Gli ospedali dove si spende di più nei servizi di igiene sono quelli che registrano meno infezioni ospedaliere. Da oggi anche i numeri lo dimostrano, grazie a una ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà presieduta da Giorgio Vittadini in collaborazione con l’Università di Bergamo. I dati saranno presentati ufficialmente il 27 marzo pomeriggio al MiCo di Milano, in un workshop organizzato a completamento di Forum Pulire 2014.
Elaborazione di dati ufficiali
I dati elaborati provengono dalla Regione Lombardia e si riferiscono a trenta strutture ospedaliere lombarde. E i risultati dimostrano, nero su bianco, che laddove si spende di più per la pulizia le infezioni diminuiscono creando, di fatto, un risparmio, perché il costo delle infezioni ospedaliere, in termini umani ed economici, è talmente elevato da non essere nemmeno minimamente comparabile con l’investimento in pulizia. Ma il ragionamento, aggiungiamo noi, per ora limitato alle strutture sanitarie, potrebbe estendersi ad altri settori: le scuole, innanzitutto, dove i nostri figli entrano ogni giorno per passarci varie ore, e tutti gli altri ambienti in cui pulizia significa salute.
I tagli lineari non funzionano
Torniamo alla ricerca, che ha dato risultati straordinari nella loro evidenza. Il problema delle infezioni ospedaliere è oggi uno dei più caldi fra gli addetti ai lavori e l’opinione pubblica, perdipiù in un momento, come l’attuale, caratterizzato dal ricorso, da parte di molti stati tra cui l’Italia, a politiche di tagli lineari della spesa sanitaria (soprattutto blocco del turnover e taglio nei costi di fornitura con centralizzazione degli acquisti e tutto quello che sappiamo).
OMS: in Europa 37.000 morti per infezioni ospedaliere
Anche perché i dati OMS sulle infezioni ospedaliere parlano di centinaia di milioni di pazienti affetti ogni anno. Solo in Italia, nel triennio 2008-2010, si sono registrate 2.269.045 infezioni ospedaliere con 22.691 decessi. Se si allarga il quadro all’Europa, ogni anno i pazienti interessati dalle infezioni sono 4.700.000, con 37.000 morti e 16 milioni di giorni di degenza extra che si traducono in 7 miliardi di euro di costi in più per le strutture.
Chi più spende…
Costi umani ed economici che, almeno stando alla ricerca di Fondazione Sussidiarietà, potrebbero essere drasticamente abbattuti investendo di più nei servizi di igiene ospedalieri. L’analisi utilizza i dati dei ricoveri ospedalieri della Regione Lombardia, insieme alla popolazione di riferimento (l’organizzazione della sanità italiana è su base regionale). I dati, analizzati per reparto, confrontano strutture omogenee e prendono in considerazione le spese per la pulizia “per ricovero” e “per letto”. La prima cosa che emerge, guardando gli istogrammi, è che più sale la colonnina delle spese per l’igiene ambientale (sia per ricovero, sia per posto di degenza), più si abbassa l’incidenza delle infezioni, fino ad arrivare, addirittura, a casi di scarse o zero infezioni (con una spesa per l’igiene congrua).
Spesa per l’igiene e infezioni: più aumenta una, più calano le altre
La ricerca, che ha impiegato un modello econometrico con repressori multipli, per tenere conto degli impatti sulle infezioni per reparto delle diverse caratteristiche dei pazienti e degli ospedali, mostra dunque l’esistenza di una relazione negativa tra spese per i servizi di igiene e i tassi di infezioni ospedaliere: ciò significa che, come detto all’inizio, le aziende ospedaliere con spese maggiori per i servizi di igiene presentano tassi di infezione più ridotti. E’ dunque il caso di domandarsi, da oggi a ragion veduta e con il supporto dei numeri, se la politica del contenimento delle spese nei servizi di igiene in ospedale non sia quantomeno miope e rischiosa.
Sporcizia, ma quanto mi costi? Il vero risparmio è pulire
Ma non è tutto: perché non allargare la prospettiva a tutti quegli ambienti in cui pulizia significa salute e salute significa non solo benessere, ma anche produttività? Quanto costa negli uffici e nelle ditte l’assenteismo da Sbs (Sick building syndrome, o sindrome da edificio malsano)? Si tratta di costi che, ancora allo stato attuale, non sono semplici da valutare. L’impatto economico però c’è, e si vede. In attesa di uno studio italiano analogo a quello qui presentato per la sanità, ci limitiamo a ricordare che da recenti studi negli Usa e in Inghilterra si parla di cali della produttività oltre il 30% e di danni economici nell’ordine dei 20 miliardi di dollari. E le scuole? I ragazzi ci passano tutti i giorni varie ore, e spesso capita che si ammalino. D’accordo, in comunità le malattie si propagano più facilmente, ma quante di queste patologie sono dovute alla scarsità di igiene degli ambienti? E se valesse anche qui il principio che, naturalmente con risvolti ben più drammatici, vale per gli ospedali? Insomma, non è che il vero risparmio… è pulire bene?