HomeArticoliChatGpt, luci e ombre dell’“IA”

ChatGpt, luci e ombre dell’“IA”

Chat-Gpt: siamo alle prese con qualcosa di rivoluzionario, che fino a ieri non avremmo neppure ipotizzato. Ma è così vero che la tecnologia ci manderà in pensione? Scopriamo perché no: cambieranno gli scenari e muterà il nostro ruolo, ma all’uomo resteranno sempre responsabilità di scelta, governance e indirizzo etico. Solo il talento umano è titolare della vera innovazione. 

Di Simone Finotti 

La rete, l’intelligenza artificiale, gli oggetti connessi, i big data, gli algoritmi “magici”, il metaverso, l’apprendimento profondo sono solo alcune delle novità che di anno in anno, di mese in mese e quasi da un giorno all’altro rivoluzionano il nostro modo di concepire il rapporto fra uomo e macchine dalle capacità ormai sconvolgenti.

Relazione, non sostituzione
Colpi di scena che mettono in discussione la nostra specificità, costringendoci a riposizionare continuamente il nostro modo di costruire legami e relazioni, ormai anche virtuali. Ora, proprio questo è il punto da cui partire: la “relazione” prima che la “sostituzione”. Ossia concepire le macchine come oggetti-strumenti con cui interagire, e non da cui essere scalzati, e vedremo come e perché. Ne va del nostro futuro e soprattutto della nostra identità di esseri umani, unici e insostituibili anche nel fare innovazione.

Il caso ChatGpt
Prendi il caso di Chat Gpt. Uno strumento che ormai, almeno a grandi linee, conosciamo tutti. Il sistema si basa sull’apprendimento profondo, sui principi statistici e sui dettami algoritmici. Gli stessi che, per esempio, entrano in gioco anche ora, mentre sto scrivendo e il correttore automatico mi suggerisce l’opportunità di una virgola a chiusura dell’inciso. O quelli che fanno sì che, aperto un portale online, siamo immediatamente raggiunti dagli alert della nostra marca preferita di abbigliamento. Eccetera eccetera. Ma qui siamo di fronte a quella che ha tutta l’aria di essere una rivoluzione vera.

Verso macchine “sapiens sapiens”?
In questo caso, infatti, l’evoluzione è ancor più impressionante perché riguarda qualcosa per cui gli esseri umani si ritengono da sempre superiori, inimitabili, irraggiungibili e speciali: il linguaggio, il pensiero consequenziale e razionale, la capacità di sviluppare temi e di argomentare tesi con le parole e negli stili più appropriati. Fino ad arrivare a sospettare che la macchina si stia dotando di metapensiero, e si stia preparando al grande “salto” (appunto) verso il livello successivo: sapiens sapiens, ossia “che sa di sapere”.

Alla base restiamo “noi umani”
Ma è proprio così? La rapida successione delle varie versioni di questa “Ia” ci offre l’assist per una riflessione a caldo. Fughiamo subito ogni dubbio: una cosa certa è che alla base c’è l’uomo, con la sua irrefrenabile propensione a sbagliare, ma anche con la sua innata voglia di conoscere, scoprire e interpretare. Sembra scontato ma forse, ultimamente, facciamo fatica a ricordarcene. Tanto premesso, ogni ragionamento è possibile.

Da uno spunto a un “ragionamento”
Sviluppato da OpenAI, lo strumento Chat-Gpt è pensato per “simulare” una conversazione in cui, a partire da un semplice spunto -non necessariamente una domanda- il computer sviluppa un “ragionamento” logico e argomentato pescando dall’oceano infinito della rete. Inseriamo qualche parola su un tema nella chat, e dopo alcuni secondi viene fuori un testo, perfettamente razionale e consequenziale, che tratta l’argomento nello stile prescelto: letterario, giuridico, scientifico, divulgativo, moderno e antico, in prosa o in rima, con effetti a volte disarmanti (pensiamo a una dichiarazione dei redditi in perfetta prosa dannunziana, o a un flusso di coscienza joyciano sulle previsioni meteo… tutto sembra possibile). Il grido d’allarme è partito subito, e non si tratta soltanto di studenti “furbacchioni” già pronti a copiare i temi in classe! Il pensiero non può non correre a tutti quei lavori che, per loro stessa natura, pensavamo inattaccabili perché “squisitamente umani”, e che di colpo vediamo insidiati. Il giornalista, ad esempio, giusto per non escludere i “presenti”.

Professioni sotto attacco…
O anche molti lavori “compilativi” d’ufficio e di amministrazione, che potranno essere gestiti automaticamente semplicemente inserendo gli ingredienti della ricetta: non a caso, durante la presentazione di Chat Gpt-4, il presidente e Co-Founder di OpenAI, Join Greg Brockman, ha mostrato diverse nuove funzioni tra cui l’elaborazione in Html e Java di un semplice sito internet a partire da appunti presi su un foglietto. Oppure il calcolo della dichiarazione dei redditi da fare invidia a un buon commercialista o consulente tributario, con tanto di guida -anche in rima!- dei corretti passaggi da effettuare per un puntuale pagamento delle tasse.

Intelligenze procedurali
E se è in grado di fare questo, perché non pensare ad applicazioni anche più tecniche e settoriali? Visto che l’intelligenza artificiale sta diventando anche “procedurale”, perché non pensare ad esempio alla stesura di un capitolato d’appalto, di un bando o di un piano di pulizia? E perché non immaginare Intelligenze artificiali “settoriali”, iper-specializzate in particolari segmenti e nicchie del mercato? Tutto è possibile.

Facilitare le comunicazioni e il marketing
Ma pensiamo anche a tutta l’area del “copywriting”, specie per i piccoli e medi imprenditori che volessero fare comunicazione, o anche semplicemente compilare cataloghi, brochure, testi “redazionali”, brevi descrizioni di prodotti o claim senza investire eccessivamente in costose campagne di marketing. Sappiamo che questa è una difficoltà e un aggravio con cui non tutti si sentono di fare i conti, ed effettivamente in questo l’intelligenza artificiale apprenditiva può rappresentare una soluzione anche se non permette, chiariamolo subito, la creatività e l’innovazione, anche concettuale, che la mente umana è in grado di concepire.

Linguaggi flessibili…
A colpire è anche la flessibilità nel passaggio da qualsiasi media: basta un’immagine, o una stringa di codice, per non parlare della facilità con cui l’IA transita di stile in stile, dallo scientifico al creativo. Resta senza dubbio quella patina di asettica freddezza tipica dei “navigatori di automobile”, e, forse ancor più evidenti, gli echi di un “politicamente corretto” che suonano a volte un po’ troppo retorici. Chissà se un giorno si evolverà nelle macchine anche la capacità di cogliere “sfumature” che oggi sembrano ancora difficili da acquisire.

Sconfinati scenari
I casi sono tantissimi: un ufficio pubblico, ad esempio, da un lato sarà facilitato nella stesura di documenti, modelli e simili, dall’altro non potrà più ad esempio giustificare un’inadempienza accampando giustificazioni normative o burocratiche insussistenti, o un professionista (pensiamo anche alle imprese dei nostri settori) non sarà più legittimato a fornire a clienti, già in essere o potenziali, risposte elusive o imprecise, pena l’immediata perdita di immagine e di professionalità (pensiamo a un sedicente esperto che non trova soluzioni “a portata di macchina”). Insomma, vista così sembra proprio che la tecnologia sia destinata a “seppellirci”, rivoltandosi contro di noi. Gli scenari, insomma, sono davvero sconfinati.

E’ vera innovazione
Ci sono però altre facce di questa complicata realtà. Si può davvero parlare di reale innovazione? Lasciando ai posteri la definitiva sentenza, per ora ci pare di poter affermare che la risposta immediata è “certamente sì” nel metodo e “certamente no” nei contenuti. Questi ultimi, infatti, sono frutto di una sostanziale rielaborazione del già esistente, seppure macroscopica e su scala planetaria. Più un buon “minestrone” che un colpo di genio da chef stellato, insomma. Altra cosa, poi, è la creatività, ma soprattutto la gestione complessa dei progetti. Posto che l’IA, per come la stiamo conoscendo, è ancora ai suoi primissimi passi, occorre riconoscere che un’applicazione come Chat Gpt” lavora sul già noto, ed è progettata per trovare le regole che spieghino le relazioni tra i dati che  sono stati forniti, lavorando affinché siano statisticamente significativi.

Non “correre dietro” ai dati
Ma c’è anche un ulteriore aspetto, ancora più impattante, che non fa dell’IA quella panacea che molti auspicano, e d’altra parte quel rischio che molti paventano. Il fatto è che il “talento” umano sarà sempre al centro di ogni processo, nel cuore di ogni decisione e scelta strategica. Chi si lascia prendere dalla “foga del dato” e la smania da “data driven”, ad esempio, dovrebbe pensare che solo un esperto di dominio è in grado di interpretare risultati e delineare obiettivi. Così chi affida ogni suo progetto all’Intelligenza Artificiale non dovrebbe dimenticare che, altro esempio, a volte mancano strumenti per elaborare e gestire i dati, o semplicemente architetture Ict adeguate per armonizzare i piani strategici con le finalità di business.

Dal business all’etica
“Volando ancora più alto”, si sa che per ogni impresa l’obiettivo ultimo è generare profitto migliorando la qualità della nostra vita, quindi ottimizzare il business in coerenza con principi etici centrali e fondativi. Questo ad oggi con l’IA non si può fare, o perlomeno non si fa senza una governance umana assennata e competente. Parafrasando una recente riflessione di
Massimo Chiriatti
, Chief Technical & Innovation Officer di Lenovo, esperto di digital innovation e relazioni uomo-macchina, la paura che le macchine ci superino dovrebbe lasciare il posto all’orgoglio di “autosuperarci” anche grazie alle macchine. La sfida è dunque quella di “tracciare un percorso verso un futuro in cui le persone rimangano indispensabili, senza temere l’impiego di qualsiasi tecnologia” (fonte: Il Sole 24 Ore). Cambieranno gli scenari e, inutile nascondercelo, muterà il nostro ruolo, ma all’uomo resteranno sempre responsabilità di scelta, governance e indirizzo etico, perché solo il talento umano è titolare della vera innovazione.

Leader (umani) che decidono
E’ una riflessione opportuna e doverosa in uno scenario in cui i robot, dopo essere entrati in fabbrica, nelle nostre case, nelle nostre automobili, nei nostri strumenti di lavoro e condivisione, ora fanno il loro trionfale ingresso anche negli uffici e negli studi, un tempo “sancta sanctorum” dell’insostituibile attività umana. Ecco perché il ruolo dell’uomo, a partire da leadership sagge ed equilibrate, è destinato sì a cambiare -e non poco-, ma non a scomparire. I decisori saranno sempre più chiamati a governare ciò che accadrà, senza lasciarsi trascinare dal fiume di ciò che accade, consapevoli che le scelte ultime e “di senso” spettano a noi sapiens.

Risposte alle grandi domande?
Si va delineando, passo dopo passo, uno scenario non ignoto ai cultori di fantascienza, che vi ritroveranno tracce di quanto evocato da Douglas Adams, lo straordinario umorista britannico che quasi mezzo secolo fa diede alle stampe la geniale “Guida galattica per gli autostoppisti”. All’inizio del libro gli umani, giunti a un incredibile livello di sviluppo tecnologico, decidono di costruire un  supercomputer chiamato Pensiero Profondo per rispondere alla domanda fondamentale sulla “Vita, l’universo e tutto quanto”. Credono infatti che all’intelligenza artificiale, una volta appropriatasi di tutte le funzioni e i compiti umani, non resta che compiere il grande “salto” verso le risposte di senso.

Il “senso” spetta sempre all’uomo
Ebbene, dopo essere stata addestrata con tutti i dati possibili e immaginabili, dopo essere stata più volte sollecitata, l’Intelligenza artificiale impiega sette sette milioni e mezzo di anni per elaborare l’attesissimo responso: il numero “42”, diventato ormai una cifra “cult” per gli appassionati. Inutile aggiungere che spettò proprio agli uomini impiegare altri svariati milioni di anni per comprendere, senza riuscirci, il senso di questa risposta. Come a dire, la responsabilità delle “grandi domande” spettano sempre a noi umani, negli onori e negli oneri. Per dirla con Yuval Noah Harari, uno dei massimi futurologi del nostro tempo, non ci resta che seguire senza paura il cammino che, da animali, potrebbe innalzarci a diventare “dèi” di noi stessi e delle nostre creazioni.

 

 

 

 

ULTIMI ARTICOLI