(tratto da: “GSA” n.5, Maggio 2009)
A Napoli il Convegno organizzato da Anip/Fise e Unione Industriali ha denunciato i gravi elementi di criticità e avanzato proposte costruttive per lo sviluppo del settore.GSA media partner dell’iniziativa.
Crisi industriale come conseguenza della crisi finanziaria, crisi di liquidità, dovuta a uno stretto giro di vite delle banche relativamente all’accesso al credito, ritardati pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni, male congenito del sistema Italia: questi i fattori di allarme che stanno portando al collasso le imprese del settore delle pulizie, che a Napoli, il 27 marzo scorso, si sono interrogate sul proprio futuro, cercando di individuare come uscire da questa situazione di grave.
Organizzato da Anip, l’Associazione Nazionale Imprese di Pulizia di Confindustria, che riunisce oltre 200 aziende che fatturano 980 milioni di Euro e occupano 30.000 addetti, il Convegno sul tema “Il futuro nei servizi integrati e di pulizia: come crescere?” è stato ospitato nella sede dell’Unione Industriali di Napoli, in quanto la Campania conta su una significativa presenza di aziende, molte delle quali leader a livello nazionale e sconta pesantemente la crisi industriale che sta impattando sul comparto, con una consistente riduzione delle prestazioni richieste, con punte fino all’80% per il Ministero della Difesa, conseguenza dei tagli della spesa pubblica.
Ospiti di Giovanni Lettieri, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, si sono confrontati Claudia Giuliani, Presidente Anip, Massimo Diamante, Vice presidente Anip, Aristide del Grosso, Presidente Sezione Impianti Facility Management e Global Service Unione Industriali Napoli, Matteo Marino, presidente AFED, e Franco Tumino, presidente Ansct Lega Coop, le cui tesi sono state avvalorate da una serie di testimonianze concrete, tese a denunciare le difficoltà operative e a individuare le possibili soluzioni.
Luci e ombre
I lavori si sono aperti con un filmato che ha illustrato l’unicità di Napoli, sempre orgogliosa protagonista, nel bene e nel male, della storia del nostro paese: le bellezze naturali, che rendono Napoli un ineguagliabile sospiro mondiale, le eccellenze artistiche e culturali, con nomi che sono patrimonio dell’umanità, l’impegno imprenditoriale, che segna la voglia di riscatto e di affermazione di una terra che ha vissuto l’umiliante stagione “dei rifiuti”, su cui gravano anche le pesanti ombre della malavita organizzata, oppressa da contraddizioni che tuttavia non hanno mai spento la sua capacità di reazione, impersonata a livello nazionale e internazionale dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Vincenzo Greco, vicepresidente dell’Unione Industriali, delegato dal Presidente Lettieri trattenuto da inderogabili impegni istituzionali, è entrato immediatamente nel merito delle questioni oggetto del Convegno, sottolineando come la crisi del sistema dei servizi sia arrivata al culmine, alla luce dei dati preoccupanti del quarto trimestre 2008 e del trend in peggioramento che il 2009 continua a evidenziare. Per Greco sono due i punti su cui occorre intervenire: l’accesso al credito e i rapporti tra le piccole e medie imprese e le pubbliche amministrazioni. A suo giudizio, se da una parte la stretta creditizia può essere imputata alla situazione congiunturale, dall’altra il ritardo dei pagamenti delle Pubbliche Amministrazione è un’anomalia tutta italiana, slegata dal momento contingente. Si tratta di una impostazione culturale che è unica in Europa e alla quale occorre porre rimedio. L’Unione Industriali di Napoli si è posta il rispetto delle regole da parte degli appaltatori come priorità da perseguire sia a livello territoriale sia a livello nazionale e ha proposto, quale boccata d’ossigeno per le imprese strozzate finanziariamente, un compensazione fiscale, per evitare di distrarre risorse economiche dalle casse delle aziende, mentre, per spuntare condizioni favorevoli per l’accesso al credito, ha indicato una soluzione nell’aggregazione di imprese. Questo per quanto riguarda la sopravvivenza immediata, ma, per lo sviluppo, Greco ha sottolineato come non ci possa essere crescita aziendale senza crescita delle risorse umane e ha sollecitato a investire in formazione del personale, anche a livello medio basso, con corsi non solo direttamente legati alla operatività ma apportatori di valore aggiunto – come informatica e inglese – che rendono moderne ed “europee” le imprese. E ha indicato nei fondi professionali la fonte di finanziamento della formazione.
Iniziative per la crescita del settore
Claudia Giuliani, presidente Anip/FISE, ha spiegato come l’incontro di Napoli sia la prima tappa di un percorso itinerante che Anip ha intenzione di effettuare per condividere con le associazioni territoriali del sistema confindustriale il monitoraggio delle singole realtà, il confronto sulla difficile situazione economica e finanziaria del Paese e la ricerca di soluzioni, per consentire non solo la sopravvivenza ma anche lo sviluppo del settore dei servizi.
E ha illustrato le altre iniziative messe in atto da Anip per affrontare il momento particolarmente critico, in quanto sia la committenza pubblica, sia la committenza privata stanno scaricando le proprie difficoltà sui servizi, gli uni accentuando i ritardi nei pagamenti, gli uni e gli altri tagliando le spese per le prestazioni di pulizia e dei multiservizi.
Inoltre, ha sottolineato Giuliani, il comparto non è tutelato a livello di sistema, per cui le imprese non possono accedere al credito e devono inoltre scontare tassi passivi di tale entità da impedire di investire gli eventuali utili, sempre più esigui, per la crescita aziendale.
Per questo Anip ha individuato nella sinergia tra diverse Associazioni di rappresentanza lo strumento per sviluppare interventi e capacità che altrimenti non troverebbero espressione né ascolto. Come il tavolo costituito da Confindustria (del cui sistema Anip/Fise è parte) con ABI, per trovare una soluzione al finanziamento delle imprese; come il Taiis, Tavolo Interassociativo Imprese di Servizi, che persegue obiettivi comuni ai diversi sistemi di rappresentanza, superando divergenze che danneggiano il sistema; come il tavolo UNI, iniseme con Afed e Ance, per definire standard tecnici di riferimento per il settore, che conferiscono al comparto un carattere produttivo e industriale; come il Comitato Permanente dei Sistemi di Pulizia, costituto con Afed per dare forza e voce a tutta la filiera. Per Claudia Giuliani la messa in comune di idee e risorse è il fattore comune che può meglio sostenere le imprese del settore a superare la crisi e a gettare le basi per uno sviluppo moderno e duraturo.
Relazioni industriali e bilateralità
A supporto di quanto esposto dal Presidente Anip, Massimo Diamante, vicepresidente con delega alle relazioni industriali, ha sottolineato come la peculiarità delle imprese di servizi, caratterizzate da una netta prevalenza della componente mano d’opera, costituisca una debolezza in situazioni di crisi, in quanto l’attività di pulizia non è percepita come servizio strategico, per cui è la prima voce di spesa a essere tagliata dalla committenza in momenti di crisi. Inoltre, nonostante l’incremento da parte del mondo industriale e privato del ricorso alla terziarizzazione dei servizi, non esiste un quadro legislativo che tuteli il comparto, che, oltre a essere soggetto a una forma di tassazione che Diamante non ha esitato a definire “perversa” (l’Irap colpisce soprattutto le aziende ad alto tasso di mano d’opera e non permette di scaricare gli oneri finanziari), è pervaso da una irregolarità diffusa che si traduce in evasione contrattuale e fiscale, dannosa per le aziende in regola. È una questione di sopravvivenza, che richiede regole nuove e chiare da parte del legislatore e, contemporaneamente, una serie di alleanze istituzionali con tutte le componenti sensibili della filiera, per creare le condizioni di sviluppo. Diamante ha sottolineato come positivo il tavolo che si è creato in fase di rinnovo contrattuale e che ha uniformato, nell’applicazione, il mondo delle imprese private e quello cooperativo, ma ha ribadito la necessità di operare una rivoluzione culturale da parte della committenza, che deve chiamata a un senso di corresponsabilità, e ha sollecitato l’effettiva operatività degli enti bilaterali, finanziati dalle aziende e dai lavoratori, per il perseguimento, a breve, degli obiettivi comuni.
Unione e formazione
Aristide del Grosso, presidente della Sezione Impianti Facility Management e Global Service dell’Unione Industriali di Napoli, ha evidenziato come la tendenza di un’imprenditoria moderna sia quella di concentrare le proprie risorse sull’attività principale, lasciando la gestione dei servizi a imprese esterne, che offrono competenza e vantaggi economici. Negli ultimi anni, ha evidenziato del Grosso, nonostante ci sia stata un’apprezzabile diffusione del contratto Global Service, che prevede il raggiungimento di un risultato operativo che vada oltre la mera realizzazione dei compiti assegnati, la filiera delle imprese operanti nel settore dei servizi integrati di Facility Management non ha trovato una rappresentatività organica e unitaria. Soprattutto in un momento critico come quello attuale, ha affermato il responsabile della Sezione Impianti Facility Management, è opportuno sviluppare iniziative di filiera settoriale, che affrontino i temi caldi del mercato specifico: appalti pubblici, ritardi di pagamento, regolarità del mercato. A questo proposito, del Grosso ha lamentato la forte concentrazione degli affidamenti di appalti pubblici di elevato valore unitario, favorito da Consip, che ha portato alla costituzione di concentrazioni imprenditoriali con elevata capacità finanziaria, ma senza know how specifico, che ha ridotto la possibilità di partecipazione di una larga parte di mercato costituita da piccole e medie imprese. Per fare fronte a questa distorsione, occorre mettere in atto azioni difensive, come la costituzione di Consorzi Temporanei di Imprese o di un Consorzio Stabile, che dia la possibilità alle diverse imprese di rispondere, di volta in volta, a gare d’appalto complesse, che richiedono competenze specifiche in ambiti diversi, o, ancora, ricorrere alla fusione, ossia la costituzione di una nuova persona giuridica a opera di diversi imprenditori con specifiche specializzazioni.
Ma perché le diverse forme di aggregazione possano trovare la giusta posizione all’interno del mercato, è indispensabile operare in una situazione trasparente e rispettosa delle regole, che non privilegi il massimo ribasso nell’assegnazione degli appalti, che non obblighi ai sub affidamenti in cui la marginalità delle imprese è uguale a zero, ma che valorizzi la qualità e la specializzazione.
E qualità significa formazione come aggiornamento continuo, unico punto di partenza per contrastare un mercato sempre più debole perché sempre più tecnologico. E qui, a parere di del Grosso, assume un ruolo strategico la politica delle associazioni, che devono trovare forme di aggregamento in cui la filiera, dalla progettazione alla gestione, abbia la possibilità di unirsi grazie a una rappresentanza che possa rafforzare il peso e il ruolo del comparto rappresentato.