In aggiunta all’articolo pubblichiamo le intervistre ad alcuni dei partecipanti al convegno.
La stoccata di Gianfranco Finzi: apologia della committenza
Anche il dott. Gianfranco Finzi, a fronte dell’esperienza che lo vede coinvolto direttamente sul campo presso uno degli ospedali più importanti a livello nazionale, il S.Orsola Malpighi, ci tiene a fare dei distinguo, affermando che non si possa fare di tutta l’erba un fascio neppure per le pubbliche amministrazioni.
«Non è serio generalizzare affermando che dovunque la pubblica amministrazione sia deficitaria in efficienza e carente dal punto di vista culturale: in realtà il nostro sistema sanitario, perlomeno al centro-nord ( e con alcune punte di eccellenza siciliane), pur con tutti i suoi difetti, è un sistema che funziona: e pur sottoscrivendo appieno il problema legato al ritardo dei pagamenti, pare eccessivo screditare senza mezzi termini un sistema sanitario che assicura la salute a tutti indistintamente, laddove altri Paesi considerati all’avanguardia per antonomasia pretendono fior di assicurazioni e garanzie. Bisogna quindi cominciare a riflettere sul nostro valore: il comparto sanità, con i mezzi che ha a disposizione, è uno dei migliori al mondo e non bisogna peraltro dimenticare che ivi operano grandissimi professionisti che, con pochi soldi, riescono a soddisfare gran parte delle esigenze di un sistema di per sé molto complesso. Peraltro, lo spartiacque tra PA efficienti e non, tra Regioni virtuose e regioni viziose si riflette in modo speculare anche sulle aziende: è una verità inconfutabile che ci siano imprese più virtuose di altre.
Bisogna poi considerare un secondo elemento che non è ancora emerso nel corso dibattito ma che certamente copre un ruolo di primaria importanza: l’influenza della politica sul sistema sanitario. E non esclusivamente per quanto riguarda la questione dei pagamenti. Quando, infatti, un direttore generale, di fronte al suggerimento dei tecnici di valutare 60% qualità e 40% il prezzo all’interno di un capitolato, decide senza indugi per un 70-30% a discapito della qualità, non si può ignorare che sia frutto di una scelta politica. È ravvisabile dunque un’influenza diretta della politica nelle scelte strategiche della sanità, perché il direttore generale è normalmente scelto dall’estabilishment politico. Così come quando una Regione, nonostante le risorse a disposizione (tra cui validi tecnici professionisti)¸ decide repentinamente di incaricare un consulente esterno per redigere il capitolato con l’ausilio di tecnici valenti». Ci sono dunque influenze che vanno al di là delle (in)competenze delle PA e che riguardano il mondo della politica..
«Un ultimo appunto – prosegue Finzi – sulla carenza culturale: una considerazione condivisibile per quanto riguarda i comuni ma non per le pubbliche aziende sanitarie che, invece, sono perfettamente coscienti di quelle che hanno: negli ultimi 10 anni si è registrata una rapida accelerazione del processo conoscitivo del patrimonio immobiliare delle ASL: rimane, invece, il problema che non avendo avuto la possibilità di assumere tecnici ci può essere stata una sofferenza negli uffici, così come se ne registrano negli economati, e nelle direzioni sanitarie etc. Nel nostro sistema sanitario, comunque, abbiamo grandi professionisti che spesso prestiamo alle aziende private: tanto per fare un esempio, anche a fronte dell’ultima tendenza in campo medico di esternalizzare la sterilizzazione degli strumenti sanitari, molti medici professionisti avviati alla pensione si reinventano tecnici formatori nelle imprese di servizio che prendono in appalto la gestione della sterilizzazione ospedaliera».
Sulla questione-prezzo Finzi si dimostra d’accodo con le lamentele registrate dai colleghi, ma puntualizza la necessità di un confronto serio con il mondo della produzione. Troppo spesso le imprese sono pronte ad offrire Ferrari al prezzo delle Cinquecento. Il primo passo in questo senso – suggerisce Finzi – sarebbe quello di sedersi ad un tavolo di confronto e scoprire le proprie carte: ammetter una volta e per tutte che non esiste un solo capitolato ma tanti tipi di capitolato che variano in funzione del prezzo. Perché è vero la qualità costa ed il costo-prezzo variano. Un tavolo tecnico in cui si inizi a specificare quali prestazioni corrispondono effettivamente al prezzo proposto.
Infine, un ultima stoccata alle imprese sulla questione della formazione:«bisogna ammettere – spiega – che nel mondo delle imprese negli ultimi anni non c’è stata né fantasia né ricerca: è un mondo autoreferenziale, forse poco fertile dal punto di vista culturale: per questo riconosco ad AFED nella persona del suo Presidente Matteo Marino, il merito di aver tentato di diffondere la cultura del pulito nel settore: tuttavia da parte delle imprese non c’è stata la dinamica culturale che abbia assicurato loro uno sviluppo, a differenza del mercato delle lavanderie che si è inventato ex novo il grandissimo – e profittabilissimo- mercato della sterilizzazione, in virtù – non lo nego –della normativa europea».
Un’altra nota dolente è la formazione: le imprese non ne fanno abbastanza. «Non è plausibile che ad un direttore di presidio ospedaliero come me non bastino una laurea in medicina e chirurgia, una specializzazione in igiene e sanità pubblica, nonché la carica di responsabile delle pulizie … e che poi mi ritrovi ad interloquire con addetti assolutamente impreparati, che mancano addirittura delle necessarie competenze linguistiche per confrontarsi con i pazienti su qualunque tipo di segnalazione. Se per di più l’anziano degente parla il dialetto bolognese e l’addetto l’arabo stretto…l’incomprensione è solo la punta dell’iceberg. A questo punto, il mio ruolo di tramite tra il direttore generale e l‘addetto alla pulizia diventa davvero un’impresa titanica». In definitiva dunque Finzi mette in luce la necessità di un momento di riflessione da parte della committenza nei confronti dell’industria, ma al contempo anche da parte delle imprese ci dev’essere più sperimentazione e più investimento in cultura.
Chiamato da Curcio a chiudere col suo intervento la parte relativa alla programmazione, cucendola con quella del controllo, Finzi affronta il tema del controllo partendo dal punto di criticità del metodo attuale: «Per la mia esperienza il metodo del controllo di risultato si è rivelato assolutamente fallimentare, perché nasce da un presupposto errato che rimanda concetto di livello di qualità., che non può esistere all’interno di un nosocomio: un ospedale o è sporco o è pulito». È così che l’associazione A.N.M.D.O, di cui Finzi è Presidente in carica, ha studiato assieme al CERMET per due anni un diverso sistema che sta attualmente venendo dettagliato e sviluppato insieme agli economi.(si veda a proposito l’articolo di pg…) Un sistema che propone l’accreditamento dei cantieri: non si controlla più solo il risultato, ma di fatto tutto il processo di pulizia. Si verifica il rispetto del contratto direttamente sul cantiere, la conformità dell’impresa a tutti quegli elementi previsti: formazione, metodologia pulizia, la qualità dei materiali, e solo in ultima analisi il controllo del risultato. Questo tipo di metodo supera – secondo Finzi – quello attualmente in uso, dacché prevede la compartecipazione di igienisti, professionisti seri e tecnici del settore. In definitiva, dunque, non è più possibile valutare le pulizie dal risultato: dev’esserci un processo di controllo globale, che coinvolga diverse fasi e figure professionali».
Matteo Marino: “AFED fornisce strumenti nell’interesse di tutti”
Il tema pone dei problemi che rimandano alla complessità dell’impostazione dei capitolati e delle gare in termini prestazionali e alla mancanza di riferimenti tecnici per la committenza e per le imprese. In questo Afed si è spesa molto proiettandosi con l’obiettivo di proporre delle strumentazioni che facciano da supporto tecnico-pratico.
AFED rappresenta i produttori degli strumenti che le imprese utilizzano per eseguire le operazioni di pulizia: abbiamo una posizione strategica perché il lavoro delle nostre aziende consiste nello studio dei miglioramenti che si possono apportare alle macchine, alle attrezzature e ai prodotti chimici per renderli più performanti: la nostra posizione è inoltre caratterizzata dal fatto che siamo super partes, non entrando nel rapporto contrattuale fra il committente e l’impresa.
AFED si pone da sempre l’obiettivo di diffondere la cultura del nostro settore e di produrre strumenti per dare la possibilità alle imprese/committenza di avere degli standard di settore.
È importante, però, fare una postilla prima di entrare nel merito della questione: congruità non significa spendere di più bensì rapportare la spesa a quelle che sono effettivamente le operazioni richieste. Le imprese partecipano agli appalti indipendentemente dalla loro congruità, semplicemente perché è il loro mestiere e perché gli appalti vengono assegnati indipendentemente dalla loro congruità. Congruità significa rapportare quello che si spende a quello che si può effettivamente chiedere e questo ricopre un valore strategico anche per il tema del controllo. La committenza, infatti, non può controllare un’impresa che paga meno di quello che dovrebbe per i servizi che chiede: va da sé, infatti, che l’impresa cercherà di recuperare i margini non fornendo in maniera qualitativamente o quantitativamente adeguata tutti i servizi offerti.
Gli strumenti con cui stiamo cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sono sostanzialmente di due tipi: il primo è l’indice di produttività, il Resario, si tratta di rese precise che salvaguardano comunque un margine di concorrenzialità alle imprese e che dettano a seconda degli appalti quelle che sono le possibili operazioni che possono essere effettuate con le frequenze medie (e/o ottimali) e le velocità esecutive che la più moderna tecnologia permette di ottenere. Già con questo semplice strumento si potrebbe determinare per la maggior parte dei casi se il monte ore di un appalto è congruo o palesemente insufficiente. Siamo certi che sia importante operare per una diffusione capillare di questi strumenti sul territorio nazionale, affinché tutte le imprese abbiano validi riferimenti a loro disposizione. In quest’ottica abbiamo organizzato un tavolo di lavoro (il Comitato Permanente di Settore Pulizie Professionali) parallelo al TAIIS, che coinvolge le più importanti sigle delle imprese e la cui mission è appunto la condivisione di tutte quelle opere che possono conferire al settore dei punti di riferimento. Un primo obiettivo sarà pertanto la condivisione degli indici di produttività che, successivamente, cercheremo anche di far valutare anche alla committenza, come abbiamo già fatto con successo in campo ospedaliero con A.N.M.D.O.
Il secondo punto sui cui stiamo lavorando riguarda la professionalità: e qui entra in gioco la formazione: formare le persone potrebbe avere come risultato ultimo quello di creare un tecnico professionale in grado di trovare impiego nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni» Un percorso coerente quello di AFED che mira a produrre strumenti per imprese e committenza in un’ottica che persegua la qualità del servizio.