Dopo diversi tentativi in questo senso, nessuno dei quali sinora giunto a buon esito, la legge 206/2021 recante “Delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie” introduce, per le cause di lavoro, l’istituto della “negoziazione assistita”.
Mentre si attende l’apposito decreto attuativo per l’effettiva operatività dell’istituto, qualche considerazione si può già fare: si tratta di uno strumento che agisce sullo stesso piano della cd. “conciliazione sindacale”, ma con una serie di importanti differenze: innanzitutto non avviene in “sede protetta”, ossia presso sindacati datoriali o dei lavoratori (es. Camere del lavoro), ma presso avvocati e consulenti del lavoro, che si vedono attribuire dalla norma agevolazioni fiscali e il “vantaggio” di poter fruire della modalità online, cioè telematica.
Non si tratta di un tema squisitamente tecnico, per addetti ai lavori o di poco conto. Tutt’altro, e ciò vale soprattutto per il settore pulizie/ multiservizi/ servizi integrati in cui, essendo per natura ad altissimo contenuto di manodopera, le controversie giuslavoristiche sono all’ordine del giorno. E’ una novità, quella della negoziazione assistita (peraltro “avvantaggiata”, sé non altro per la “scorciatoia” telematica che potrebbe far gola, specie in tempi di smart working e riunioni a distanza) vista con perplessità “bipartisan” sia dai datori che dalle sigle dei lavoratori.
Va detto infatti che la conciliazione svolta nelle sedi sindacali (“zone protette”) garantisce neutralità, imparzialità e il corretto bilanciamento degli interessi, a garanzia di un’effettiva efficacia e validità concreta -e non solo legale- degli accordi. Lo dimostra il fatto che tale attività rientra tra quelle che, negli anni, hanno contribuito maggiormente a deflazionare il contenzioso nelle materie del lavoro in modo semplice e con risultati guardati da entrambe le parti con soddisfazione.
L’auspicio, da più parti, è che in sede di attuazione della legge-delega vengano introdotte norme “correttive” che attenuino l’evidente “penalizzazione” della conciliazione sindacale rispetto all’istituto ora concorrente garantendo parità di condizioni. Perché, ad esempio, non estendere anche a quest’ultima gli incentivi fiscali o anche la possibilità di procedere per via telematica, prassi ormai consolidata in questi anni anche da parte delle organizzazioni sindacali?