Molto è cambiato nell’atteggiamento degli italiani in questi ultimi 10 anni. Lo conferma un’indagine promossa da Lucart Group e realizzata dall’istituto di ricerca Agron su un campione di 800 persone. Fino al 2000 prevaleva il concetto di dovere, l’italiano era favorevole, ma spesso a ciò non corrispondeva un comportamento ecologico. Oggi possiamo affermare che l’ecologia è ormai entrata nel senso comune ed è intesa a tutelare l’ambiente affinché sia garantito un futuro vivibile per se stessi e per le prossime generazioni, senza però stravolgere l’assetto economico-sociale dato e senza rinunciare all’abituale livello di confort.
Sugli 800 cittadini coinvolti nell’indagine il 14% risponde che contribuire a mantenere l’ambiente è sempre stata una cosa importante, ma oggi ci sono troppi allarmismi, il 67% dice che mantenere l’ambiente è importante ma difficile da realizzare a pieno, molto però devono fare anche i Governi, solo il rimanente 19% afferma che contribuire a mantenere l’ambiente è una precisa ragione di vita, ormai non ci si può più sottrarre a quest’impegno.
Un ambientalismo concreto e fattivo, poco incline a discorsi apocalittici, disponibile a praticare comportamenti virtuosi, anche modesti: quei piccoli gesti che pazientemente praticati giorno per giorno possono fare la differenza.
La scelta ecologica non è più ispirata al senso del dovere, ma all’opportunità di godere di un bene universalmente amato come il mondo in cui viviamo
Un cambiamento dovuto sia alla pressione dei media sia agli eventi che sono accaduti nel nostro paese e all’estero.
Tre sono i cluster di comportamenti identificati: 12% ecomilitanti, 67% eco sostenitori, 21% eco disertori
Il 78% degli ecosostenitori pratica in modo continuativo comportamenti virtuosi.