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Il punto di vista del TAISS,organismo virtuoso tra le associazioni di categoria del settore dei servizi

(tratto da “GSA” n.3, marzo 2010)

 Il ritardo dei pagamenti alle imprese da parte delle PA rappresenta oggi uno dei problemi cruciali che – associato alle già pesanti ricadute della persistente crisi economica – colpisce il mercato dei servizi integrati. Ne parliamo con Franco Tumino, portavoce del TAIIS, il Tavolo Interassociativo delle Imprese dei Servizi. 

 

Nel panorama dell’articolata filiera associativa che intende rappresentare le imprese operanti nel mercato dei servizi integrati , il TAIIS rappresenta una significativa e sostanziale novità.  Quali sono le sue caratteristiche costitutive e le finalità operative? 

 

Si tratta di un’inedita ed originale alleanza. Il TAIIS è un tavolo intersettoriale tra associazioni rappresentative delle imprese di servizi non distributivi, oramai direi consolidato, nel cui ambito si coordinano tredici organizzazioni di categoria di tutte le principali confederazioni imprenditoriali non artigiane nazionali (Confapi, Confcommercio e Confindustria) e delle tre principali organizzazioni di rappresentanza della cooperazione (Agci, Confederazione Cooperative Italiane e Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue). Complessivamente esse rappresentano oltre 18.000 imprese, 50 miliardi di euro di valore della produzione e quasi 900.000 addetti (dati 2008). Il TAIIS ha a sua volta istituito da tempo un ulteriore e ancora più allargato tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali di categoria di CGIL, CISL e UIL, che vede presenti da parte sindacale undici organizzazioni sindacali di categoria che rappresentano, nel campo dei servizi non distributivi, i sindacati maggiormente rappresentativi, rappresentando pertanto l’interlocutore costante nella stipula  dei contratti collettivi di lavoro e nelle relazioni industriali. Con queste alleanze inedite, da parte datoriale, si intendono sviluppare sinergie tra le diverse rappresentanze su argomenti definiti e condivisi, tipici del settore dei servizi integrati. Con il confronto avviato tra TAIIS e CGIL, CISL e UIL, le due parti hanno inteso stimolare una serie di iniziative mirate sulle questioni di interesse comune di imprese e lavoratori.

 

Quale è stata la motivazione alla base della costituzione di questo schieramento così ampio e rappresentativo?

 

In Italia, il peso, i problemi e l’apporto del comparto dei servizi sono troppo spesso sottovalutati, forse anche tra gli stessi operatori del comparto; eppure, l’importanza del comparto dei servizi nel nostro paese si evidenzia fin dalla prima metà degli anni ’70. In quegli anni si ha il picco massimo del peso dell’industria sul PIL in Italia, mentre il peso dei servizi inizia allora la sua graduale ma sempre più imponente crescita, seppure in ritardo rispetto ai principali paesi europei. Ebbene oggi  il comparto dei servizi rappresenta oltre il 70% del PIL nazionale, come del resto anche in diversi altri paesi d’Europa. Nel nostro paese il ritardo di questo processo di sviluppo settoriale può essere quantificato in circa 5-10 anni, a confronto di paesi come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania. Il ritardo è più grave – di circa 15-20 anni – se si considera lo sviluppo del nostro mercato su quelli extra-nazionali, e ciò è chiaramente attribuibile alla completa assenza di linee di politica economica indirizzate al settore del terziario. Ritengo che questi ritardi siano oggettivamente tra le ragioni, e non tra le meno importanti, delle insufficienti performance della nostra economia. In conclusione: nonostante il peso così consistente e pur in presenza dei ritardi e dei limiti segnalati, la filiera di mercato dei servizi è ampiamente sottovalutata. La concausa di questo deficit è di certo attribuibile anche all’eccessiva frammentazione e discrasia della rappresentanza di questo comparto e dalla non pienamente sviluppata sinergia in termini propositivi ed operativi. Rispetto a questi limiti si è inteso reagire dapprima con l’istituzione e l’attivazione dapprima del TAIIS e, quindi, del tavolo di confronto TAIIS – Sindacati.

 

Quali sono i problemi-chiave cruciali su cui si concentra l’azione del TAIIS?

 

Innanzitutto che venga evitata una “reverse selection” a causa di un assetto reale della competizione che produca la penalizzazione delle imprese capaci, serie e corrette e consenta invece l’affermazione  di quelle irregolari, con i conseguenti contraccolpi rispetto alla tutela e alla valorizzazione del lavoro. Riteniamo al riguardo assolutamente necessario che le attività di servizio, specie quelle appaltate alle imprese da parte di PA, siano effettuate in modo “virtuoso” per modalità, selezione concorrenziale effettiva e rispetto delle regole a valle degli affidamenti: in primis le regole-base della tutela degli obblighi e dei diritti in materia di lavoro e quelle del rispetto dei tempi di pagamento. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta tuttavia il problema-chiave che oggi più che mai affligge le imprese di servizi e di fatto penalizza pesantemente il mercato.   

 

Quale è lo stato del problema dei ritardi di pagamento?

 

Gravissimo e per ora non s’intravede alcun segnale di miglioramento. Anzi la situazione rischia – se possibile – anche di peggiorare: basti pensare, ad esempio, che con il comma 79 del maxi-emendamento alla legge finanziaria,si è tentato di bloccare la possibilità per le imprese di produrre o portare avanti atti ingiuntivi per un anno nei confronti della sanità pubblica nelle Regioni oggetto di piani di risanamento, per di più prevedendo di pagare gli interessi al solo tasso legale(vedi box).  Il problema dei ritardi di pagamento nel nostro Paese è peraltro non solo veramente gravissimo, ma anche pressoché unico per dimensione nel contesto europeo. Seppure ben noti, è bene ricordare alcuni dati essenziali: è addirittura di 60-70 milioni di euro l’importo dei crediti scaduti delle imprese, soprattutto in ambito sanitario. In questo comparto si verifica un ritardo medio dei pagamenti da parte delle AUSL e delle AO di ben 247 giorni: in una Regione si sfiorano i 700 giorni; in due si superano abbondantemente i 600; in altre due i 400; in tre Regioni del nord si attestano comunque tra i 250 ed i 300 giorni; in nessuna Regione si riesce a rientrare entro i 30 giorni previsti dalla Direttiva Europea. Vale la pena di sottolineare ancora al riguardo come alcune Regioni che hanno migliorato l’indebitamento sanitario totale non hanno minimamente trasferito questo miglioramento nei tempi di pagamento alle imprese. Per quanto riguarda gli altri Enti Locali, la situazione è più a macchia di leopardo ma con ritardi sempre assai significativi: nel centro-sud, in particolare, i ritardi oscillano tra i 6 e i 12 mesi, con punte anche di 2 anni in Sicilia.

 

 

Quali sono dunque le proposte del TAIIS per il problema dei ritardi di pagamento?

 

Quanto a quelle prioritarie è presto detto:

  • prevedere l’intervento diretto della Cassa Depositi e Prestiti, con restituzione pluriennale a carico del bilancio dello Stato e/o delle PA debitrici delle somme da essa anticipate, senza oneri per le imprese creditrici, a favore delle imprese che siano in regola con gli obblighi e i diritti in materia di lavoro e sicurezza; una norma simile è stata già approvata ma mai attuata nell’ambito della finanziaria 2005, sia pur limitatamente alle amministrazioni statali e con un tetto di spesa;
  • per quanto riguarda i provvedimenti presi con la cosiddetta manovra dell’estate 2008, modificare, con norma specifica, la “facoltà” di certificazione ivi prevista, in “obbligo”, da parte delle amministrazioni debitrici dell’esistenza del credito da parte delle imprese, valutando la possibilità di consentire in questi casi la compensazione con debiti fiscali delle stesse imprese, all’interno di un arco temporale limitato (ad esempio di un anno);
  • prevedere per i cosiddetti Comuni “virtuosi”  la possibilità di allentare i vincoli del patto di stabilità “interno”, superando la “grossolanità” dell’attuale impostazione;
  • escludere le risorse comunitarie dalla base di calcolo del patto di stabilità “interno” per le Regioni del Mezzogiorno;
  • monitorare e definire strumenti e scelte per generalizzare le buone pratiche, quali ad esempio, ma non solo, quella della separazione tra amministrazione aggiudicatrice e affidamento ad un soggetto specializzato della funzione di pagamento (caso Regione Lombardia/Finlombarda), o la definizione di procedure specifiche per i pagamenti di piccolo importo, decongestionando così gli uffici ed accelerando di conseguenza i pagamenti di rilevante importo (caso dell’Emilia Romagna).

Il passo avanti nelle proposte che il TAIIS intende fare nei prossimi mesi è di approfondire queste ed altre proposte alla luce dell’impatto sull’equilibrio dei conti pubblici ed anche delle autonomie costituzionali di Regioni ed Enti Locali. Temi delicati, che sono tra le ragioni per cui i vari Governi che si sono succeduti finora non hanno voluto o saputo affrontare adeguatamente il problema.

 

A livello comunitario quali sono gli atteggiamenti e le iniziative riguardo a questo problema cruciale?

 

L’iniziativa più importante è la proposta della Commissione Europea di modificare la vigente Direttiva contro i ritardi di pagamento, modifica finalizzata ad evitare i fenomeni elusivi che hanno reso poco o per nulla efficace la Direttiva vigente. La proposta di modifica prevede che le PA devono pagare i beni o servizi di cui sono destinatarie entro il termine di 30 giorni. Se questo termine non viene rispettato il creditore ha diritto di ricevere un risarcimento forfetario pari al 5% dell’importo dovuto. Questo risarcimento si aggiunge agli interessi di mora del caso. La proposta di nuova Direttiva ha iniziato già da qualche mese il suo iter nel Parlamento europeo, mentre è ancora in discussione tra gli Stati. Non appare tranquillizzante in proposito, anche se non deve sorprendere, la posizione formalizzata all’inizio del novembre scorso dal Governo italiano, che ha chiesto un’abolizione del risarcimento forfetario del 5% ed una riduzione del tasso di interesse moratorio: tale posizione – se recepita – rischia di ridurre di molto l’effetto che si vuole produrre da parte europea per disincentivare i ritardi di pagamento. A questo riguardo, non è casuale che il TAIIS e le organizzazioni sindacali abbiamo chiesto fortemente che la posizione che si debba portare avanti da parte italiana rispetto alla iniziativa della Commissione UE debba essere riferita all’interesse dell’intero sistema paese e non esclusivamente delle PA. E’ inoltre necessario prevedere la nullità di eventuali accordi derogatori delle condizioni previste dalla proposta e comunque delle condizioni definite dalle parti nel contratto, sancendo in particolare il divieto tout court di modificarle successivamente, in specie rispetto alla rinuncia o alla riduzione degli interessi moratori previsti.

 

Nel frattempo, la situazione delle imprese di servizi potrebbe aggravarsi anche per effetto della diminuzione del credito disponibile?

 

Certamente. Al mondo bancario il TAIIS ha chiesto e chiederà di assicurare la disponibilità di flussi finanziari adeguati per quantità e tempi, con uno sforzo aggiuntivo verso le imprese di servizi. E’ evidente, infatti che le imprese di servizi per loro stessa natura vengono ancor più penalizzate da questa situazione, strette come sono tra committenze che pagano con enormi ritardi e flussi di salari – che rappresentano dal 40% minimo fino all’80% dei costi di produzione – rigidi e improcrastinabili nei tempi di pagamento.

 

Oltre alle proposte per risolvere o perlomeno attenuare il problema dei ritardi di pagamento, di quali altre iniziative il TAIIS si fa promotore per perseguire la regolarità della competizione nel mercato dei servizi integrati?

 

Combattere e risolvere la patologia dei ritardi di pagamento è per così dire un “a priori”, ma ciò non è sufficiente per qualificare il mercato. Deve essere adeguato, a nostro avviso, il sistema di regole definito a presidio della regolarità della concorrenza, ma soprattutto ne va assicurata l’effettiva operatività – così come quella dei controlli e delle sanzioni sul relativo rispetto – con particolare riferimento all’istituto della responsabilità solidale. In particolare abbiamo chiesto e chiediamo che le gare siano svolte essenzialmente con la metodologia dell’offerta economica più vantaggiosa, utilizzandola in modo corretto. Non è solo questione di evitare corrispettivi incongrui; se, infatti, ci si rivolge ad imprese dotate di adeguate qualità e specializzazioni, si deve lasciare effettivamente all’impresa il compito di definire e proporre il progetto di organizzazione del servizio. Chiederemo in particolare che la Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici emani una Direttiva specifica in materia per gli appalti di servizi, analogamente a quanto ha fatto per gli appalti di lavori.

Per quanto riguarda i contenuti di una tale Direttiva, proporremo le indicazioni e le “regole” già elaborate e presentate a suo tempo dal TAIIS. Potrebbe così essere definito un indirizzo “quadro” in materia, valevole per l’intero comparto dei servizi, in attuazione del quale proporre, per singoli subsettori, linee guida specifiche adattate ai diversi contesti. Ciò potrà essere realizzato sia ammodernando le linee guida già esistenti per alcune attività, sia elaborandone di nuove per quelle oggi non coperte, comunque assicurando una copertura “minima universale” per l’intero comparto dei servizi. Occorre altresì che le procedure di gara e la fase successiva all’aggiudicazione assicurino effettivamente il rispetto dei CCNL e delle normative che regolano i diversi settori, degli obblighi previdenziali e contributivi, della normativa in materia di sicurezza del lavoro, e che diano centralità alla formazione e alla professionalità. Occorre perciò che sia pienamente riconosciuta la revisione prezzi e sia obbligatoriamente indicato nei bandi di gara il contratto di lavoro applicabile, nel rispetto delle normative e delle tabelle economiche che regolano tali contratti, anche e soprattutto ai fini dell’individuazione dell’offerta anomala. In tal senso abbiamo ritenuto di grande interesse la Determinazione n. 6 dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici che appunto afferma espressamente che l’indicazione del CCNL di riferimento è una regola essenziale per la par condicio concorrenziale. In questo contesto, considerato che i contratti settoriali sono normalmente di durata pluriennale e con una forte componente di manodopera, contiamo che l’Autorità sappia farsi interprete delle istanze delle parti sociali affinchè negli appalti di servizi la revisione dei corrispettivi sia un istituto realmente applicato e tenga effettivamente conto degli incrementi di costo che derivano dalla contrattazione collettiva.

 

Quali sono le prossime iniziative sulle quali si attiverà il TAIIS?

 

Ne stiamo discutendo: ritengo che ci siano le condizioni per proseguire non solo in un’ adeguatamente visibile segnalazione dei problemi del settore, ma anche e soprattutto nella proposizione di soluzioni via via più approfondite e realisticamente realizzabili. Poi molto, se non tutto, dipenderà dalla capacità di ascolto della politica e delle istituzioni. Se ci sarà un adeguato livello di ascolto e di recepimento delle istanze del settore, sarà concretamente possibile favorire un effettivo anche se graduale sviluppo “virtuoso” del mercato dei servizi, con ricadute positive significative sulle imprese serie, sui lavoratori e – visto il già evidenziato peso del comparto sul PIL nazionale – su tutta l’economia del nostro paese.

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