Non appartiene certo a quelle letture di svago da sfogliare quando si è in viaggio o in un momento di relax, ma se si leggono i registri di iscrizione delle imprese alle Camere di Commercio si scoprono molte cose: ad esempio che molte imprese artigiane stanno letteralmente scomparendo dalle nostre strade. La crisi, certo, che si è diffusa a macchia d’olio senza risparmiare nessuno, ripercuotendosi sui più svariati campi, dall’artigianato al commercio, ad ogni latitudine e longitudine dello Stivale. Dai dati monitorati da Unioncamere che ha seguito, tra il 2009 e il 2012, i saldi fra le ditte in entrata ed in uscita è emerso che le ditte artigiane più in difficoltà sono quelle colpite dalla contrazione sull’edilizia mentre reggono il colpo le ditte che si occupano di tecnologia. Per le imprese che chiudono, tuttavia, ce ne sono anche alcune che aprono: nell’arco di questi stessi anni c’è chi ha reinventato una professione mettendosi in gioco: e tra le imprese che nascono ci sono quelle di pulizia. Sono infatti 7.019 i casi di iscrizioni in positivo delle aziende di pulizia; ex dipendenti che, perso il lavoro, decidono di mettere in campo le proprie competenze fondando delle microaziende con i soldi della liquidazione. Le imprese di servizio sono custodi di competenze preziose che, invece di perdersi d’animo, trasformano il proprio know-how tecnico in punto di (ri)partenza per un futuro più promettente.