Conclusioni
A circa vent’anni dalla emanazione dalla prima delle due circolari specifiche del Ministero della Sanità, possiamo ritenere, che la realizzazione di quanto previsto nelle suddette non abbia ancora trovato completa applicazione.
Infatti è stata devoluta alla volontà dei singoli ospedali e all’ organizzazione interna delle varie realtà sanitarie applicare la normativa in modo corretto; ciò in quanto non sono state previste sanzioni specifiche nel caso in cui non si adottino gli opportuni provvedimenti.
Anche il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, che aveva previsto una percentuale di riduzione delle (IO) senza aver preliminarmente stabilito un valore definito e condiviso di prevalenza, ha resa del tutto vana la pur condivisibile indicazione.
L’evoluzione normativa successiva, che ha attribuito alle Aziende Sanitarie Locali o alle Aziende Ospedaliere l’obbligo del controllo e della vigilanza, ha sortito effetti modesti, che si sono manifestati :
- con una maggiore attenzione alla nuova edilizia ospedaliera ( quando sostenuta da un idoneo finanziamento)
- con l’incremento della spesa per antibiotici e/o con l’incremento della spesa per l’acquisto di materiale monouso
- con l’incremento del costo della polizza assicurativa aziendale allo scopo di proteggersi dai più generali rischi della “malpractice”.
Al di la di questi aspetti, che fanno parte del più ampio e complesso fenomeno della medicina difensiva, la cultura generale di prevenzione delle IO non sembra aver fatto passi avanti significativi, mentre più analitica, costante e talvolta caparbia è divenuta la ricerca delle responsabilità.
Infatti , benché la ricostruzione del rapporto eziologico per gli illeciti di natura omissiva in ambito di I.O. sia gravata da notevoli difficoltà nell’individuazione del comportamento colposo, in quanto arduo risulta provare che il contagio sia avvenuto a causa della colposa inosservanza dei doveri di vigilanza e controllo, ad esclusione di casi del tutto eclatanti (ma anche, ci si augura, eccezionali) dovuti ad evidente negligenza, imprudenza e/o imperizia, si ritiene che oggi il sanitario e l’Amministrazione possano, attraverso un corretto utilizzo di linee-guida e protocolli, nonché con il supporto di norme e di decreti ministeriali esistenti, gestire adeguatamente il paziente in termini di concreta prevenzione e riduzione dell’incidenza delle I.O., con il monito che i suddetti strumenti permettono alla medicina- legale ed alla giurisprudenza di poter ripercorrere a ritroso l’iter clinico-chirurgico delineando, di conseguenza, eventuali responsabilità ascrivibili a più soggetti titolari della garanzia della salute del paziente e, pertanto, legalmente perseguibili, quantomeno in termini civilistici.
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Dott. Pietro Manzi
Direttore Medico Presidio Ospedaliero di Rieti