Sulla mancata indicazione dei costi della manodopera nell’offerta economica di una gara d’appalto la Corte di giustizia europea si è recentemente pronunciata ammettendo una sorta di “sanatoria correttiva” da parte delle imprese qualora a non essere chiara sia la pubblica amministrazione. Ci riferiamo in particolare alla sentenza della sezione 9, del 2 maggio scorso, in merito alla domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio con l’ordinanza del 20 marzo 2018.
“I principi della certezza del diritto, della parità di trattamento e di trasparenza, quali contemplati nella direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE, devono essere interpretati nel senso che essi non ostano a una normativa nazionale”, come quella italiana, “secondo la quale la mancata indicazione separata dei costi della manodopera, in un’offerta economica presentata nell’ambito di una procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico, comporta l’esclusione della medesima offerta senza possibilità di soccorso istruttorio, anche nell’ipotesi in cui l’obbligo di indicare i suddetti costi separatamente non fosse specificato nella documentazione della gara d’appalto, sempreché tale condizione e tale possibilità di esclusione siano chiaramente previste dalla normativa nazionale relativa alle procedure di appalti pubblici espressamente richiamata in detta documentazione. Tuttavia, se le disposizioni della gara d’appalto non consentono agli offerenti di indicare i costi in questione nelle loro offerte economiche, i principi di trasparenza e di proporzionalità devono essere interpretati nel senso che essi non ostano alla possibilità di consentire agli offerenti di sanare la loro situazione e di ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa nazionale in materia entro un termine stabilito dall’amministrazione aggiudicatrice”.
Ad affermarlo a chiare lettere sono stati proprio i giudici europei: al centro della questione, l’interpretazione della Direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE, nonché dei principi del diritto dell’Unione in materia di appalti pubblici. Tale domanda è stata presentata nell’ambito di una controversia tra la Lavorgna Srl da una parte e, dall’altra, i Comuni di Montelanico, Supino, Sgurgola e Trivigliano, in merito all’aggiudicazione di un appalto pubblico a una società che ha omesso di indicare separatamente i costi della manodopera nella propria offerta economica. Per i giudici, la società è stata indotta in errore dalla scarsa chiarezza della documentazione di gara predisposta dalla Pubblica amministrazione, ed ha quindi diritto a intervenire in riparazione. Insomma, uno spiraglio per le imprese se a sbagliare è la Pa.