“Siamo preoccupati ma anche sconcertati”, dichiarano in FISE (l’Associazione che in Confindustria rappresenta, tra i vari servizi, le imprese di pulizia), “di quello che stiamo leggendo sulla stampa in merito alla disciplina della procedura di aggiudicazione con l’offerta economicamente più vantaggiosa prevista nel decreto Spending review; chiediamo l’intervento dei massimi organi istituzionali del Paese per assicurare che le scelte legislative siano finalizzate alla trasparenza reale, piuttosto che a quella formale”.
Per riassumere in breve la vicenda, in FISE si fa notare che un tempo si diceva che tutto quel che non è vietato è lecito, ma non in Italia, dove non bastano 257 articoli del Codice degli Appalti e i 359 articoli del Regolamento di esecuzione e attuazione per avere una chiara disciplina degli appalti pubblici, visto che i magistrati spesso hanno opinioni diverse sulle regole da applicare.
E così avviene che il Consiglio di Stato si pronuncia (sentenza n. 13 del 28 luglio 2011) per risolvere un contrasto di giurisprudenza affermando, a modifica dell’orientamento sino a quel momento prevalente, che le buste contenenti il progetto tecnico, nelle gare all’offerta economicamente più vantaggiosa, devono essere aperte dalla Commissione di gara in seduta pubblica – ancorché non sia regola scritta negli oltre 600 articoli del Codice e del Regolamento – per poi procedere all’esame nel merito in seduta ristretta.
Il Governo, verificato che questo autorevole intervento della magistratura avrebbe potuto incidere anche su gare in corso, in alcuni casi già concluse e aggiudicate, che avrebbe determinato un numero imprecisato di contenziosi giudiziari, ed avrebbe aggravato il bilancio pubblico di notevoli spese per giudizi e per ripetizione gare, aveva ritenuto di intervenire recependo tale indirizzo giurisprudenziale in atto formale di legge (l’art 11 del decreto Spending review), imponendo il rispetto di tale regola in tutte le gare, anche quelle in corso, ove non si fosse ancora proceduto all’apertura delle buste contenenti l’offerta tecnica.
Tale impostazione è stata poi rimessa in discussione da un emendamento presentato al Senato da esponenti PD, la cui applicazione avrà l’effetto di annullare o rendere annullabili anche gare già aggiudicate, a prescindere da alterazioni dei documenti o di altre irregolarità sostanziali, ma solo per un fatto formale, che se rispettato non avrebbe in alcun modo alterato gli esiti delle gare in corso.
“Eravamo già intervenuti”, dichiarano in FISE, “a sostegno della certezza del diritto e della regolarità delle procedure, ritenendo che quel che non è vietato è lecito e che oltre 600 articoli di legge dovrebbero essere sufficienti a disciplinare una gara di appalto, sostenendo l’interesse pubblico ad evitare contenziosi e le spese per ripetizioni di gare del tutto inutili, evidenziando i danni che le imprese aggiudicatarie ricevono per gli investimenti che vengono vanificati senza alcuna ragione sostanziale, ma non immaginavamo certo il clima di sospetto che sta caratterizzando tutta la vicenda a seguito delle modifiche intervenute al Senato, che meritano attenzione da parte dei massimi livelli istituzionali dello Stato per allontanare qualsiasi dubbio: le politiche di efficientamento e di risparmio perseguite con fatica da tutto il sistema devono essere non solo coerenti, ma anche equilibrate e con il senso primario del bene pubblico, confermando ai cittadini e alle imprese che la politica è al servizio del Paese”; in FISE evidenziano, infine, che il problema non riguarda assolutamente poche gare.
Come rappresentanti anche del mondo delle imprese di pulizia, concludono in FISE, rileviamo che il comparto ha grandi possibilità di sviluppo, in un contesto di trasparenza e di certezze; siamo disponibili, e riteniamo di poterlo dire anche a nome delle Associazioni della Cooperazione e delle OOSSLL, con cui rinnoviamo il CCNL e sviluppiamo molte iniziative congiunte, ad un confronto ampio con le Istituzioni per la miglior soluzione organica di molti problemi del settore, evidenziati in un Avviso comune firmato l’anno scorso; del pari ci opponiamo a qualsiasi “colpo di mano” che non sia nell’interesse complessivo della categoria.