“Definire il Piano Nazionale dei rifiuti per il superamento delle situazioni emergenziali e un assetto normativo certo e stabile, realmente ispirato dai principi di liberalizzazione e apertura del mercato; semplificare le procedure per il pagamento alle imprese della “montagna” di crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazione; procedere ad una revisione della TARES”.
Sono queste le priorità in campo ambientale individuate da FISE Assoambiente, l’Associazione che in Confindustria rappresenta le aziende private, nel corso dell’Assemblea Pubblica tenutasi il 23 luglio a Roma presso la sede dell’Associazione alla presenza del Responsabile Segreteria Tecnica del Ministro dell’Ambiente – Massimiliano Atelli. Hanno preso parte al dibattito anche il Presidente dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici – Sergio Santoro, il Presidente di Legambiente – Vittorio Cogliati Dezza, il Segretario Generale FIT-CISL – Giovanni Luciano ed il Delegato ANCI all’Energia e ai Rifiuti – Filippo Bernocchi.
L’iniziativa, dal titolo “Tutti insieme per l’ambiente”, giunge al termine di due anni di confronto e cooperazione tra i principali attori del mercato, nel corso dei quali si è manifestata e consolidata la volontà di procedere ad un esame tecnico ed oggettivo delle criticità e delle possibili linee di sviluppo.
Secondo l’analisi dell’Associazione, la mancata definizione di un modello di sviluppo e la presenza di numerose situazioni emergenziali hanno portato, oltre all’avvio di numerose procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea e a rilevanti sanzioni di carattere pecuniario (con le conseguenti, inevitabili ricadute negative sull’immagine del nostro Paese a livello internazionale), anche ad una generale arretratezza del settore e notevoli dispersioni di preziose risorse finanziarie.
“Per superare definitivamente questa condizione ormai consolidata”, ha affermato il Presidente Assoambiente, Monica Cerroni in apertura dei lavori, “è oggi necessario pianificare e programmare in vista del conseguimento dell’obiettivo ‘rifiuti zero’, senza tuttavia paralizzare l’indispensabile industrializzazione del settore. A tal fine è essenziale procedere ad un riassetto della regolamentazione nazionale in materia ambientale, caratterizzata negli ultimi anni da una pluralità di interventi che hanno reso insopportabile il livello di instabilità, complessità e contraddittorietà delle norme”.
L’auspicato e non rinviabile processo di industrializzazione del comparto può rappresentare un significativo contributo, in termini di fatturato e di livelli occupazionali, alla ripresa dell’economia nazionale consentendo, altresì, il necessario riallineamento del Paese ai livelli di efficienza dei principali Paesi europei.
Il mercato della gestione dei rifiuti urbani esprime oggi un valore economico complessivamente pari ad oltre 8 miliardi di euro di fatturato ed occupa oltre 70.000 addetti distribuiti tra le imprese private e pubbliche.
A preoccupare le imprese del settore non è solo il quadro normativo, ma anche lo scenario economico-finanziario. Il settore, infatti, è tra quelli storicamente più esposti all’ormai patologico fenomeno dei ritardi dei pagamenti della P.A., che si riflette in termini estremamente negativi ed ingiustamente penalizzanti sulla stessa capacità di sopravvivenza delle aziende – e conseguentemente sulla salvaguardia anche degli attuali livelli occupazionali – ed ostacola il necessario processo di ammodernamento e sviluppo delle gestioni; uno stato di “sofferenza” poi aggravato dalle note difficoltà di accesso al credito.
Le soluzioni finora messe in campo non hanno impresso l’auspicato cambio di marcia, che imporrebbe l’adozione di misure di semplificazione in grado di assicurare alle imprese la certezza della riscossione delle somme in tempi brevi e ragionevoli.
Assoambiente ritiene, altresì, improcrastinabile un rapido intervento in materia di TARES (in linea, peraltro, con quanto già preannunciato dal legislatore) attraverso una ridefinizione radicale dell’architettura complessiva del tributo, che consenta di assicurare la completa autonomia ed indipendenza del finanziamento del servizio di gestione dei rifiuti, in ossequio al principio comunitario secondo cui “chi inquina paga”.