(tratto da “GSA” n.3, Marzo 2010)
Il cleaning ha fatto i conti con la crisi: difficile avanzare previsioni certe, ma è lecito essere ottimisti. Ne parliamo con Michele Redi, appena riconfermato alla presidenza AfidampFab, e già pronto ad affrontare al meglio il quadro postcrisi, partendo da Amsterdam e puntando sulle iniziative virtuose.
Riconfermato alla guida di AfidampFAB, Michele Redi affronta il secondo biennio di presidenza in un clima decisamente diverso rispetto a quello della sua prima investitura. L’economia mondiale è reduce da una gravissima crisi che ha colpito, a livello globale, tutti i settori e che, da finanziaria, si è trasformata anche in industriale, con prevedibili e imprevedibili conseguenze sui livelli produttivi dei vari comparti manifatturieri, specialmente quelli più votati all’esportazione.
L’Italia non è stata risparmiata da questo “tzunami” e anche il cleaning, di cui le aziende italiane sono le più numerose e tra le più importanti produttrici al mondo, con un tasso di esportazione che per alcuni segmenti sfiora il 90%, ha denunciato una sensibile sofferenza, come già emerso dal monitoraggio di Afidamp dello scorso anno.
Il 2010 si è aperto con indicazioni contrastanti. C’è chi sostiene che il peggio sia passato e che si vedano segnali, seppur timidi, di ripresa. C’è chi, invece, teme che la crisi sia ancora in atto-
Abbiamo chiesto a Michele Redi di darci un quadro del settore, nell’imminenza dell’importante appuntamento di Amsterdam, dove si svolgerà, dal 26 al 29 aprile, Issa Interclean.
Presidente, la domanda può apparire scontata e banale, ma è doverosa: a che punto siamo? La crisi è passata o, per lo meno, ci sono segnali di una inversione di tendenza?
«È difficile interpretare il momento attuale e tantomeno è possibile avanzare previsioni. Stiamo ancora lavorando “a vista”, senza potere programmare con sicurezza la produzione. Non possiamo dire che la crisi sia superata, anche se c’è la sensazione che il periodo peggiore sia passato. Bisogna monitorare almeno i primi sei mesi di quest’anno per capire se si stia invertendo il trend. Potremo avere qualche indizio dagli appuntamenti internazionali di questa prima parte dell’anno, Pulire Spagna e Issa Interclean ad Amsterdam. Sono due test interessanti, per le diverse caratteristiche delle due manifestazioni, e potranno fare da cartina di tornasole».
Che cosa vi aspettate esattamente?
«La Spagna sta vivendo il momento più difficile legato alla crisi globale. Dopo anni di espansione e di grande fermento, oggi il paese è fermo. Tutti i settori industriali primari – e soprattutto l’edilizia – sono in enorme sofferenza. Di conseguenza anche il cleaning, che è strettamente connesso alle dinamiche di questi settori, risente della stasi generale. Pulire Spagna è un po’ lo specchio di questa crisi. Rispetto alla scorsa edizione sono diminuiti gli espositori, in particolare i locali. Anche i fabbricanti italiani hanno limitato la propria presenza, soprattutto per quanto riguarda le piccole imprese, perché, dovendo programmare in maniera più oculata gli investimenti, hanno preferito concentrare i propri sforzi sulla fiera di Amsterdam, che è solo a un mese di distanza».
Nonostante questo quadro poco confortante, avete rinnovato l’impegno della fiera…
«Certamente, perché AfidampFAB crede nella necessità di guardare oltre il contingente e preparare il terreno alla ripresa, che ci sarà, indubbiamente, anche se non è possibile ancora fissare il giro di boa. Sarà la qualità, più che la quantità, dei visitatori a fornirci indicazioni sulle quali operare le nostre valutazioni».
ISSA Interclean ha una valenza diversa?
«Se la Spagna ha una dimensione più “locale” – anche se non bisogna dimenticare che il mercato spagnolo è per noi produttori tra i più importanti mercati europei – ISSA Interclean rappresenta un test più significativo, perché Amsterdam, tradizionalmente, è il luogo di incontro tra la richiesta mondiale e l’offerta più qualificata. Anche in questo caso saranno i numeri e la qualità dei visitatori a darci indicazioni precise. Non dobbiamo dimenticare che nelle ultime edizioni non ci sono stati incrementi significativi di visitatori. Tuttavia, proprio per la particolare situazione internazionale, anche un “pareggio” rispetto alla scorsa edizione sarebbe un segnale incoraggiante. Anche se non è tanto importante il numero dei contatti in fiera quanto i “buon fine” successivi. Ma un’affluenza sostenuta ci conforterebbe».
A proposito di Amsterdam, la scorsa edizione è stata contestata dagli espositori italiani della collettiva Afidamp, che, tuttavia, avevano rinnovato ad Afidamp Servizi il mandato di rappresentarli. Però, quest’anno la collettiva è meno numerosa, mentre molti espositori italiani sono presentati al di fuori della rappresentanza Afidamp. Come spiega questo fatto?
«Il quadro è complesso. Si sono liberate parecchie postazioni nei padiglioni “classici” e le aziende italiane hanno approfittato dell’occasione. Questo, da una parte, indica una sofferenza generalizzata di aziende anche importanti, dall’altra segnala che le aziende italiane, pur non esenti da difficoltà, stanno resistendo e credono nella necessità di ribadire la propria capacità di innovazione, perché ad Amsterdam generalmente vengono presentate le novità più rilevanti, per le quali vengono effettuati investimenti anche importanti. Il fatto che numerose aziende italiane abbiano scelto di non aderire alla collettiva non è un segnale di sfiducia nei confronti di Afidamp, ma, oltre alla possibilità di cogliere un’opportunità inattesa (come la politica insegna ogni vuoto che si crea viene subito riempito), indica una “naturale ”diffidenza verso rassicurazioni che devono essere messe alla prova. Il momento è troppo difficile per permettersi il lusso di correre dei rischi, anche se solo logistici».
Questo significa che la collettiva italiana sarà in po’ penalizzata?
«Assolutamente no. Afidamp Servizi ha lavorato bene e vigileremo – io in prima persona – con molta attenzione affinché ogni impegno da parte di RAI e ISSA venga rispettato. Ma bisogna capire anche la psicologia di quanti hanno compiuto una scelta diversa. In ogni caso, ritengo di dovere sottolineare il coraggio e la sagacia della nostra imprenditoria, che ha saputo affrontare questa terribile crisi con fermezza e con grande spirito di innovazione. AfidampFAB ha cercato di sostenerla, attuando iniziative come il Green Clean Award, il protocollo per il conseguimento dell’EPD, la collaborazione con il Politecnico di Milano, l’istituzione di premi di laurea per tesi che riguardino il nostro settore, che possono aprire nuovi orizzonti e fornire know how di alto valore»
di Renata Manovani