(Tratto da “Hospital & Public Health” n.3, Settembre-Dicembre 2009)
AMBIENTE E SOSTENIBILITA’ – Come può un ospedale diventare “riciclone”
“Se ricicli di più, paghi di meno”
Dalla USL 8 la proposta di un modello gestionale ed un nuovo deposito temporaneo rifiuti a servizio dell’Ospedale di Arezzo
Un’azienda che “produce” salute non può prescindere dal mettere in atto azioni volte alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse primarie e non rinnovabili. Anche questo vuol dire fare salute.
IL PROBLEMA
La tematica dei rifiuti è ben nota agli esperti del settore ma è altresì conosciuta anche dai non addetti ai lavori, anche in relazione all’enfasi data dai mezzi di comunicazione alle recenti vicende di importanti capoluoghi del Sud Italia.
Al solito i dati parlano chiaro: nel 2007 la % media di Raccolta Differenziata è stata in Italia del 27,5% (contro il 31,3 % della Toscana), a fronte dell’obiettivo minimo del 40% imposto dalla Legge n°296/2006 (Legge Finanziaria); mentre la produzione media annua pro-capite di rifiuti in Italia è stata di 546 Kg/Ab/Anno e la poco virtuosa classifica regionale vede prima la Toscana, con una produzione media di 694 Kg/Ab/Anno.
Fatte salve poche eccezioni, l’attuale stato dell’arte è di una gestione dei rifiuti affrontata come mero problema da risolvere ed in termini concreti consistente nella sola risoluzione dei contingenti problemi operativi.
E anche quando si mettono in campo azioni “straordinarie” si seguono input dettati dall’enfasi del momento e non da una pianificazione fatta “a monte” e su adeguate scale territoriali.
Il tutto mentre la legislazione ambientale vuole che il rifiuto sia una risorsa, non un problema.
Quando si parla del problema rifiuti vengono indicate quali possibili risposte l’aumento della Raccolta Differenziata e la riduzione della produzione complessiva dei rifiuti stessi.
Niente di più vero. Ma ciò che è vero non sempre è sufficiente a risolvere un problema; nel caso in questione, e gli ultimi 2 decenni di politiche ambientali sui rifiuti ce lo confermano, le risposte date al problema rifiuti non sono state sufficienti anche se giuste in linea di principio.
GLI OBIETTIVI
Come si legge sul Piano Regionale di Azione Ambientale della Regione Toscana 2007 – 2010, i rifiuti rappresentano una delle principali fonti di dissipazione delle risorse e pressione sull’ecosistema e la loro gestione costituisce uno dei problemi economici ed ambientali più complessi.
E per affrontare problemi complessi servono, in primo luogo, obiettivi chiari.
Il VI Programma comunitario di Azione in materia di ambiente individua come obiettivo prioritario il conseguimento di una sensibile riduzione complessiva delle quantità di rifiuti prodotti attraverso la prevenzione, il recupero, il riciclaggio.
A livello nazionale, il D LGS 152/2006 (cd. Testo Unico Ambientale) prevede come obiettivi prioritari la prevenzione della produzione di rifiuti, la riduzione alla fonte dei rifiuti prodotti e della loro pericolosità, individuando, nell’Art. 181, gli strumenti attraverso i quali le pubbliche amministrazioni devono favorire la riduzione dello smaltimento finale.
In linea con gli indirizzi comunitari, la Regione Toscana, in tema di rifiuti urbani, si è posta l’obiettivo di riduzione della produzione complessiva del 15% entro il 2010 rispetto ai dati del 2004. Ma c’è di più. Nel PRAA in vigore si legge: “Per raggiungere tale obiettivo si ipotizza anche la possibilità di prevedere ulteriori risorse reperite tra quelle che i cittadini pagano per il risparmio energetico e per le fonti rinnovabili poiché i rifiuti rappresentano una fonte di dissipazione energetica. La Toscana si propone a livello nazionale come regione di sperimentazione in tal senso.” Parallelamente lo stesso Piano indica l’obiettivo di raggiungere entro il 2010 il 55% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
Abbiamo quindi un problema complesso da affrontare e una serie di obiettivi chiari da raggiungere, per completare il quadro non serve altro che la messa in pratica di una efficace governance del sistema.
LA PROPOSTA OPERATIVA
Come dicevamo, negli ultimi decenni si è tentato di dare risposte al problema lavorando su aumento della Raccolta Differenziata e riduzione della produzione complessiva dei rifiuti.
I dati palesano che gli sforzi fatti non sono stati sufficienti e che occorre un ulteriore contributo per sperare di dar gambe al progetto.
Ed in effetti la sensibilizzazione e le iniziative volte ad aumentare la % di raccolta differenziata e a produrre meno rifiuti, se pur encomiabili, non bastano da sole ad ottenere risultati di una qualche importanza quantitativa che siano duraturi nel tempo.
Servono obiettivi costanti e monitorabili a cui corrisponda una riduzione degli oneri a cui ciascun operatore è sottoposto per contribuire alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti; in breve occorre che chi ricicla di più, paghi di meno. Che poi altro non è se non una forma diversa di dire il vecchio “chi inquina paga” che è alla base delle normative ambientali dell’ultimo decennio.
Per chi ha una qualche nozione di normativa ambientale questo sembrerebbe quasi scontato, visto quanto previsto dall’Art. 49 §10 del D LGS 22/1997 (cd. Decreto Ronchi) “nella modulazione della tariffa sono assicurate agevolazioni per le utenze domestiche e per la raccolta differenziata”; nonché quanto previsto dall’Art. 7 § 1 del DPR 27 Aprile 1999 n°158 “Gli enti locali assicurano le agevolazioni per la raccolta differenziata previste dal § 10 dell’articolo 49 del Decreto Ronchi” e dall’Art. 9 § 3 dello stesso Decreto “i comuni avviano misure atte alla valutazione quantitativa ai fini del computo delle agevolazioni previste dall’articolo 49 § 10 del Decreto Ronchi”.
Nella realtà però, fatto salvo qualche esempio virtuoso, la modulazione degli oneri per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti è pratica ad oggi non applicata.
Quindi il modello gestionale è gia “pronto”, non solo ma è addirittura previsto dalla vigente normativa, le “infrastrutture” necessarie possono essere create con non troppe difficoltà, manca solo l’attuazione del modello di governance, per la quale sarà indispensabile il contributo degli Enti Locali nonché degli Enti Gestori dei Pubblici Servizi in questione.
In genere quando si parla della “catena” meno rifiuti produco, più raccolta differenziata faccio e meno pago di tassa rifiuti l’obiezione che viene apportata è: quale Ente o Comune è in grado di far fronte alla contrazione del gettito della tassa rifiuti dovuto alla riduzione rifiuti o all’aumento della raccolta differenziata?
La risposta è semplice: meno rifiuti e più raccolta differenziata vuol dire meno costi. Questa risposta già può bastare. Tuttavia, sempre per i meno ottimisti, qualora, nel periodo transitorio di messa a punto dei meccanismi tecnico-gestionali del progetto, i minori costi non dovessero ripagare le minori entrate, il PRAA toscano detta già una strada da seguire ove reperire le risorse necessarie a sostenere il quadro finanziario del progetto.