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Mezzo secolo di Comac: storia di un mito italiano che ha scalato le vette del mercato internazionale

Mezzo secolo di Comac: entriamo nella specialissima macchina del tempo del cleaning industriale italiano, e risaliamo fino ai suoi albori.

Gli albori del “mito” Erano i primi anni Settanta del secolo scorso quando un giovane Giancarlo Ruffo, che la stoffa del brillante venditore ce l’aveva nel sangue, riuscì a convincere l’azienda di motozappatrici per cui lavorava a vendere spazzatrici sul mercato italiano. Era un settore tutto da costruire, una vera “prateria” da conquistare, eppure erano in pochissimi a crederci. Si pensava che il mercato italiano non fosse ancora pronto per un prodotto di questo tipo. Niente di più sbagliato: fu l’inizio di un mito.  Fin da subito i risultati superarono le aspettative, e come si sa da cosa nasce cosa…

Non ce le vendono? Costruiamocele noi! Presto, infatti, Ruffo comprende che il mercato aveva bisogno di una macchina che potesse anche lavare: insomma una lavasciugapavimenti, che insieme alla spazzatrice è l’altra regina incontrastata delle pulizie professionali. Ma lo scetticismo dei grandi produttori, tutti esteri (americani o tedeschi soprattutto) non accenna a diminuire. E qui entra in scena il secondo grande protagonista della fondazione di Comac, che ha avuto la lungimiranza, per nulla scontata ai tempi, di credere nel progetto. Il suo nome? Domenico Accadia.

La nascita di Comac, in una piccola officina…Amico di Giancarlo, era meccanico e titolare di una piccola officina nel Veronese. Fu a lui che Ruffo pensò quando, deluso dai produttori esteri di lavasciuga poco propensi a investire in Italia, decise di prendere il “toro per le corna” e costruirsi le macchine letteralmente “in casa”. I primi modelli, realizzati ancora con tecnologie artigianali, videro la luce nella minuscola sede di San Giovanni Lupatoto. Era il 1974 ed era nata la Comac, acronimo di Costruzione Macchine.

Bei tempi…Erano tempi pionieristici, ben raccontati dalla sagace penna di Giulio Guizzi nella sua insuperata “Sporca storia del pulito” (Lswr edizioni, 2015). “La crescita -scrive Guizzi- viene dalle nuove visioni dal basso. Le grandi cose, si sa, nascono da quelle piccole di tutti i giorni”. Ed è andata proprio così a Giancarlo e Domenico, che hanno saputo leggere fino in fondo le esigenze quotidiane di milioni di italiani e proporre una risposta convincente e da tempo attesa.

Comac_1979

Il mercato ha “fame” di macchine I numeri lo hanno subito dimostrato, oltre ogni aspettativa. Nemmeno il tempo di riprendere fiato e i primi dieci esemplari andarono letteralmente a ruba nel giro di pochi giorni: era la prova provata che il mercato italiano non era affatto, come i più ritenevano, poco evoluto o non ancora pronto per queste macchine. Al contrario, la “fame” di dispositivi e attrezzature professionali per pulire era moltissima e i numeri lo dimostrarono presto. In questi anni vengono lanciate le prime storiche lavasciuga Lavait 400 e 500. Il mercato richiede più modelli di quanti Comac ne riesca a produrre, ma soprattutto impone una maggiore qualità.

L’amico Andrea Risi: “Un grand’uomo, ineguagliabile imprenditore” Un ricordo nitido di quegli anni è quello dell’amico Andrea Risi, il nostro editore, altro nome scolpito nell’elenco dei pionieri del settore: “Giancarlo è stato un grande, capace di partire dal basso e arrivare a fare cose che nemmeno in Germania e negli Stati Uniti sono stati in grado di realizzare”, rammenta Risi. “Non ha mai smarrito l’iniziale umiltà e modestia, ma era chiaro che avesse una marcia in più, un’intelligenza imprenditoriale che non si studia sui libri ma si possiede come dote innata e si affina sul campo. Ha dimostrato tutte le qualità di un vero imprenditore, innanzitutto quella di sapersi scegliere i giusti collaboratori e consulenti.

Saper scegliere le persone giuste, ma non solo…“Poi c’è la capacità di fare sempre le scelte vincenti, anche laddove in un primo momento sembravano avventate: ricordo l’enorme coraggio che ha dimostrato quando, prendendosi un bel rischio, ha deciso di rilevare le quote degli altri soci, la famiglia Accadia e Henkel-Ecolab, restando solo al vertice dell’azienda. Straordinaria anche la capacità di mantenere il “doppio marchio”, con Fimap accanto a Comac. Cosa difficilissima, che non era riuscita neanche agli americani. Non dimentichiamo poi la lungimiranza tecnica: quando dalle prime macchine pionieristiche si è passati, nel 1976, alla lavasciuga L16 abbiamo assistito a un vero salto di qualità per tutto il settore. Un grande uomo e uno straordinario imprenditore, oltre che, per me, un caro amico”.

Imparare dai passi “falsi” Ci sia permesso di aggiungere un’altra preziosa qualità umana: la capacità di fare tesoro anche dei passi falsi. Ad esempio, ascoltando i suggerimenti delle imprese di pulizia, principali utilizzatrici delle macchine. Come si sa, le prime erano davvero “fatte in casa”, con tutti i pregi ma anche gli inconvenienti che gli addetti ai lavori ricordano. Fu proprio una rara capacità di ascoltare gli utilizzatori senza preconcetti che permise a Comac di perfezionare la sua gamma, che stava prendendo forma e annoverava ormai anche macchine più grandi, contraddistinte dal rinnovato logo rosso dell’azienda. Iniziano intanto le partecipazioni a fiere importanti, da Milano a Roma, e campagne di comunicazione sempre più mirate. “Ma il miglior modo per farsi conoscere -ripeteva Ruffo- resta sempre la qualità del prodotto”. 

La scalata verso il successo Da lì è tutta una volata verso il successo: nel 1985 Comac diventa una Società per Azioni; vengono progettate nuove macchine e perfezionate le precedenti, costruite in acciaio inossidabile, di varia grandezza, alimentate a cavo e a batteria. Si viene così a creare una linea completa. L’azienda è ormai al vertice nel mercato nazionale ed europeo e si sviluppa costantemente grazie soprattutto a una gestione oculata degli investimenti.

Verso i primi 25, ormai da multinazionale Anche gli anni Novanta sono fondamentali. Sono quelli del salto di qualità definitivo da realtà imprenditoriale locale, anche se già conosciuta, a multinazionale con un peso importante su scala internazionale. La linea “C” e l’introduzione dello stampaggio rotazionale sono due esempi di un’evoluzione tecnica che non si è mai fermata. E a fine decennio, nel settembre 1999, Comac festeggia i suoi primi 25 anni di attività nel mercato del cleaning professionale.

 Nasce una “squadra fortissima”! I “2000” sono gli anni della “rete”, con la nascita del gruppo formato da tutte le aziende e dai marchi commerciali che fanno capo alla famiglia Ruffo, a cominciare da Comac, Fimap e TMB. Denominatore comune, la filosofia rivolta al servizio del pulito professionale, in grado di mettere assieme un grande patrimonio di esperienza, capacità imprenditoriale e volontà d’innovazione. In tanto, con la Vispa, Comac entra prepotentemente nel mercato delle “compatte”, parallelamente all’evoluzione delle grandi spazzatrici che conquistano una nuova divisione dedicata.

È tempo di assumersi precise responsabilità Oggi Comac è una realtà mondiale, matura e pronta per affrontare il carico di responsabilità che la situazione internazionale impone a tutti i produttori. Prendiamo il cambiamento climatico: l’azienda ha adottato volontariamente la norma ISO 14067 che definisce i requisiti per la quantificazione dell’impronta climatica di prodotto, detta anche CFP. Si tratta di una metodologia basata sulla Lca (Life Cycle Assessment) con cui viene calcolata l’emissione di gas effetto serra in tutto il ciclo di vita del prodotto.

Comac_Gamma

L’impegno per l’ambiente I temi legati alla sostenibilità e alla riduzione degli sprechi costituiscono per Comac un impegno di fondamentale importanza, perché consentono di costruire un futuro migliore e consapevole. Oltre all’innovazione tecnologica, la vera sostenibilità implica uno sforzo costante in ordine alle tematiche sociali, ambientali e di governance. Non vanno infatti dimenticati gli aspetti etici del fare impresa: in questo senso l’azienda ha scelto il percorso di certificazione SA 8000, lo standard internazionale che valuta gli aspetti della gestione aziendale riguardanti la responsabilità sociale d’impresa e la salvaguardia dei diritti delle persone.

Qualità, sicurezza, sostenibilità etica e sociale Tra le altre certificazioni spiccano quelle per la qualità (9001:2015), quella ambientale (14001:2015), oltre alla ISO 45001:2018, che evidenzia l’impegno attivo nella protezione della salute dei dipendenti tramite procedure specifiche, investimenti e formazione costante, e le numerose certificazioni di prodotto finalizzate ad assicurare la loro conformità a norme e standard tecnici riconosciuti dal mercato. Su tutte la “PM 10”, per le spazzatrici stradali, detta anche “aria pulita”, con cui viene certificata la capacità di rimuovere le polveri sottili dalle strade, contribuendo alla riduzione dell’elevata quantità di PM 10 e 2,5 presente nell’aria.

Comac_SELF.Y

Collaborativo e smart: è SELF.YTutto questo senza dimenticare l’evoluzione tecnologica ormai rapidissima fra automazione, robotica, cobotica, internet delle cose, gestione dei dati. Basta farsi un giretto nelle fiere dedicate al settore per capire che ormai le nuove tecnologie guidano l’evoluzione della pulizia. Comac ha la risposta pronta e si chiama SELF.Y, un nuovo compagno di pulizia collaborativo e intelligente. E’ il concetto di pulizia autonoma sviluppato da Comac per integrarsi perfettamente nel team dedicato alla manutenzione degli ambienti e dare così più valore al tempo delle persone.

Comac_C120

L’iconica C120 Fra i prodotti più iconici in questo senso spicca la lavasciugapavimenti operatore a bordo C120, dotata della tecnologia più innovativa plasmata su un design che la rende anche estremamente confortevole. Costruita intorno alle esigenze di chi la utilizza, è in grado di garantire ottime prestazioni nelle operazioni di pulizia quotidiane dei pavimenti. Qui lo stile inconfondibile della gamma C raggiunge un nuovo livello evolutivo per affrontare al meglio ogni condizione di sporco.

Comac_HP4000

HP4000, grande tra le grandi Tra le grandi spazzatrici si segnala invece HP4000, potente stradale che riunisce le prestazioni di due macchine. Grazie al sistema TwinAction combina la forza dell’azione meccanica per raccogliere i residui più consistenti con l’efficacia dell’azione aspirante per le polveri più fini. Il sistema trincia-rifiuti le permette di raccogliere agevolmente i residui di grandi dimensioni come rami e foglie, che vengono poi triturati e aspirati per risultati impeccabili. Così il cassone rifiuti si riempia più lentamente, permettendo un notevole risparmio in termini economici e di tempo.

Il lungo elenco di soluzioni all’avanguardia Ma non basterebbero molte pagine per dettagliare i moltissimi prodotti di punta, più o meno recenti, che costituiscono altrettanti fiori all’occhiello della gamma: Antea, Innova, C120, CS500, CS700/800, HP4000, CA Back, CA WD, CA Atex, CM43 F DS, CM43 F Orbital, CI C20, CI C40 EM Thermic, CI H10, CI H20 EM Inox e moltissimi altri ancora, tutti all’insegna delle più moderne tecnologie che li rendono performanti, efficienti e sempre più user friendly.

La nuova frontiera della sostenibilità: Comac4Water I primi 50 anni sono un bel traguardo, ma soprattutto l’ennesimo punto di partenza: in casa Comac la ricerca, che affianca evoluzione tecnologica e attenzione alla sostenibilità, non si ferma mai. L’ultima frontiera è #comac4water, un progetto che mira a trovare le migliori soluzioni per il riciclo dell’acqua. Da sempre sensibile al problema, l’azienda ha voluto rispondere con soluzioni dedicate. Tra queste spicca il sistema a bordo macchina Non Stop Cleaning, che permette di lavorare riutilizzando l’acqua di lavaggio. Non manca un sistema di depurazione esterno in grado di pulire l’acqua utilizzata durante la pulizia, per ottimizzare l’impiego dell’acqua riducendo ulteriormente gli sprechi.

Una storia gloriosa. E domani… Un ulteriore capitolo che si aggiunge a una storia gloriosa. Oggi Comac è un’azienda conosciuta ed apprezzata su scala mondiale, con oltre 52 milioni di fatturato consolidato (dati 2023), quasi 200 dipendenti, sedi in tutto il mondo e macchine attive nei cinque continenti. Una leadership fatta non solo di numeri e dati tecnici, ma anche, e soprattutto, di persone e valori umani. Che indica già la strada verso un futuro di sfide e successi.

 

 

 

 

 

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