Prende forma il “programma di lavoro” del Tavolo per la revisione prezzi costituitosi lo scorso dicembre presso il Ministero delle Infrastrutture, in ossequio all’art. 60 del nuovo Codice dei contratti pubblico dlgs 36/23. La direzione è quella di un modello “alla francese”, vale a dire un sistema di revisione automatico, trasparente ed omogeneo che superi del tutto i farraginosi e discontinui meccanismi sinora pensati.
La novità pare dunque ormai “sdoganata”. In prima battuta si tratta di condividere con Istat e con le stazioni appaltanti del metodo di calcolo per la definizione dei prezzi dei lavori, delle forniture e dei servizi. Per i primi sarebbero già stati individuati 21 indici, che diventano un centinaio per forniture e servizi. Un buon inizio, anche se il lavoro non manca.
In attesa della prossima riunione del Tavolo, prevista per il 19 febbraio (il Ministero, a quanto sembra, prevede di “chiudere la partita” entro marzo), merita una riflessione la questione dell’alea del 5%, la soglia oltre la quale scatta la revisione. Un limite che è ancora oggetto di interpretazioni: nell’applicazione concreta, infatti, non sono poche le stazioni appaltanti che riconoscono soltanto la differenza parziale, ossia lo scostamento dal 5% in su (se lo scostamento, ad esempio, ammonta all’8%, viene riconosciuto solo il 3% di differenza).
Ma c’è un altro aspetto: nei servizi ad altissima intensità di manodopera (nel caso delle imprese di pulizia/ servizi integrati/ multiservizi, si sa, si parla almeno dell’85% del valore della manodopera), lo scostamento del 5% appare eccessivo. Tant’è vero che, nei mesi scorsi, le stesse Commissioni parlamentari avevano avanzato osservazioni in tal senso, proponendo una drastica riduzione (fino al 2%) dell’alea. Il tema è centrale per il settore, e vale la pena seguire lo sviluppo della questione.