(tratto da: “GSA” n.10, Ottobre 2009)
Quando una struttura alberghiera non ha la fortuna di trovarsi in un sito ricco di fascino, il posto si può inventare. Come creare un giardino accogliente, cominciando da zero, o quasi.
Non è certo l’Italia il Paese che possa soffrire la carenza di risorse naturali, artistiche, paesaggistiche o storiche da offrire ai propri visitatori. Eppure, le condizioni di decentramento dell’ospitalità sono così cambiate che le nuove logiche privilegiano posizioni in funzione dei sistemi di trasporto e della presenza di strutture attrattive, come fiere, centri congresso, e altri punti satellite della costellazione urbana.
Questo articolo tratta degli spazi esterni delle strutture alberghiere ed è la seconda parte di un tema cominciato nel numero scorso (GSA novembre 2008). La suddivisione in due parti evidenzia la profonda differenza fra gli interventi effettuati ex novo e la ristrutturazione di una struttura esistente.
Partire da zero significa fare delle previsioni. Di uso, di funzioni, di richieste, di problemi, e mille altre voci più o meno prevedibili. Esistono molte trattazioni che espongono i metodi e i risultati di progettazioni delle strutture nella loro componente costruita: stanze, sale, gestione dei servizi e così via. Quando si arriva a trattare delle parti esterne, subentra una specie di blocco. Le esperienze si fanno confuse, le indicazioni sono troppo generiche, i casi sono poco confrontabili. Neppure io tenterò di dettare delle regole e delle indicazioni di carattere universale. Quando si tratta di giardino e di paesaggio non c’è errore peggiore di utilizzare la generalizzazione come metodo di lavoro.
Le note che seguono sono quindi delle osservazioni che possono fornire un primo orientamento su un tema vasto, ma che nasconde sempre una soluzione adeguata.
Un nuovo albergo
In una nuova struttura è difficile prevedere esattamente tutte le dinamiche che si creeranno. Però si possono impostare le principali e lasciare delle zone, e degli elementi che consentono la massima elasticità. Nessuna rigidità giova alla struttura. Rigidità per esempio è non avere sufficienti punti di presa per acqua, corrente, diffusione sonora, ecc. Ma significa anche non avere a disposizione spazi di manovra, aree cuscinetto che possono cambiare funzione a secondo della necessità del momento.
Un errore che sovente si riscontra è quello di non avere previsto dei percorsi alternativi, che danno la possibilità di disegnare lo spazio in modo diversificato.
Quando si imposta una struttura alberghiera, generalmente si hanno tanti e tali problemi per metterla a regime che ai giardini si pensa poco e in modo superficiale. In questo modo si perdono delle grandi occasioni.
Evidente vantaggio (ovvero: risorsa in bella vista)
L’albergo contemporaneo è un prodotto sofisticato dell’industria turistica, che si propone di soddisfare i bisogni di ospiti ben definiti: dalla permanenza del cliente di passaggio alla vacanza-benessere della famiglia.
In questa complessa macchina tecnologica che garantisce qualità e quantità di servizi ad una clientela sempre più esigente e diversificata, deve trovare posto anche la redditività di ogni componente. Il giardino non è esente da questa logica.
Anche il giardino di un albergo deve essere concepito come un prodotto avanzato: deve richiedere una manutenzione che impieghi il minor consumo energetico e la massima efficienza funzionale. Deve essere il punto in più, il pregio evidente, che tutti possono vedere ancora prima di entrare.
Infine deve essere inteso come una vera risorsa economica.
Il giardino è il prodotto di un progetto e non di eventi fortuiti. I fattori che intervengono non sono solo quelli della tecnica di costruzione o ristrutturazione, gestione e manutenzione. C’è anche un rapporto da capire fra il dentro e il fuori, fra la struttura e il contesto.
Gestire il giardino in massima sicurezza
In una struttura utilizzata per 24 ore al giorno e 7 giorni la settimana, anche tagliare l’erba senza arrecare disturbo può essere un problema. La capacità di un giardino di essere mantenuto correttamente deve essere dimostrata nel progetto. Per consentire ai giardinieri di svolgere un lavoro più veloce possibile, impiegando le macchine meno rumorose e meno ingombranti bisogna affidarsi a buone scelte progettuali. Addossare l’intera responsabilità all’abilità del giardiniere non è corretto. Questi è solo l’anello terminale che si ritrova spesso senza alternative a gestire una situazione complicata, che non è stata considerata al momento giusto.
Inoltre, l’utilizzo dei mezzi di manutenzione deve tenere conto dei fastidi recati agli ospiti. Alcune zone più sensibili possono essere risolte con vegetazione diversa, pavimentazioni, oppure semplicemente con superfici molto veloci da tagliare. Un esempio. Ci sono molti modi di tagliare un prato, ci sono molti tipi di prato. Ogni forma che ha il prato impone un diverso impegno manutentivo. A volte piccoli fazzoletti dalle forme complicate non danno il risalto sperato e obbligano il giardiniere a lunghe evoluzioni al fastidioso suono del tagliaerba o del decespugliatore. Soprattutto in certe ore della giornata.
Di giorno si vede quello che c’è. Di sera, quello che si illumina.
La parte esterna dell’albergo vive per almeno 16 ore al giorno, a volte anche di più. Per una struttura di ospitalità le ore serali sono le più redditizie perché sono dedicate agli ospiti che rimangono a pernottare piuttosto che ai frettolosi frequentatori diurni di manifestazioni ed eventi.
Un buon impianto di luci allunga il tempo dello stare all’aperto e propone uno scenario che è in grado di competere con altre risorse che non sono disponibili. È banale dirlo, ma di sera è meglio stare in un bel giardino illuminato che davanti alle Dolomiti al buio. Questo significa che puntando su un buon impianto luci si possono recuperare molti punti persi di giorno.
E’ necessario intendersi su cosa significa un buon impianto. Per primo devono essere rispettate le norme di sicurezza e quelle sull’inquinamento luminoso. Poi devono essere scelti i corpi illuminanti e le lampade più adatte al materiale da illuminare e all’effetto da ottenere. Il lighting designer cercherà i dettagli più interessanti da porre in risalto e quelli che si lasciano illuminare meglio. Per esempio, non tutte le piante hanno la stessa vocazione a lasciarsi accarezzare dalla luce per rinascere con nuovi colori e nuove ombre. Lo spessore della lamina fogliare, il colore e la dimensione, la densità del fogliame, sono tra i valori da prendere in esame prima di definire la posizione, la tipologia e i valori di illuminamento di un corpo illuminante.