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FENI FOTOGRAFA L’EUROPA DEL CLEANING

(Tratto da “GSA” n.5 maggio 2011)

Pubblicato il diciassettesimo rapporto FENI sul settore del cleaning in Europa. I dati si riferiscono al 2008, ma danno un’idea piuttosto precisa dell’evoluzione del settore. Che cresce, nonostante le innegabili difficoltà, e si stabilizza. Sono ancora le piccole imprese il nerbo del settore, ma i grandi gruppi si spartiscono la metà del mercato.

È stato da poco pubblicato il 17° rapporto Feni (Federazione che rappresenta a livello europeo il settore del cleaning industriale) sul settore della pulizia professionale in Europa. Si tratta ormai di un documento entrato a buon diritto nella tradizione del cleaning europeo, visto che il “survey” viene pubblicato, ora a cadenza biennale, fin dal 1989 (è stata annuale fino al 2006). E anche se non si tratta di una ricerca statistica nel vero senso del termine, vale comunque a dare uno sguardo d’insieme piuttosto affidabile del settore e della sua evoluzione negli anni.

I dati per l’anno 2008

I dati presenti nell’ultima edizione, va detto, si riferiscono al 2008: una notazione molto importante in questo caso, perché proprio verso la fine di quell’anno è esplosa la crisi economico-finanziaria internazionale che tutti, nostro malgrado, ormai conosciamo. Per il Direttore Generale Feni Andreas Lill, tuttavia, i dati conservano comunque una loro validità: “Il nostro settore a livello europeo –spiega Lill- per quanto indubbiamente toccato dalla crisi non ne ha subito conseguenze paragonabili ad altri comparti. Pertanto i dati, pur se relativi al 2008, conservano una loro validità”. Qui ci limiteremo a indicare alcuni dati importanti per una corretta lettura delle dinamiche del settore.

Il giro d’affari

La ricerca, suddivisa in tre parti (sviluppo del mercato, contractors e dinamiche dell’impiego), va evidentemente interpretata a partire dai dati fondamentali. Primo fra tutti, il volume d’affari complessivo, che nel 2008 era di circa 62 bilioni di euro, con un incremento netto di quasi il 14% rispetto ai circa 55 bilioni nel 2006. In generale si può dire che, negli ultimi 18 anni, il giro d’affari sia cresciuto, in media, del 10% ogni anno. Per ciò che riguarda la distribuzione per singoli paesi, sui 20 presi in considerazione i 5 mercati più importanti restano, nell’ordine, Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Spagna, che rappresentano insieme circa il 77% del totale (L’Italia è al 14%, contro il 19% della Germania e il 17, 8 della Francia). La crescita più imponente nel biennio 2006-2008 si è registrata in Spagna. In generale si può dire che fra il 2006 e il 2008 tre dei cinque mercati più grandi (Spagna, Italia e Francia) si collocano al di sopra della crescita media, mentre Germania e Regno Unito hanno registrato una crescita più lenta. Per ciò che riguarda i segmenti di mercato, emerge che gli uffici rappresentano circa la metà del giro d’affari complessivo, seguito dalla pulizia industriale, in tutte le sue declinazioni, dalla sanità, dalla grande distribuzione e dal settore scolastico.

In crescita il numero delle imprese: si sfiora quota 160.000

Veniamo ora al numero delle imprese, questione sviluppata nella seconda parte del survey. Nei 20 paesi rappresentati dalla ricerca il numero complessivo delle imprese di servizi ammonta a 158.430, con un incremento del 22.4% rispetto al dato 2006 (circa 130.000 aziende). Si tratta, anche in questo caso, di un numero in costante crescita negli ultimi 20 anni, dato che nel 1989 le imprese superavano di poco le 30.000 unità (cifra che, ad oggi, rappresenta più o meno il totale delle imprese attive soltanto in Italia). Il dato interessante è che, su scala europea (ma anche per l’Italia si può fare un discorso analogo, semmai anzi ancora più accentuato nella sproporzione), quasi il 74% delle imprese sono piccole aziende, con meno di 10 operatori. A seguire le imprese con un numero di dipendenti tra 10 e 50 (16,38%), poi tra 50 e 500 (8,5%), quindi con più di 500 operatori (1,37%). E’ tuttavia Lill a precisare: “Questi dati sono indicativi soprattutto se messi a confronto con la ripartizione del volume d’affari: allora si vede che quell’1,37% di imprese grandi esprime circa la metà del fatturato complessivo”. Come a dire: i grandi gruppi la fanno da padrona per ciò che riguarda i volumi di mercato, in un tessuto imprenditoriale ancora rappresentato per tre quarti da piccole imprese. La statistica analizza poi il numero di aziende del cleaning per singolo paese: la Germania è in testa alla classifica, con 31.262 aziende (circa il 20% del totale europeo). A seguire Spagna (23.301, 14,7%), Italia (22,961, 14,5%) e Francia (20.039, 12,6%). Più staccato il Regno Unito, con 14.410 imprese (circa il 9%).

Addetti in crescita del 5%

Ragionando sul personale, vale a dire sugli addetti del settore, si scopre che l’incremento dell’occupazione nel biennio preso in esame non è andato di pari passo rispetto alla crescita del numero di imprese. Nel 2008, più di 3,75 milioni di persone lavoravano nel settore, contro i 3,57 milioni del 2006. La crescita si è dunque attestata intorno al 5%, una cifra che rispecchia piuttosto fedelmente il dato medio di crescita nei 18 anni presi in esame (5,4%, con un picco negativo nel 1992 (1,46 milioni). Si tratta in ogni caso del numero di addetti più alto di sempre. Indicativa, anche in questo caso, è la ripartizione fra i singoli paesi: capolista, ancora una volta, la Germania, con oltre 860.000 lavoratori (23%). Interessante è il fatto che Spagna, Francia, Regno Unito e Italia, tutte attestate intorno ai 450.000 addetti, impieghino la metà del personale attivo in Germania. Spettacolare, e da osservare con attenzione, è la crescita del mercato lussemburghese, che ha fatto rilevare in quasi tutte le voci prese in esame una crescita a doppia cifra.

Un settore ancora “serale”, e ancora molto femminile

Fra gli altri temi presi in esame, merita attenzione la frequenza oraria del lavoro di cleaning, un aspetto che differenzia notevolmente la tipologia di lavoro degli operatori del pulito rispetto agli altri lavoratori: in media oggi le pulizie avvengono in Europa o al mattino presto (nel 25% dei casi), o nel tardo pomeriggio/prima serata (41%), anche se spiccano il caso della Norvegia e della Svezia in cui rispettivamente l’80% e il 70% delle attività di pulizia avvengono durante il giorno (rispetto a una medie europea del 28%). E la notte? Con l’eccezione della Spagna, dove il 25% delle pulizie viene fatto di notte, il lavoro notturno resta limitato a situazioni specifiche (come ad esempio ospedali e aeroporti). Quello del cleaning, inoltre, rimane un settore in cui prevale di gran lunga il lavoro part-time, che interessa il 70% circa della forza lavoro complessiva. Questo trend, che è lentamente decresciuto nel 2003 e nel 2005, ha ripreso a crescere nel 2006 (del 2%), ed è oggi pienamente confermato. Va detto che in passato il dato ha subito oscillazioni anche piuttosto significative, passando da punte dell’80% e più (tardi anni Ottanta) al 75% del 1995, per poi stabilizzarsi successivamente. Se si prendono in esame, sempre in un calcolo medio, le ore di lavoro per settimana, si ottengono circa 23 ore, con l’Italia in testa alla classifica (30 ore) insieme ad Austria e Finlandia. Confermato anche il dato relativo al lavoro femminile: come è noto, si tratta di un settore che impiega in prevalenza donne (il 75% del personale, ad oggi), con una punta in Slovenia, dove ben il 98% degli addetti sono donne. L’Italia, in questo senso, è appena sotto la media europea, con il 70%. La statistica si chiude con la (non facile) analisi della provenienza geografica della forza-lavoro (in un settore caratterizzato da un’alta percentuale di lavoratori immigrati) e con una statistica relativa alla struttura della forza-lavoro in relazione al livello di impiego (dirigenziale, amministrativo, tecnico o operativo), con una percentuale media di addetti operativi pari all’89%. Conclude Lill: “Lo scenario complessivo che emerge è quello di un settore in crescita, che può guardare al futuro con un certo ottimismo. Il resto, naturalmente, ce lo diranno i dati per il 2010, che pubblicheremo il prossimo anno”.

La versione integrale della ricerca può essere acquistata per 150 euro presso:

FENI

27,rue de l’Association

1000 Bruxelles

www.feni.eu

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