraria derivante dal trattamento economico complessivo (TEC), quindi comprensivo di tutti i diritti previsti dal CCNL di settore. Per fare ciò è necessario, dunque, non solo estendere il valore della contrattazione ma, anche derubricare tutti i contratti collettivi c.d. Pirata o di comodo (nell’archivio del CNEL ne è presente una collezione) e valorizzare ed estendere a tutti i settori la contrattazione collettiva fatta dalle Organizzazioni comparativamente rappresentative su tutto il territorio nazionale.
Molti organi di stampa si stanno soffermando su un fenomeno, che viene evidenziato in quasi tutti i settori produttivi, compreso il nostro, di estrema difficoltà a reperire personale qualificato e non. Quali, secondo lei, possono essere le motivazioni?
A mio parere, siamo purtroppo in un paese dove è molto frequente il vizio che l’analisi dei fenomeni collettivi cambi dimensione e valore a seconda dell’interesse di bottega e della tasca personale dei soggetti. Io penso ad esempio che se non si riescono a trovare autisti per il Trasporto Pubblico Locale, oppure, autisti per il trasporto merci, camerieri, baristi, o ancora, come nel nostro settore, personale per la pulizia e sanificazione ecc.ecc., questo è dovuto principalmente al fatto che le condizioni di lavoro offerte e le retribuzioni sono basse e talvolta da fame e non mi si venga per cortesia a raccontare che questi settori non producono fatturati o reddito per gli imprenditori. Poi certamente c’è la piaga del lavoro nero che, spesso, ha la medesima matrice dell’evasione e dell’ elusione fiscale; ed infine c’è la necessità di migliorare alcuni interventi a sostegno pubblico che mancano di controlli e che andrebbero integrati con un necessario e concreto intervento di politiche attive del lavoro.
Quali iniziative intraprenderà ONBSI per combattere la piaga dell’assenteismo?
Devo dire che se parliamo di piaghe il settore ne ha tante da contrastare. Solo per puro esercizio, ne cito alcune ad esempio: quella del ritardo nel pagamento delle retribuzioni, una pratica diffusa e reiterata di molte aziende che talvolta sfocia anche nel mancato pagamento delle retribuzioni; quella dell’interpretazione, in taluni casi apparentemente capziosa da parte delle imprese, finalizzata a sfruttare le modifiche dei capitolati dove si prevedono delle prestazioni che da un numero fisso di interventi cambiano frequenza, per tagliare gli orari delle lavoratrici e dei lavoratori magari poi sfruttando, se serve, in maniera talvolta abnorme, il lavoro supplementare; quella vergognosa che si è rilevata in varie realtà della mancanza di dispositivi di protezione individuale da garantire a tutte le lavoratrici ed i lavoratori, accaduta anche durante la pandemia ed in alcune realtà ancora presente. Tornando all’assenteismo, se ci riferiamo a lavoratori assenti in modo arbitrario esistono nel CCNL di settore tutti gli strumenti per contrastarla, se invece parliamo di fenomeni di mobilità bisogna in primo luogo ricordare che il CCNL prevede già la possibilità di intervenire su questo tema nella contrattazione dei secondo livello ma che questo strumento pare non essere molto gradito alle aziende di questo settore. In ogni caso prima di fare ogni valutazione bisogna convenire compiutamente sulle dimensioni e sulla territorialità del fenomeno e capirne le cause, poi stabilire eventualmente possibili soluzioni condivise.
La sicurezza sul lavoro è purtroppo un problema sempre attuale a livello nazionale: che progetti ha in corso ONBSI per promuovere la sicurezza nei luoghi di lavoro?
Una piccola premessa è doverosa. Sul tema salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ONBSI ha sempre avuto un ruolo presente e attivo.
La precedente presidenza formata da Andrea Laguardia e Giovanni Dalò e il Comitato Direttivo, ha tutto il merito delle diverse iniziative attivate in questo ultimo periodo in particolare attraverso il ruolo di coordinamento diretto e l’impegno profuso dall’ex vicepresidente Giovanni Dalò.
In particolare è importante evidenziare la campagna di comunicazione denominata – il progetto delle buone pratiche – volta a sensibilizzare e informare le lavoratrici ed i lavoratori del settore sui corretti comportamenti da tenere sul posto di lavoro e sulle funzioni delle principali figure aziendali preposte alla sicurezza.
Poi è bene sottolineare il lavoro che il gruppo di lavoro delle politiche della sicurezza, coordinato da Giovanni Dalò, ha prodotto con la redazione di un disciplinare tecnico-organizzativo per la gestione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Questi due esempi stanno a testimoniare il buon lavoro su un tema delicatissimo e fondamentale proprio per il nostro settore che la precedente presidenza ha saputo realizzare. Quindi su questo tema la strada è tracciata e noi lavoreremo per provare a migliorarla ancora.