HomesanitàL’attenzione al lavoro “verde” cresce e cambia il mercato

L’attenzione al lavoro “verde” cresce e cambia il mercato

(tratto da “GSA” n.9, Settembre 2010)

 

Negli ultimi anni l’attenzione alle tematiche verdi ha assunto nel campo del cleaning professionale un ruolo sempre più centrale, diventando spesso una determinante nella scelta di fornitori e servizi.

 

Ciò è accaduto anche per le pubbliche amministrazioni, che recependo anche direttive promosse dall’Unione Europea hanno dato vita alla pratica cosiddetta del Green Public Procurement (traducibile con “acquisti verdi della pubblica amministrazione) cambiando di fatto gli scenari sia per i dealer che per le imprese di servizi con effetto domino che ha contagiato anche gli altri scenari.

“GPP”, cos’è e come si applica

La pratica del Green Public Procurement  – in dettaglio – consiste nella possibilità di inserire criteri di qualificazione ambientale nella domanda che le Pubbliche Amministrazioni esprimono in sede di acquisto di beni e servizi , con la duplice finalità di diminuire il loro impatto ambientale e creare al contempo un “effetto traino” sul mercato dei prodotti ecologici per innestare un circolo virtuoso tra le imprese. Se pensiamo che gli acquisti pubblici rappresentano infatti in Italia circa il 17% del Prodotto Interno Lordo (PIL) e nei Paesi dell’Unione Europea circa il 14% è facile capire l’effettiva portata di trascinamento del fenomeno, ulteriormente ampliata dalle normative dedicate al settore negli ultimi anni.

Il ricorso al Green Public Procurement nasce ufficialmente a livello europeo nel 1994, con la direttiva 2004/18/CE del 31 marzo 2004 relativa al “coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture, di servizi e di lavori” che a livello normativo riconosce la possibilità di inserire la variabile ambientale come criterio di valorizzazione dell’offerta. Nel 1996 alla direttiva seguono prima il “Libro verde sulla politica integrata dei prodotti” e successivamente il Sesto Programma d’Azione in campo ambientale, con puntualizzazioni successive nella Politica Integrata di Prodotto (IPP – Integrated Product Policy).

Lo scenario italiano

Nel Belpaese l’uso del “Green Public Procurement” non è obbligatorio. Esistono tuttavia alcune norme che ne sollecitano l’introduzione stabilendo dei requisiti specifici o precisi obiettivi per l’acquisto e l’utilizzo di determinati prodotti o servizi. Dal Decreto Ronchi (D. lgs. 22/97 art. 19), modificato da L.448/01, che stabilisce l’acquisto di almeno il 40% del fabbisogno di carta riciclata, al DM del 27/3/98 in cui si delibera che una quota del parco autoveicolare debba essere costituita da veicoli elettrici, ibridi o ad alimentazione naturale dotati di dispositivi di abbattimento delle emissioni,  proseguendo poi con la Finanziaria del 2002 (L. 448/01, art.52) che ha sancito l’obbligo di riservare almeno il 20% del totale all’acquisto di pneumatici ricostruiti.

A livello regionale è poi intervenuto il DM 203 del 8/5/2003 che ha invitato le regioni a definire norme affinché gli enti locali coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato in misura non inferiore al 30%. Tale formula è stata esplicitata ed introdotta all’interno delle gare pubbliche, prevedendo in sede di formulazione di gare per la fornitura e l’installazione di manufatti e beni e nella formulazione di capitolati di opere pubbliche l’adozione di criteri tali da ottemperare al rispetto delle quote previste dal decreto.

Nell’aprile 2006 in attuazione delle direttive europee è stato pubblicato il Codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (D.lgs 12/05/2006, n. 163). Il Codice Appalti non ha reso obbligatoria la pratica degli acquisti verdi ma ha preferito lasciare la possibilità a tutte le amministrazioni ed agli Enti Locali di effettuare “scelte ambientalmente e socialmente preferibili”: all’art. 2 comma 2 (principi) si legge in particolare che “Il principio di economicità può essere subordinato, …, ai criteri previsti dal bando ispirati ad esigenze sociali nonché alla tutela della salute e dell’ambiente ed alla promozione dello sviluppo sostenibile“.

Per le Pubbliche Amministrazioni diventa quindi possibile fare acquisti verdi intervenendo nelle 5 fasi previste dalla normativa sugli appalti: definizione degli oggetti di appalto, definizione delle specifiche tecniche (art. 68 D.Lgs 163/06), selezione dei candidati (art. 38 e 39 D.Lgs 163/06), aggiudicazione dell’appalto (art. 81, 84 D.Lgs 163/06) ed esecuzione dell’appalto (art. 69 D.Lgs 163/06).

Nel 2008 è stato adottato con il Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 Aprile 2008 (G.U. n. 107 dell’8 maggio 2008), il Piano d’Azione Nazionale per il GPP (PAN GPP) con l’obiettivo di massimizzare la diffusione del GPP presso gli enti pubblici e far così dispiegare in pieno le sue potenzialità in termini di  miglioramento ambientale, economico ed industriale. In tandem è stata creata anche una pagina web sul sito del Ministero dell’Ambiente, dove verranno esposti i monitoraggi annuali di verifica dell’applicazione del piano.

In questo panorama anche le associazioni di categoria si sono attrezzate per promuovere la cultura  a tutto tondo del green cleaning, come AfidampFab che ha promosso lo scorso 24 giugno il suo “Ecocleaning Day”. Una giornata dedicata alle tematiche verdi nel corso della quale sono stati premiati anche i vincitori del Clean Green Afidamp Award, l’oscar che premia i prodotti dal carattere spiccatamente ecosostenibile. Nel corso della stessa giornata è stata anche presentata una ricerca sul panorama mondiale del Green Procurement: le PMI italiane appaiono ancora arretrate rispetto ad esempio alle cugine americane, che sono però spinte all’innovazione anche dalla regolamentazione che vede 21 Stati americani su 50 adottare regolarmente pratiche di green procurement nelle proprie gare d’appalto. Tuttavia l’onda lunga del fenomeno sta colpendo anche le aziende non strettamente legate alle commesse pubbliche, innescando in più di un caso best practice virtuose. Supermercati verdi, certificazioni ecologiche, metodi di lavoro attenti all’ambiente piacciono sempre più ai committenti e rendono le aziende più competitive nel proprio mercato di riferimento.

Le nuove regolamentazioni in arrivo, unite ad una sensibilità generale accresciuta rispetto ai temi dell’ecosostenibilità, fanno tuttavia presumere che il Green Public Procurement vedrà una forte ascesa nei prossimi tempi anche nel nostro Paese. Ultima a deliberare in tal senso la Commissione Europea, che ha proposto per gli  Stati Membri il raggiungimento di un target di diffusione del GPP del 50% entro la fine del 2010, attraverso l’adozione di criteri ambientali comuni nelle procedure d’acquisto per i beni e servizi individuati come prioritari.

Dealer ed imprese quindi comincino ad attrezzarsi: il futuro – per fortuna – sarà sempre più verde.

 

Alessandro Gigante

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