A causa delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) 75.000 pazienti muoiono in un anno negli USA, 29.000 in Europa (mentre sono 26.000 i decessi per incidenti stradali). In Italia si valutano 2.600 morti direttamente imputabili a queste infezioni.
Senza un’adeguata igiene delle mani, come è indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), durante la cura dei malati, in ambienti particolari come sono le corsie e le stanze di degenza di ospedali, day hospital e RSA, oppure involontariamente, stringendo la mano di altre persone o toccando oggetti, sottoponiamo le persone più deboli e cagionevoli per problemi cronici di salute ad un rischio elevato di contaminarsi con germi e di contrarre infezioni che, evolvendosi, possono degenerare in patologie anche mortali. Il rischio può contenersi ed eliminarsi adottando delle semplici regole di igiene. L’OMS raccomanda infatti di eseguire l’igiene delle mani, rispettando precisi movimenti e particolari momenti durante l’assistenza al paziente.
È quanto riaffermano l’Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI) e la Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie (SIMPIOS), in occasione della Giornata Mondiale promossa dall’OMS per sensibilizzare e combattere le infezioni correlate all’assistenza (ICA), la diffusione di batteri multi-resistenti agli antibiotici da mani non pulite che si celebra il 5 maggio prossimo.
ICA
Le Infezioni ospedaliere oggi sono meglio definite Infezioni correlate all’assistenza (ICA) o Infezioni nelle Organizzazioni sanitarie (IOS) dal momento che si possono manifestare in tutte le strutture sanitarie, anche in quelle non strettamente ospedaliere e nelle residenze per anziani (RSA) o in strutture di lungo-degenza o di riabilitazione.Le ICA sono un problema emergente poiché aumentano i pazienti in età avanzata e/o con malattie croniche e/o in trattamento con farmaci che diminuiscono le attività di difesa del sistema immunitario, gli interventi medico-chirurgici sono sempre più invasivi e vengono spesso condotti in condizioni di aumentato rischio.
In Italia in uno studio del 2016 che ha interessato 56 ospedali di 19 Regioni sono state osservate ICA nell’8% degli oltre 14.000 pazienti analizzati. Il 22% era presente al ricovero; l’85% originata nell’ospedale in studio.
“Queste cifre parlano da sole. Ci trasmettono la dimensione di un’epidemia che si abbatte ogni giorno silenziosamente nei luoghi che sono nell’immaginario collettivo deputati alla cura e prevenzione. Occorre sensibilizzare non solo il personale medico e paramedico che vi opera ma anche la popolazione che tutti i giorni entra in un ambiente di cura per aiutare e assistere familiari ammalati” sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI e Direttore dell’Unità Operativa di Microbiologia dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Ovest milanese.
Il nemico: batteri multi-resistenti
Altro problema emergente è la diffusione di batteri multi-resistenti agli antibiotici (MDR). “Oltre il 25% delle ICA è causato da batteri MDR. I più aggressivi che sono stati identificati sono Staphylococcus aureus resistente alla Meticillina, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter spp resistenti ai Carbapenemi (Imipenem e Meropenem). Questi batteri sono selezionati dal consumo di antibiotici, spesso usati in modo non corretto sia per trattare l’uomo che per gli allevamenti di animali.
I batteri hanno sviluppato meccanismi di resistenza sin dall’era preistorica semplicemente per sopravvivere nell’ambiente naturale: oggi, con l’abuso degli antibiotici, non facciamo altro che selezionare i batteri più resistenti ed eliminare i batteri più sensibili” sottolinea Annibale Raglio, Coordinatore di un Comitato di Studio dell’AMCLI e membro del Direttivo SIMPIOS.
La situazione italiana
L’Italia è fra i paesi dove i batteri MDR sono più diffusi poiché non sono state attivate azioni di sorveglianza, prevenzione e controllo come in altri paesi. Nel rapporto annuale fatto dagli ECDC (https://ecdc.europa.eu/sites/portal/files/documents/EARS-Net-report-2017-update-jan-2019.pdf).
Cosa fare
Secondo Raglio, per fronteggiare questa autentica epidemia, occorre diffondere un cambiamento culturale che ci porti ad adottare i sistemi che hanno ridotto la diffusione dei batteri MDR in quasi tutti i paesi Europei. È necessario che si crei una cultura condivisa di lotta alle ICA e ai batteri MDR che comprenda: Il Processo dell’Igiene delle mani in accordo alla campagna dell’OMS. È necessario creare una comunione di intenti fra pazienti, care-giver, volontari e operatori sanitari perché tutti collaborino.
In occasione della Giornata Mondiale per l’Igiene delle mani, l’OMS ha promosso una Campagna su questo tema, che si può trovare sul loro sito. (https://www.who.int/infection-prevention/en/).
Fondamentale è inoltre promuovere campagne di sensibilizzazione e fare formazione sul problema: fare educazione anche durante i corsi scolastici fin dalle elementari; istituire corsi di formazione sul controllo delle ICA e delle Multi-resistenze.
Proprio a questo riguardo si svolgerà a Bergamo dal 6 all’8 maggio 2019 il primo Corso Europeo sullo sviluppo e l’implementazione della prevenzione e controllo delle ICA e dei batteri MDR, coordinato dal Comitato Europeo per il Controllo delle infezioni (EUCIC) della Società Europea di Microbiologia Clinica e delle Malattie Infettive (ESCMID) e in collaborazione con Società Italiana Multidisciplinare per la prevenzione delle IOS (SIMPIOS), Società Italiana dei Microbiologi (SIM), Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI), Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), Società Italiana di Igiene (SITI) e la Federazione Italiana delle Società di Medicina (FISM). (https://www.escmid.org/fileadmin/src/media/PDFs/3Research_Projects/EUCIC/L5_Bergamo_2019.pdf