Il mondo dei servizi cambia…Revisione dei prezzi, difficoltà a reperire personale, lavoro e qualità della vita, l’uso del part time, il PNRR e molto altro sono i temi affrontati in questa intervista esclusiva ad Andrea Laguardia, neo direttore di Legacoop Produzione e Servizi.
Prima il Covid e ora la crisi energetica. Cosa cambia per il mondo dei servizi? Qual è lo scenario attuale?
Il timore dopo la pandemia, con la crisi energetica in essere e le fibrillazioni internazionali, è di ritrovarsi di fronte ad una nuova crisi economica che produca gli stessi effetti sul mondo del lavoro di quelle precedenti, a partire dal 2008, con milioni di persone che perdono l’occupazione. L’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime ha una ripercussione devastante sui diversi settori, primo fra tutti la ristorazione collettiva, dove si assiste, solo per citare alcuni esempi eclatanti, ad un aumento del costo dell’olio di semi pari al 97% e delle uova del 60%, tutti costi a carico delle imprese. Ricordo che il nostro sistema d’imprese nei servizi lavora per la maggior parte del suo fatturato su bandi pubblici e attraverso questi fornisce al Paese servizi essenziali. Per questo abbiamo avanzato delle proposte in ambito parlamentare perché vengano introdotte norme a carattere emergenziale, che possano intervenire sulla rinegoziazione dei contratti in essere. Per il settore dei servizi, a differenza di altri come l’edilizia, non esiste un sistema di revisione prezzi, fermi al periodo pre-inflazione e questo rischia di portare al collasso. Per il settore multiservizi, e pulizie professionali assistiamo ad un altro paradosso: durante il Covid l’attività delle imprese era riconosciuta come fondamentale per la salute pubblica e per arginare la diffusione del virus, era la prima prevista negli affidamenti. Ora viene considerata importante ma non più imprescindibile, tanto che sono stati eliminati i servizi aggiuntivi richiesti e applicati in pandemia, con il risultato che alcuni luoghi, quali ospedali e mezzi pubblici, sono diventati molto più vulnerabili. Per quanto riguarda le infezioni ospedaliere correlate all’assistenza ci sono evidenze scientifiche che dimostrano l’aumento delle infezioni in relazione alla diminuzione dei servizi, portando ad un aumento della spesa sanitaria, nonché ad una maggiore mortalità. Al contrario l’adozione di sistemi di pulizia integrati con il sistema sanitario porterebbe un efficientamento complessivo della spesa. Aggiungiamo anche il fatto che durante il Covid non solo i servizi erano vissuti come indispensabili, ma i lavoratori erano visti come degli eroi. Ora sembra essersi scordati di tutto ed improvvisamente l’opinione pubblica è tornata a pensare che tutto il comparto sia una zona del mondo del lavoro caratterizzato esclusivamente da sfruttamento e precariato.
Quali sono le difficoltà maggiori e perché?
Sottolineando quanto anticipato prima, gli aspetti economici rappresentano la maggiore criticità. I servizi sono il settore che ha ottenuto meno ristori nei decreti dal 2020 ad oggi e si auspica che ci sia in futuro un’attenzione maggiore. Voglio tornare sulla questione fondamentale della revisione dei prezzi. Nel nuovo codice appalti è stata prevista, ma per i nuovi contratti e non su quelli in essere. Inoltre continua ad esserci un impianto normativo definito per lavori e costruzioni, mentre i servizi sono sottovalutati. Per questo chiediamo di avere lo stesso peso nel codice e nei Ministeri, magari con deleghe ad hoc. Negli ultimi anni invece i servizi banditi sono stati costantemente oggetto di spending review, di taglio delle ore in cambio della stesso risultato, di gare al massimo ribasso che continuano ad esistere in assenza di un sistema di revisione prezzi. Un’altra grande criticità è quella di trovare personale, dove il Reddito di Cittadinanza certamente incide quale benchmark per scegliere se entrare o meno in questo mondo, ma che non è dirimente. Il problema a mio avviso riguarda da un lato l’immagine che viene data, come dicevo prima, dei settori dei servizi e dall’altra dalla percezione che questi tipi di lavori non consentono di programmare il futuro con serenità. La difficoltà di reperire personale sta diventando drammatica e per noi, imprese cooperative, basate sulle persone che sono anche proprietarie dell’impresa, che nasciamo con l’obiettivo di creare occupazione e che puntiamo sul ricambio generazionale, non trovare personale è motivo di forte preoccupazione. Il reddito dei lavoratori nel settore dei servizi è un nodo cruciale. Non è sufficiente la contrattazione tra le parti sociali per definire e sostenere gli aumenti, senza il coinvolgimento su più livelli della pubblica amministrazione, della politica e delle scelte di governo sulle politiche di spesa pubblica e soprattutto senza un’idea definita e coerente di rapporto tra pubblico e privato. L’ampio uso del part time, non è una scelta imprenditoriale del settore per massimizzare i margini, ma è figlio di un modello di intendere i servizi messi a bando, che nel corso del tempo ha subito tagli, processi di internalizzazione, assenza di programmazione, affidamenti brevi e frantumazione dei lotti. Se vogliamo invertire la tendenza, quando parliamo di reddito dei lavoratori dei servizi, dobbiamo in senso lato portare al tavolo delle trattative la pubblica amministrazione. Per questo insieme alla cooperazione sociale abbiamo sostenuto una proposta di emendamento alla legge delega sul codice degli appalti per introdurre nel nuovo codice la norma che prevede che nella revisione prezzi si tenga conto anche degli aumenti previsti dai rinnovi dei contratti nazionale di settore. Siamo in attesa del parere del nuovo Governo, per capire come verrà tradotta la norma prevista dalla legge delega.
Lavoro e qualità della vita, un binomio possibile?
Non solo è possibile, ma per noi rappresenta una missione. Abbiamo analizzato quello che i giovani, e non solo, chiedono già nei colloqui. La maggior parte delle domande che pongono all’azienda sono riferite alla possibilità che quel futuro contratto gli darà per poter accedere al credito bancario, quali servizi di welfare l’azienda offre e soprattutto ovviamente il tipo di contratto e il reddito. Come dicevo prima il problema non è il reddito di cittadinanza come alternativa al lavoro, ma spesso diventa il livello economico di confronto con la proposta, indipendentemente se si è ha la possibilità di accedervi. E spesso, purtroppo, nei nostri settori non possiamo competere con quel confronto. Proprio in questa fase di difficoltà nel reperire personale le nostre cooperative stanno ampliando il loro carnet di servizi di welfare da offrire ai propri soci e lavoratori. Ci teniamo sin dai colloqui a rappresentare la distintività del lavoro all’interno di una cooperativa. La stessa possibilità di diventare socio e di poter accedere ad eventuali ristorni a fine anno viene messo sul tavolo al momento del colloquio. Proviamo a colmare il divario tra il percepito e la realtà. Il welfare aziendale per noi è un approccio naturale alle modalità con cui intendiamo il rapporto di lavoro all’interno delle nostre imprese: le cooperative di lavoro sono nate e continuano a nascere per migliorare le condizioni di vita delle persone e anche attraverso il welfare aziendale realizziamo questo obiettivo. Sono molteplici le attività messe in campo e hanno tutte il filo conduttore di intendere il lavoro non più soltanto come fonte di reddito, ma anche come possibilità di accedere a servizi per migliorare la qualità della propria vita e dei famigliari. Abbiamo dei riscontri positivi tra le lavoratrici e i lavoratori in un nuovo modo di intendere il proprio apporto al lavoro, dove la qualità della vita, espressa non soltanto in valore economico, diventa il fattore determinate per decidere la propria carriera.
Il PNRR è una grande opportunità o l’ennesima occasione mancata?
È impossibile rispondere ora a questa domanda. Il giudizio finale lo daremo fra un po’. Quello che si registra è forse un errore iniziale di approccio in quanto di fatto l’applicazione del PNRR si trasforma in gare pubbliche di tipo classico, con lungaggini di assegnazione e infiniti ricorsi. A mio giudizio personale avrebbero dovuto essere istituiti 6 commissari per le 6 missioni con l’obiettivo di accelerare il tutto. Diversamente anche i cittadini faticano a rendersi conto dell’opportunità in essere, dal momento che non si vede ancora un aumento significativo del volume dei lavori. Sarà sicuramente la sfida del nuovo Governo sburocratizzare e snellire i processi per prendere il treno in corsa. A tal proposito sono auspicabili nuove forme di parternariato pubblico/privato, attraverso il dialogo competitivo previsto dal codice degli appalti, nuove concessioni e gare basate sul valore e il confronto, superando la logica del puro e classico bando pubblico. Il PNRR è un piano a cui guardiamo con molto interesse e che attraverso i nostri consorzi stiamo valutando le singole opportunità. Per farlo al meglio, in un’ottica di cooperazione tra cooperative abbiamo realizzato una rete d’impresa tra i nostri consorzi, COOP IN Rete.
Si parla spesso di obiettivi al 2030 e 2050, quale ruolo giocheranno le cooperative?
Legacoop si appresta a celebrare il suo 41esimo congresso nella primavera del 2023 e lavora all’interno dell’Alleanza Internazionale delle Cooperative. Verranno riaffermati e aggiornati i 7 principi cooperativi. Uno dei più importanti è la cooperazione come attenzione alla comunità, che significa un forte radicamento sul territorio. Ne deriva un’altissima attenzione all’ambiente, tanto che le nostre imprese puntano alla massima certificazione ambientale perché non si può prescindere dalla transizione ecologica per la salvaguardia del pianeta. Questo però ha un costo e richiede ingenti investimenti. Per questo auspichiamo maggiori investimenti anche da parte di Pubblica Amministrazione e nuovo Governo. Cito a titolo di esempio l’applicazione dei CAM, strumento fondamentale nella tutela dell’ambiente ma che vengono applicati in maniera parziale, perché tutti i criteri e gli interventi che fanno realmente la differenza hanno inevitabilmente un costo maggiore. Pensare al 2030 e al 2050 è indispensabile per avere una visione ad ampio respiro ed immaginare davvero il futuro.
Da cosa vorrebbe fossero caratterizzati gli anni della sua Direzione?
Nel mio mandato vorrei interpretare in maniera moderna gli antichi principi della cooperazione. I lavoratori in momenti di crisi si sono uniti e hanno garantito lavoro per sé e per le generazioni future. Penso alle costruzioni e all’industria, dove esistono cooperative che hanno superato i 100 anni di età. Abbiamo constatato che ad ogni crisi economica è aumentato il numero delle cooperative. Dietro questi numeri la storia ci consegna in modo inequivocabile il significato del nostro ruolo: attraverso le cooperative i lavoratori trovano una risposta alla crisi che li vede esclusi dal mercato del lavoro, oppure uno strumento per uscire da forme di precariato e sfruttamento attraverso l’autorganizzazione imprenditoriale. Questo è dimostrabile anche in questo momento, dove registriamo un incremento di richieste per la nascita di cooperative worker by out o quando durante i cambi di appalto i lavoratori sono contenti di essere assegnati ad una delle nostre cooperative, perché consapevoli di entrare in aziende dove si rispettano i Ccnl e dove “le persone al centro” non è solo uno slogan. Questa resistenza nasce non solo dalla capacità del nostro movimento di adattarsi ai mutamenti della società e dei mercati, ma anche giocando un ruolo da protagonisti. La creazione di buona e nuova occupazione per dare l’opportunità a tutti di vivere una vita dignitosa è il nostro obiettivo principale da raggiungere anche immaginando nuove forme di impresa cooperativa. Le cooperative oggi leader di mercato nascono da operai, manutentori, pulitori, cuochi e camerieri, lavoratori autonomi che si mettevano insieme in cooperativa per darsi un’occupazione dignitosa. Oggi dobbiamo aprire un dialogo con i movimenti dei rider, dei cleaner, delle piccole partite iva. Per questo abbiamo realizzato Lavora.Coop, una nuova piattaforma di networking per offrire alle persone tutti gli strumenti e il supporto necessari per far nascere nuove esperienze cooperative di lavoro, soprattutto in quei settori dove sono più evidenti le diseguaglianze.