(tratto da “GSA” n.8, Agosto 2010)
Afidamp Servizi organizza la prima fiera Pulire Eurasia con l’intento di avvicinare due continenti sotto la buona stella del cleaning professionale. Il momento è propizio, niente doma la crescita impetuosa della Turchia: tra voglia d’occidente e di investimenti, l’occasione appare irrinunciabile.
La prima volta non si scorda mai: per definizione. Speriamo sia cosi anche per l’imminente prima di Pulire Eurasia, al via il prossimo 30 settembre a Istanbul presso il World Trade Center. Immaginate di unire Oriente ed Occidente nel buon nome del cleaning e avrete trovato il giusto motivo per partecipare alla primissima edizione di Pulire Eurasia.
La sicurezza di un format vincente
Tutto nuovo tranne il format che, ormai, è più che consolidato dopo gli straordinari risultati ottenuti nell’ultimo anno nei vari eventi fieristici proposti nel mondo. Afidamp Servizi è infatti una garanzia in fatto di organizzazione e lo testimoniano ampiamente i dati ottenuti nel corso delle manifestazioni precedenti. Quest’anno Afidamp Servizi ha posato lo sguardo su una parte del mondo ancora inesplorata per il comparto del cleaning, con l’intenzione di avviare un proficuo rapporto di partnership con un Paese, la Turchia, che – dal punto di vista geopolitico – è un diamante tra le pietre preziose.
…da esportare tra i tesori d’oriente
«L’idea, il progetto, il profilo di una fiera in Turchia – ci spiega Toni D’Andrea, AD Afidamp Servizi – replica l’intenzione di altri progetti analoghi portati avanti da Afidamp in questi anni. Vogliamo essere i primi a generare la domanda del cleaning in aree geografiche ad altissimo potenziale, lo abbiamo fatto qualche anno fa con l’India, con il Sud-Est Asiatico, oggi vogliamo farlo con l’Asia Minore. Turchia, Iran, Iraq, Siria, Libano, Giordania, e poi Georgia, Azerbaijan, Kazakhstan, Turkmenistan, Uzbekistan sono i Paesi con i quali Pulire vuole cucire rapporti di scambio, di relazioni commerciali, di dialogo. L’Italia in molti di questi paesi è partner privilegiato; lo è da moltissimi anni. L’idea di costruire un presidio nel settore cleaning, in quella regione del mondo, rappresenta la volontà di guardare al futuro, un futuro prossimo nel quale c’è un’Europa che, dilatando i suoi confini, si ritrova accanto un continente di enormi dimensioni che mostra ogni giorno i sintomi di un’evoluzione in atto e nel quale vogliamo essere presenti con un ruolo chiaro e visibile».
Eurasia: il punto d’incontro tra due continenti
Benché la fiera si svolga ad Istanbul, in Turchia, sarà tutta l’Asia minore ad essere coinvolta all’appuntamento con Pulire: Pulire Eurasia è infatti il nome scelto per la manifestazione, una dichiarazione d’intenti che non lascia spazio a dubbi sui destinatari dell’evento. L’Eurasia è infatti situata tra i paesi balcanici e il Medio Oriente, un’area che si estende dalla Grecia all’Iran, dalla Russia meridionale all’Egitto. Una regione da 380 milioni abitanti che ha registrato nel corso degli ultimi 10 anni una crescita vertiginosa delle proprie ricchezze e dei propri standard qualitativi. Un distretto gigantesco nella quale il processo di crescita economica e di evoluzione sociale è cominciato con grande efficacia. L’Eurasia rappresenta dal punto di vista geopolitico il luogo più strategico del mondo: Il contenitore delle maggiori risorse energetiche del pianeta.
Il 2010 è l’anno della Turchia
Stringendo il campo, la Turchia è un paese geograficamente asiatico, dacché il 97% del territorio è nel continente asiatico, perfettamente integrato agli standard dell’Europa continentale, una nazione con oltre 70 milioni di abitanti dei quali oltre 15 vivono nella capitale. Istanbul è una grande metropoli internazionale, è il centro municipale più grande d’Europa e rappresenta la seconda area metropolitana più popolosa in Europa dopo Mosca, una piazza commerciale tra le più importanti del mondo, è stata dichiarata capitale della cultura per l’anno 2010.
L’economia turca
Il Governo turco ha attuato con determinazione il programma di risanamento economico concordato con il FMI a partire dal 1999, conseguendo importanti risultati che hanno reso in questi anni l’economia turca sempre più robusta e stabile. Il Paese si è infatti ripreso dalla crisi con caparbietà ed impegno, riportando una crescita dell’8% nel 2002, del 6% nel 2003, di quasi il 10% nel 2004, del 7,7% nel 2005, del 6% nel 2006 e, seppur in tono minore, del 4,5% nel 2007. Dal 2002 al 2007, inoltre, l’export è aumentato del 200% (con i Paesi vicini del 478%), l’interscambio commerciale del 216%, le importazioni del 340%, il PNL del 187%. Anche a fronte di una crisi strutturale che ha genuflesso l’economia mondiale, la Turchia ha parzialmente tenuto e la crescita è stata pari all’1,1% (PIL del valore di 741 miliardi di dollari, per un reddito pro capite pari 10.436 dollari) anche grazie ai settori forti quali il comparto automobilistico e delle costruzioni, la produzione di elettrodomestici, l’industria tessile e quella del cemento.
Investimenti a raffica: privatizzazioni e scambi con l’Unione
Lo sviluppo economico del Paese è stato raggiunto anche grazie all’attuazione di importanti riforme strutturali, quali la legge quadro sugli investimenti esteri, la normativa che disciplina la creazione di imprese e un intenso programma di privatizzazioni, i cui introiti negli ultimi anni hanno raggiunto i 20 miliardi di dollari. Dal 2003 ad oggi le privatizzazioni hanno fatto entrare nelle casse del Tesoro turco oltre 32,5 miliardi di dollari. Il grado di apertura della Turchia al commercio internazionale è elevato. Il Paese ha un sistema produttivo trainato dalle esportazioni che, a sua volta, si alimenta grazie alle forniture di beni intermedi e di investimento. Nel 2008 l’interscambio commerciale della Turchia con il resto del mondo è stato pari a 333,8 miliardi di USD (+ 28% rispetto al 2007), con esportazioni con un valore di 132 miliardi (+23% rispetto al 2007) ed importazioni a quota 201,8 miliardi (+18,7%).
Il 42,5% dell’interscambio commerciale turco si è svolto con l’Unione Europea, un dato in leggero calo rispetto agli anni passati, effetto anche del rallentamento della crescita a livello europeo e dell’incremento delle relazioni commerciali con tutti i Paesi limitrofi o di “interesse regionale”. Quanto all’area caucasica e mediorientale, il 2008 ha fatto registrare un incremento sostanziale dell’interscambio commerciale. Se con Teheran solo alcuni anni orsono l’interscambio a stento raggiungeva i 2 miliardi di USD, dovuti quasi esclusivamente al gas naturale, nel 2008 esso ha toccato quota 10 miliardi (+32,4% rispetto al 2007). Restano inoltre particolarmente brillanti i risultati commerciali della Turchia con altri Paesi, a partire da Ucraina (incremento dell’interscambio del 41% rispetto al 2007), Georgia (+67,8%) e Azerbaijan. Da notare infine l’aumento dei rapporti commerciali con alcuni Paesi ritenuti “strategicamente” importanti quali l’Arabia Saudita (+ 42%), Emirati Arabi Uniti (+97%), Qatar (+288%), Israele (+25%), Iraq (+71%) ed Egitto (+48%).
Con l’Italia la Turchia detiene rapporti commerciali più che ottimi: siamo tra i cinque partner privilegiati dopo i colossi russi, cinesi statunitensi e teutonici. Da gennaio a maggio 2010, la Turchia ha importato prodotti italiani per 3.836.275 dollari (con una variazione sul periodo corrispondente del 45,92%) ed esportato per 2.803.530 dollari ( con 31,07 % var.)
Una crescita record: medaglia d’argento dopo la Cina
Se fossero Olimpiadi, sarebbe medaglia d’argento. In termini di ripresa economica la Turchia è seconda solo alla Cina. È recente fa il dato fornito (vedi Sole 24 Ore dell’ 1/7/2010) dall’Ufficio statistico turco (TUIK) in merito alla crescita economica nel primo trimestre dell’anno in corso: l’economia turca si attesta ad un +11,7% (a prezzi costanti) rispetto allo stresso periodo del 2009: l’anno scorso si era chiuso con un PIL in calo del 4,7%, mentre il primo trimestre dello scorso anno si chiuse con un -14,5%. La crescita del PIL, trainata dai dati sulle esportazioni (+34,5% nel mese di maggio) , dall’andamento del comparto manifatturiero e dal settore edilizio, e’ seconda -in ambito G20- solo al l’inarrestabile trend positivo dell’economia cinese (+9,3% nel primo trimestre). Merito – secondo gli analisti locali – di un’ottima gestione finanziaria, fiscale e politica, attuata dal governo dal 2008 ad oggi. Forte dunque la volontà di ripresa che ha portato la Turchia a ridisegnare le coordinate geografiche dell’export e a cercare nuovi mercati di riferimento. Occasione dunque per il nostro Paese che già ora gode di una posizione privilegiata tra i partner commerciali con un interscambio di 6,6 miliardi di dollari nei primi 5 mesi. Ma una cosa è certa: sull’export c’è sempre margine di miglioramento.
In altre parole, l’Italia vuole la Luna. O meglio: la Mezzaluna.