HomesanitàFederalismo e Sanità: speranze e paure

Federalismo e Sanità: speranze e paure

Ma quali sono le novità che il federalismo fiscale aggiungerà al federalismo organizzativo-gestionale?

Con il federalismo fiscale il riparto delle risorse si baserà su costi standard delle prestazioni che discenderanno strettamente  da fabbisogni standard. Il nuovo criterio, che sostituisce quello della spesa storica, si propone di riequilibrare e contenere i costi, coperti da tributi regionali diretti, compartecipazioni e trasferimenti perequativi tra regioni. In questa sede non affrontiamo la problematica dei metodi di calcolo dei fabbisogni standard e delle corrispettive prestazioni standard che assicureranno costi standard. Ci limitiamo ad osservare che sia la leva delle entrate che quella della spesa saranno in mano allo stesso attore (la Regione)  che finalmente sarà responsabile di finanziare con le proprie risorse la sua spesa realizzando così la sintesi dell’antinomia entrate/uscite della Sanità e con essa il punto di massimo equilibrio nella gestione del Servizio Sanitario.

Ma, come insegna l’esperienza, la teoria potrebbe essere diversa dalla pratica.

Il DDL in corso di approvazione si propone di:

?   garantire, a costo standard, adeguati e omogenei livelli, qualitativi e quantitativi,delle prestazioni su tutto il territorio nazionale

?   non aumentare la pressione fiscale complessiva,

?   rispettare il patto di stabilità

E’ del tutto evidente che per assicurare il punto 1 occorre forzare gli altri due e non è un caso che finora nessuno abbia avuto il coraggio di dire come cambierà la spesa e quali saranno i costi aggiuntivi con l’entrata a regime del federalismo compiuto.

I tre obiettivi rischiano di rimanere sulla carta come un triangolo di Penrose.

Gli annunci che hanno accompagnato l’approssimarsi del nuovo ordinamento, peraltro, più che a un’ Italia federalista sotto il profilo fiscale, fanno pensare a un Paese-Arlecchino dove la benzina costerà in modo diverso da una provincia all’ altra, gli stipendi differenziati su base regionale e dove ogni ente locale avrà la possibilità di tassare cose che, a pochi chilometri di distanza, saranno duty free. Un quadro molto disomogeneo che se non governato in modo appropriato, rischia di minare le fondamenta dell’unitarietà dello Stato. Da quando il progetto di federalismo fiscale ha imboccato quella che sembra la dirittura d’arrivo, si assiste a preoccupanti iniziative e proposte: la vicepresidente del Senato Rosi Mauro, ha rilanciato le gabbie salariali ossia i contratti differenziati a livello regionale per tenere conto del diverso tasso d’ inflazione che si registra da una zona all’ altra del Paese. La sostituzione della contrattazione nazionale con una regionale non è una ipotesi irrealistica e lontana da noi. Le Regioni a seguito della modifica costituzionale già operante, potrebbero assumere la responsabilità di negoziare le retribuzioni e le condizioni chiave dell’impiego per il personale del Servizio Sanitario Regionale (SSR), nonché le tariffe per gli erogatori con rapporti convenzionati presso lo stesso SSR. Perché non dovrebbero farlo se ritenessero il terreno locale più vantaggioso per il negoziato? Se una Regione forte dovesse trovarsi a scegliere tra l’aumento delle tasse e il rigore salariale per perseguire politiche virtuose nella gestione dei bilanci sanitari, cosa sceglierebbe?

Conclusioni

Che la riforma fiscale in senso federalista vada portata avanti, ormai,  è un dato di fatto ma stiamo attenti ai rischi. (9)

Il nostro compito di studiosi e professionisti sarà quello di  conciliare il decentramento del sistema di governo della Sanità con il principio universalistico del diritto all’assistenza.

Nessuna contrarietà al Federalismo, che non si intonerebbe con la politica realista e pragmatica di una Società scientifica come la nostra che si pone al servizio del sistema, ma riconoscimento che talvolta un’idea ottima può avere applicazioni di livello più modesto e volontà di capire se “questo” Federalismo fiscale è il pezzo mancante al funzionamento del nuovo Stato delle autonomie, o un’occasione di nuovi sprechi, nuova burocrazia, nuove diseguaglianze.

Bibliografia

(1)“Il Sole 24 ore Sanità” n. 44, dell’11-17 novembre 2008

(2) Gilberto Muraro Federalismo fiscale e sanità: il futuro dei sistemi di welfare nazionali tra integrazione europea e decentramento regionale, coordinamento, competizione, mobilità.

Pavia, Università, 4 – 5 ottobre 2002

(3) Elena Granaglia; Equità orizzontale in un quadro di federalismo sanitario: alcuni contributi dalla prospettiva della giustizia distributiva* (Università della Calabria e Scuola Superiore di Economia e Finanza, Roma)

(4) Gilberto Muraro cit

(5) Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno (CERM) l’urgenza di una nuova governance federalista

(6)Francesca Benedetti; Federalismo fiscale e crisi economica – Periodicamente.it – Testata giornalistica on line 4 febbraio 2009

(7) Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, «Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione» in GU n. 248 del 24 ottobre 2001.

(8) Decreto Legislativo 18 febbraio 2000, n. 56

“Disposizioni in materia di federalismo fiscale, a norma dell’articolo 10 della legge 13 maggio 1999, n. 133.” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2000

(9) Enrico Romagna Manoja Meglio il federalismo o lo Stato spezzatino ?

Corriere della sera Pagina 11- 26 settembre 2008

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Sergio Pili

Direttore Ospedale Sirai Carbonia

Segretario Sindacale A.N.M.D.O.

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