Una recente sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano, emessa dal giudice Giorgio Mariani, che ha dichiarato incostituzionale il trattamento economico previsto dal contratto “Vigilanza e Servizi Fiduciari”, ha riacceso la polemica sui CCNL “a ribasso” sottoscritti da importanti associazioni datoriali ma, soprattutto, dai sindacati maggiormente rappresentativi (in questo caso Cgil e Cisl). E applicati a livello nazionale, troppo spesso con il benestare di (quasi) tutte le parti in causa.
La questione riguarda un addetto alla vigilanza che si è rivolto al giudice per ottenere ragione di una paga a suo giudizio eccessivamente bassa, tanto da rendergli impossibile condurre un’esistenza dignitosa. Parliamo di 4,40 euro l’ora, che al netto fanno 3,30, cent più cent meno. Ma come si è arrivati a tanto (o meglio, a così poco)? Questione di cambio d’appalto, ma soprattutto di “salto” di contratto.
La vicenda, rilanciata dal quotidiano torinese La Stampa lo scorso 4 agosto, ha subito fatto il giro del web: il dipendente in questione lavora dal 2010 nella sede torinese di un istituto bancario. Era dipendente della Manitalidea, che aveva vinto l’appalto per il servizio. Quando ha iniziato, il suo stipendio era 1.243 euro lordi al mese. Due anni dopo, l’appalto della banca era andato a un’altra azienda e lo stipendio era salito a 1.300 euro. Due anni dopo, altro cambio d’appalto e di stipendio. Questa volta, al ribasso: poco più di 1.000 euro mensili, con un contratto di quattro mesi alla cui scadenza –spiacevole sorpresa!- il contratto di riferimento è cambiato. Nel frattempo, infatti sono spuntati i due CCNL per dipendenti da Istituti e Imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari, sottoscritti da Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl rispettivamente (8 aprile 2013) con Assiv- Ass. Italiana Vigilanza/Confindustria, Legacoop Servizi, Federlavoro e Servizi – Confcooperative, Agci- Servizi, e (28 febbraio 2014) con A.N.I.V.P. Associazione Nazionale Istituti di Vigilanza Privata, Assvigilanza Associazione Nazionale Vigilanza e Univ Unione Nazionale Istituti di Vigilanza, e applicato dal nuovo datore di lavoro -di Milano- dello sventurato dipendente. Col risultato di una retribuzione di 715 euro lordi (583 netti) al mese. Quattro euro e 40 lordi l’ora, poco più di 3 e 30 netti. Davvero poco, se si considera che siamo sotto la soglia di povertà Istat. A questo punto arriva l’impugnazione davanti al giudice. A sostenere la posizione del dipendente è l’avvocato Fausto Raffone, che riesce ad ottenere ragione dal Tribunale di Milano: “Una retribuzione che prevede una paga oraria di 4 euro e 40 lordi, manifestamente non è sufficiente al lavoratore per condurre un’esistenza dignitosa e far fronte alle ordinarie necessità della vita”, si legge nella sentenza. E anche se normativamente il contratto contestato è stato ritenuto formalmente valido “questo non lo mette al riparo dallo scrutinio di compatibilità con la norma costituzionale”. Il riferimento è all’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Del resto, le critiche a questo contratto non erano mancate fin da subito. Dal canto nostro, ci limitiamo a sottolineare come profili professionali come custodia accessi, sorveglianza non armata ed altri siano presenti nel CCNL Pulizia/ Servizi Integrati/ Multiservizi, più vantaggioso per il lavoratore e soprattutto al riparo dal rischio di incostituzionalità. Va detto, in ultimo, che proprio il sovrapporsi di queste figure professionali per le quali i CCNL “Vigilanza e Servizi fiduciari” (nel frattempo anch’essi scaduti a fine 2015) risultava più vantaggioso per i datori è ritenuto tra i principali motivi dello stallo delle trattative per il rinnovo del CCNL Multiservizi che, come si ricorderà, risale ormai al maggio del 2011, oltre 5 anni fa.
Link Contratti Vigilanza e Servizi Fiduciari
Link Contratto 1
Link Contratto 2
Link CCNL Multiservizi versione 31 maggio 2011