I punti salienti per le imprese
– Miglior rapporto qualità-prezzo, con nuovi criteri per l’offerta economicamente più vantaggiosa (Meat): proprio mentre, in Italia, l’allegato P del 286 segna un ritorno al massimo ribasso, le nuove direttive europee vanno in direzione opposta: nella procedura di aggiudicazione, le Pa potranno valutare, oltre al prezzo, anche qualità, considerazioni ambientali, aspetti sociali o innovazione. E’ quindi lecito attendersi, in fase di recepimento, una ridefinizione del metodo di calcolo per l’offerta economicamente più vantaggiosa.
– Snellimento burocratico e divisione in lotti: per le imprese le procedure di gara saranno più semplici grazie al “documento unico europeo di gara” standard, basato sull’autocertificazione. Solo il vincitore dovrà fornire la documentazione originale. Si stimano riduzioni degli oneri burocratici fino all’80%. E per facilitare l’accesso delle piccole e medie imprese agli appalti pubblici, le nuove norme incoraggiano anche la suddivisione dei contratti in lotti. A questo proposito, però, va detto che il legislatore ha fatto una parziale marcia indietro rispetto agli orientamenti iniziali: se nella prima bozza di Direttiva era infatti previsto l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di suddividere le gare in lotti del valore massimo di 500.000 euro (ricordiamo che nelle ultime gare bandite in Italia si parla, per i lotti più piccoli, di cifre che si aggirano sui 100 milioni), nella versione definitiva tale indicazione è scomparsa, sostituita da una più blanda disposizione in negativo (motivare, nel caso, perché non si proceda alla suddivisione).
– Disposizioni più rigide per il subappalto: in materia di subappalto, le Direttive europee prevedono regole più severe, con sanzioni che arrivano all’esclusione dalla procedura. Rigore anche sulle di offerte anormalmente basse, per contrastare il dumping sociale e garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori. Anche qui si deve però attendere il recepimento nazionale per avere un quadro più chiaro.
Del tutto nuova, poi, appare la procedura del “partenariato per l’innovazione”, che consentirà alle Pa di indire bandi di gara per risolvere un problema specifico, senza pregiudicarne la soluzione, lasciando così spazio al dialogo costruttivo tra Pa e offerente. Nessuna accelerazione, infine, per privatizzare i servizi pubblici: gli Stati membri restano liberi di decidere come desiderino siano eseguiti i lavori pubblici o erogati i servizi.