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La sanità tra digitalizzazione degli appalti e intelligenza artificiale

La sanità pubblica sta, attualmente, affrontando una serie di sfide cruciali, dove la digitalizzazione degli appalti e l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) offrono sia opportunità rivoluzionarie che criticità complesse.

L’inizio del 2024 è stato caratterizzato dalla digitalizzazione degli appalti, un processo tanto atteso quanto foriero di criticità e ritardi. In questa intervista ad Adriano Leli, Presidente FARE (Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità), esploriamo le difficoltà e le sfide di questo avvio espresse da chi quotidianamente si trova ad operare sui processi di approvvigionamento. In un quadro di luci ed ombre abbiamo chiesto anche quali possano essere le prospettive dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel settore della sanità pubblica.

La digitalizzazione degli appalti pubblici è il grande tema di inizio anno. Qual è la sua opinione sull’attuale stato di questo processo?

La digitalizzazione degli appalti è stata una svolta fondamentale, ma ci sono stati alcuni ostacoli significativi. Inizialmente, c’era grande entusiasmo per questa trasformazione, volta alla costituzione di un modello che vedesse tutte le centrali di acquisto, tutti i soggetti aggregatori, ANAC e Agid all’interno dello stesso sistema, in modo tale da digitalizzare tutto il flusso degli approvvigionamenti, dalla programmazione fino alla fase di esecuzione del contratto. Parliamo di un’evoluzione che si aspettava da anni, sicuramente ben vista da tutti i nostri soci. Tuttavia, le difficoltà nell’emanare le linee guida e le specifiche tecniche hanno rallentato il processo. Attualmente, molte stazioni appaltanti faticano ancora a operare completamente online, e c’è una disparità tra le regioni nell’implementazione del sistema.

Quali sono le principali criticità tecnologiche e operative incontrate durante questo processo?

Le principali sfide riguardano l’integrazione delle piattaforme, la difficoltà a reperire risorse informatiche qualificate e la necessità di un ambiente di collaudo prima del lancio effettivo. Sicuramente ci si aspettava un periodo transitorio che non è stato concesso. Questo ha portato a ritardi e problemi nella pubblicazione delle gare d’appalto, che alla lunga potrebbero impattare sui servizi essenziali come gli approvvigionamenti sanitari. Dai primi giorni di gennaio infatti tali difficoltà stanno continuando, sia dal punto di vista tecnologico rispetto all’integrazione con le piattaforme ANAC, che dal punto di vista delle piattaforme regionali che, ripeto, hanno avuto tardi le specifiche tecniche e operano in assenza di linee guida. Sta di fatto che ad oggi molte stazioni appaltanti fanno ancora fatica a staccare il CIG e a pubblicare delle gare.

Si sarebbero potute evitare queste difficoltà?

Sarebbe stato sicuramente utile investire in risorse informatiche e stabilire un ambiente di test robusto prima del lancio ufficiale, ma soprattutto, come anticipato, emanare le specifiche tecniche con largo anticipo, in modo tale che le diverse realtà potessero adeguare per tempo le loro piattaforma. Il problema maggiore è rappresentato dal rallentamento complessivo della capacità di spesa della pubblica amministrazione, in un momento in cui obiettivamente non se ne aveva la necessità, rispetto alle scadenze del PNRR.

Quali sono le attività che FARE ha avviato in prospettiva migliorativa rispetto alla situazione attuale?

A livello di associazione abbiamo effettuato una serie di comunicazioni con Anac e ci stiamo ancora confrontando con tutte le diverse regioni in modo tale da capire le specificità e le esigenze. È fondamentale una maggiore cooperazione tra le autorità regionali e una pianificazione anticipata della gestione operativa.

Passando all’argomento dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario, quali sono le potenzialità e le sfide che si presentano?

L’intelligenza artificiale offre grandi opportunità nel migliorare la diagnosi, il trattamento e la gestione dei pazienti. Tuttavia, ci sono sfide legate alla privacy dei dati, alla regolamentazione e all’adozione da parte degli operatori sanitari. È importante sviluppare politiche e regolamenti chiari per garantire la protezione dei dati sensibili dei pazienti e promuovere la fiducia nell’uso dell’IA. Inoltre, l’istruzione e la formazione dei professionisti sanitari sull’uso corretto ed etico dell’IA sono cruciali. Stiamo vedendo un crescente interesse da parte dei clinici e degli enti sanitari nell’esplorare soluzioni basate sull’IA. È importante incoraggiare la collaborazione tra ricercatori, clinici e industria per sviluppare e implementare soluzioni innovative che migliorino l’efficienza e l’efficacia delle cure mediche.

Vede favorevolmente l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale anche nella parte amministrativa?

Indubbiamente l’Intelligenza Artificiale potrà dare un supporto a velocizzare ulteriormente il sistema. Notiamo che i nostri clinici in qualche modo ci stanno sollecitando per trovare delle linee innovative e, parlando di appalti, dobbiamo anche noi capire come gestire queste nuove esigenze di acquisto. Il tema esiste da qualche anno ormai, ma è soggetto ad evoluzione talmente rapida che è continuamente oggetto di studio.  

 

 

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