Il problema c’è, tanto che diverse regioni ormai, capofila la Lombardia, si sono mosse con provvedimenti anche drastici. Parliamo del sovrappopolamento delle nutrie (nome lineeano: myocastor coypus), che negli ultimi mesi ha raggiunto dimensioni non più sostenibili in molte aree della Penisola, su tutte la pianura Padana e le coste adriatiche e tirreniche fino ad Abruzzo e Lazio.
Un problema divenuto insostenibile
Le cause? La sempre più frequente liberazione nell’ambiente da parte di diversi allevatori insoddisfatti della loro scarsa rimuneratività, unita alla notevole prolificità di questi animali, comune a moltissime specie di roditori. Si pensi solo che una femmina matura (il che significa con più di 6 settimane di vita) partorisce due-tre volte all’anno fino a 13 piccoli. Questo ha fatto sì che le nutrie raggiungessero, in certi territori, le centinaia di migliaia di esemplari (in Lombardia ce ne sarebbero 2 milioni), con danni anche molto seri alle colture agricole e persino alla stessa integrità ambientale. Infatti questi animali prediligono vivere lungo corsi d’acqua e argini di fiumi, scavano cunicoli e reti di gallerie anche molto lunghe e profonde vicino ai corsi d’acqua e fra le radici degli alberi. Il che, in tempi di dissesto idrogeologico, non è proprio il massimo. A ciò si deve aggiungere che la mole non indifferente di questi animali, che con la coda possono superare ampiamente il metro di lunghezza e arrivano tranquillamente a 10 chilogrammi di peso, fa sì che un individuo maschio adulto necessiti di 1,5-2,5 chili di cibo fresco al giorno (prevalentemente radici, tuberi e rizomi), fra cui anche piante coltivate: ampio, infatti, è lo spettro trofico di questi animali dal corpo robusto e tozzo. Introdotti in Italia nel 1928 a scopo di allevamento commerciale (pellicceria), questi mammiferi-roditori vengono dal Sudamerica e il controllo del loro popolamento è sempre stato un problema, specie in certe aree d’Italia, anche per le strutture di stabulazione spesso inadeguate e gli allevamenti improvvisati. E quelli al territorio e alle coltivazioni non sono gli unici danni: oltre agli argini-groviera e ai raccolti rovinati, le nutrie costituiscono anche un potenziale problema sanitario (in quanto portatrici di alcuni parassiti alcuni dei quali trasmissibili all’uomo) e di sicurezza stradale, visto che sono sempre di più le segnalazioni di incidenti dovuti ad improvvisi attraversamenti delle sedi stradali da parte di questi roditori.
Il Dl 91/2014: le modifiche alle norme esistenti
Tutte ragioni per cui, con il decreto -legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, è stata apportata una modifica all’articolo 2, comma 2, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” inserendo le nutrie nell’elenco delle specie nocive alle quali non viene accordata alcuna forma di tutela. Pertanto le nutrie, dallo status di “fauna selvatica”, e quindi protetta, sono transitate allo status di “specie nociva”, alla stregua di animali infestanti e dannosi. Un’altra importante modifica è l’introduzione di un nuovo comma 2-bis, che, richiamando l’art. 1, comma 3 della legge-quadro, dispone che: “Nel caso delle specie alloctone, con esclusione delle specie da individuare con decreto del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, sentito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), la gestione è finalizzata all’eradicazione o comunque al controllo delle popolazioni”.
Cosa significa?
Fuori dai tecnicismi, ciò significa che le nutrie, tornate allo stato di “res nullius”, potranno essere abbattute più facilmente perché, al pari di altre specie ritenute dannose (talpe, ratti, topi propriamente detti, arvicole), non fanno più parte della fauna selvatica considerata patrimonio dello Stato. Alla luce della modifica normativa, per chiarirne le modalità applicative, Direttore Generale della sanità animale e dei servizi veterinari del Ministero della salute Silvio Borrello e il Direttore generale dello sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali Giuseppe Cacopardi) hanno firmato il 31 ottobre una circolare interministeriale, indirizzata alle Autorità regionali e provinciali, con la quale vengono individuati percorsi gestionali per la riduzione di tale specie. In particolare, la modifica in questione ha prodotto due effetti: a) trasferire la competenza sulla gestione delle nutrie, attualmente in capo alle Regioni e alle Province, ai Comuni; b) consentire nella gestione delle problematiche relative al sovrappopolamento delle nutrie, l’utilizzo di tutti gli strumenti sinora impiegati per le specie nocive (non solo per il contenimento, ma anche per l’eliminazione totale di questi animali analogamente a quanto si fa nelle derattizzazioni). In tutto questo, c’è da prevederlo, le imprese avranno un ruolo molto importante.
La circolare interministeriale
Ciò premesso, e tenuto conto che alcuni enti locali hanno già intrapreso azioni ad hoc, la nota interministeriale richiama l’attenzione nella predisposizione di linee guida per la gestione delle problematiche connesse al sovrappopolamento delle nutrie, sui seguenti punti: necessità di una valutazione demografica della popolazione delle nutrie sul proprio territorio di competenza; opportunità di piani di controllo, anche in forma consortile di Comuni, che richiamino le norme tecniche predisposte dall’Ispra, ivi comprese le tecniche di cattura (trappolaggio, ecc.), tecniche di abbattimento e smaltimento delle carcasse nel rispetto della normativa vigente, eventualmente individuando sistemi alternativi alla distruzione; non applicabilità della legge 20 luglio 2004, n.189, recante “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”, in forza del fatto che il richiamato decreto legge n. 91 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014 ha escluso le nutrie dal novero della fauna selvatica e quindi dalle specie oggetto di tutela.