Possibilità applicative e fattori critici
Realizzare modelli interorganizzativi di “Facility Management digitale”, come attuazione di innovativi progetti “pilota” di e-Facility, è oggi concretamente possibile da parte degli attuali player del mercato.
Nel mercato italiano, infatti, sono presenti numerosi operatori che agiscono come intermediari tra il cliente e la catena di fornitura, semplicemente operando in regime di subappalto. La loro esistenza, che deve essere ritenuta unicamente un danno economico per il carattere ridondande del loro ruolo, viene giustificata sulla base di un presunto know how che nella pratica è tutt’altro che reale.
Per tutti questi operatori l’impiego di modelli organizzativi di e-Facility , mutando dove necessario la natura della fattispecie giuridica del franchising, comporterebbe un passaggio epocale per se stessi e per il mercato che beneficerebbe della loro trasformazione da organismi di mero assorbimento ad organismi di produzione di valore.
Caratterizzati dall’essere soluzioni pratiche, realizzate con istantanee preanalisi delle opportunità di innovazione, dal basso costo di realizzazione e dalla brevità del tempo necessario per la verifica dei risultati del cambiamento, questi progetti rappresentano un reale punto di riferimento in termini di fattibilità e credibilità.
E’ tuttavia evidente che tale possibilità dipende dal superamento di alcuni fattori critici che ostacolano l’attuazione di formule organizzative nuove.
Il primo è di carattere generale e dipende da una situazione di fondo che vede l’Italia nella costante difficoltà di un paese profondamente penalizzato nel settore ITC da un gap tecnologico rispetto ad altri paesi a noi molto vicini.
Ma è rispetto allo scenario futuro che si dovrebbe intervenire dato che, secondo i dati dell’Osservatorio europeo dell’ITC, per l’Italia si continua ad allargare tale divario nonostante che il Rapporto EITO 2008 confermi che l’Europa è entrata in un nuovo ciclo di investimento nel mondo ICT, grazie all’attesa ripresa economica, all’ingrandimento dell’Unione Europea, al boom dei mercati asiatici e alle nuove opportunità tecnologiche.
Ma i dati EITO sono ancora più allarmanti nel constatare che la componente servizio del settore ITC ha fatto registrare nel 2007 in l’Italia un incremento dell’1,9% molto al di sotto rispetto alla media europea pari al 5,4%.
Ribaltando questi dati di tipo macroeconomico sulla dinamica del settore si constata come, il mercato dell’information technology applicato alla gestione dei servizi di Facility Management rimane dominato dall’applicazione di diversi sistemi informativi di tipo “tradizionale”. Nessuno di questi, infatti, è stato progettato per l’introduzione di strategie di economia digitale. Non solo, ma in Italia gli attori principali dell’offerta dei servizi ancora non sentono la necessità dell’impiego delle tecnologie digitali come possibilità di differenziazione che determinerebbe il vantaggio competitivo sul mercato. Concretamente le applicazioni di sistemi infomativi per la gestione del servizi si determinano secondo due modelli di investimento in IT: uno a livello operativo, l’altro a livello di controllo di gestione. Secondo il primo l’investimento IT è riferito ad una singola commessa e viene considerato puramente un costo da sopportare per la dotazione di uno strumento di lavoro, con una scarsa o nessuna differenza rispetto all’acquisizione di un qualsiasi bene strumentale. Il secondo è invece solitamente determinato dalla necessità di operare un capillare controllo della gestione che può validamente interpretarsi con la formula del “tutto sotto controllo”. Nelle organizzazioni che impiegano tale secondo modello i sistemi sono diffusi a tutte le commesse ma la loro visibilità è esclusivamente interna anzi gran parte delle informazioni, che certamente non sono visibili al cliente, non lo sono nemmeno a diversi livelli organizzativi interni.
Ecco dunque che il fattore critico per eccellenza è il modello organizzativo. In entrambi i casi l’adozione dello strumento IT non è fatto per l’organizzazione e non potrebbe essere che così.
Nella prima, infatti, i sistemi informativi non sono altro che software. Si comprano così come si compra l’editor di testo o il foglio elettronico utilizzando, spesso se non sempre, solo un minimo delle loro infinite funzionalità. Essendo sempre diversi è evidente che l’organizzazione li veda come oggetti estranei con poco o nulla a che fare con un’esigenza di informazione proattiva da costruire e valorizzare nel tempo al fine di costruire conoscenza.
Nella seconda, basata solo su un rigido sistema di gerarchie burocratico piramidale, quale effetto distribuito e condiviso può avere il fenomeno digitale? Non a caso la competizione sul mercato di simili organizzazioni è basata su azioni che non hanno nulla a che fare con la produzione di valore in generale ed, a maggior ragione, con i risultati di efficacia realizzati. L’unica conoscenza che il patrimonio informativo contribuisce a costruire è quella di realizzare il maggior valore in termini di reddito operativo.
Prospettive future
L’e-Facility è dunque un modello strategico di organizzazione teso, da un lato, all’integrazione tra i sistemi di produzione del valore e, dall’altro, alla semplificazione dei processi interaziendali che, proprio a causa dell’integrazione, aumentano in complessità.
Non è possibile definire con chiarezza le prospettive di attuazione di soluzioni così complesse. Queste non solo hanno implicazioni a 360 gradi su interi settori dell’economia ma, e soprattutto, cambiano in modo radicale gli attuali sistemi di distribuzione della conoscenza.
Conseguentemente, la loro importanza non è tanto di natura economica, ancorché considerata nella sua globalità, quanto piuttosto nella possibilità di modificare profondamente il modo di vivere e di lavorare delle persone.
Per questi motivi è necessario continuare a sviluppare una sistematica attività di ricerca condotta a livello indipendente ed integrata con quella scientifica.
Tale necessità è determinata dal fatto che l’evoluzione per il futuro di tali cambiamenti è ineludibile.
L’essere “connessi” e digitali sta alla volontà di influire su tale cambiamento come l’attesa, l’essere “disconnessi” e analogici sta alla passiva accettazione del mondo che verrà.
Note
1 L’unità di misura del sistema di numerazione binario.
2 Si tratta di strategie di fidelizzazione della clientela, che vanno da casi come quello della produzione delle automobili – che oramai vengono vendute con un pacchetto di servizi di assicurazione e manutenzione compresi nel prezzo – fino a casi di produzioni nelle quali il valore aggiunto delle componenti accessorie di servizio prevale su quello del prodotto stesso.
Riferimenti bibliografici
– Tiveron, e-Facility, Legislazione Tecnica, Roma, 2006.
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Andrea Tiveron*
* Componente Commissione UNI “Manutenzione dei Patrimoni Immobiliari”, Direttore Metodi srl