Assosistema (Associazione dei produttori e distributori dei dispositivi di protezione individuali e collettivi) ha pubblicato un position paper, nel quale indica nelle semimaschere filtranti antipolvere la soluzione giusta per proteggersi dal Coronavirus.
“L’emergenza del Coronavirus e la corsa alle mascherine filtranti di questi giorni ci impone di fornire, come Associazione di categoria che in Confindustria rappresenta i maggiori produttori e distributori di DPI, Dispositivi di Protezione Individuale, alcuni importanti chiarimenti sul loro utilizzo e sulla loro efficacia di protezione –dichiara Claudio Galbiati, Presidente di Assosistema Safety – il DPI, per essere considerato tale, deve rispettare “i requisiti essenziali di salute e di sicurezza e delle procedure di valutazione della conformità”, così come richiede il Regolamento UE 2016/425.
Per essere efficace e sicuro, nei confronti di questa emergenza, l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) prescrive un dispositivo conforme alla norma EN 149 con valida marcatura CE seguita dal numero dell’Organismo di Controllo che ne autorizza la commercializzazione”.
“Spesso, specialmente nei grandi centri commerciali, si trovano mascherine non classificabili come DPI e perciò non efficaci contro il Coronavirus – continua Alberto Spasciani, Vice Presidente di Assosistema Safety – Attenzione, quindi, a scegliere prodotti conformi ed efficaci con informazioni verificate e coerenti. Occorre concentrarsi sul tipo di mascherine filtranti che possono essere utilizzate – prosegue Spasciani – abbiamo, infatti, diverse tipologie di prodotto, quelle consigliate sono FFP2 e FFP3 che hanno un’efficacia filtrante del 92% e del 98%”.
“Come DPI, ricordiamo che anche occhiali, guanti e tute – continua Galbiati – sono propedeutici per il personale sanitario che deve avvicinarsi a persone infette o malate”.
Per chiarire meglio la questione Assosistema Safety ha predisposto un position paper sulle mascherine filtranti dove si spiega che “tra le differenti tipologie di mascherine filtranti, si annoverano le semimaschere filtranti antipolvere: si tratta di dispositivi che coprono il naso, la bocca e il mento, costituiti interamente o in larga parte da materiale filtrante e idonei a proteggere contro gli aerosol sia solidi sia liquidi”.
“Tali caratteristiche tecniche – speiga Assositema – rendono le semimaschere filtranti antipolvere particolarmente diffuse nelle strutture sanitarie, anche per prevenire il contagio del personale medico e paramedico da agenti infettivi, e rappresentano un mezzo importante di protezione contro il rischio biologico”.
“Allo stato attuale – si sottolinea nel position paper – la norma armonizzata UNI EN 149:2009 costituisce la normativa di riferimento anche per la certificazione contro il rischio biologico delle semimaschere filtranti antipolvere come anche affermato dal Ministero del Lavoro, con la circolare n. 15/2012. Ed inoltre, come evidenziato dal medesimo Dicastero, l’uso di DPI per le vie respiratorie conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 149:2009 è da ritenersi idoneo anche per la protezione da agenti biologici aerodispersi (così come riconosciuto in numerosi documenti dalle principali Autorità del settore sanitario e previdenziale sia nazionali, quali, ad esempio, il Ministero della Salute e l’ISPESL, sia internazionali, quali, ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e lo statunitense National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) e non ultimo l’ente di normazione italiano (UNI)”.
“Quindi – sottolinea ancora Assosistema – i facciali filtranti certificati in conformità alla norma EN 149 (classe FFP2 o FFP3) sono sufficienti a garantire la prevenzione dai rischi biologici aereodispersi, in molte situazioni lavorative in ambito sanitario; per situazioni più complesse possono essere utilizzati anche DPI con caratteristiche diverse”.
Ma Assosistema avverte anche che è importante e doveroso “distinguere le maschere di protezione respiratorie dalle mascherine chirurgiche. Queste ultime sono dispositivi medici e nascono con lo scopo di proteggere il paziente in situazioni specifiche (es: sala operatoria) e non il personale sanitario, dal momento che non presentano un bordo di tenuta sul volto ed uno specifico sistema filtrante per aerosol solidi e liquidi, a differenza dei DPI. Le maschere chirurgiche possono riportare la marcatura CE (che attesta la rispondenza a quanto disposto dalla Direttiva 93/42/CEE in ambito di dispositivi medici) e possono essere conformi alla norma armonizzata EN 14683, che descrive le prove utili a verificare che l’idoneità a proteggere il paziente da ciò che viene espirato da chi le indossa”.
“Quando è necessaria la protezione del personale sanitario – conclude il position paper – si deve utilizzare un DPI ed indossarlo correttamente, avendo cura di seguire le istruzioni del fabbricante e verificando la tenuta della maschera al volto dell’operatore. Questo è fondamentale per garantire la protezione, dato che anche il dispositivo più sofisticato indossato in maniera non corretta, non serve a nulla”.