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Quanto costa la raccolta differenziata?

(tratto da “GSA Igiene Urbana” n.1, Gennaio-Marzo 2010)

 

Uno studio commissionato da Federambiente mette a disposizione una ricca messe di dati per valutare i costi della raccolta differenziata. Che non possono essere stimati in modo semplice, perché variano molto a seconda dei contesti operativi e dei modelli di servizio adottati.

 

Lo studio “Analisi dei costi della Raccolta Differenziata”, svolto dalla società Bain & Company per conto di Federambiente presenta un notevole interesse per tutte le persone a vario titolo coinvolte nelle attività del settore raccolta rifiuti.

Obiettivo dello studio è quello di sviluppare un’analisi economica della raccolta differenziata in Italia, finalizzata a comprendere il quadro dei costi nel settore e valutare, rispetto alle diverse frazioni merceologiche, le relazioni esistenti con i principali “driver” sottostanti i risultati economici.

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IL CAMPIONE

 

Lo studio si basa sulla raccolta e sull’elaborazione dei dati relativi a un campione rappresentativo di aziende associate a Federambiente L’ambito dell’analisi è rappresentato dai rifiuti da imballaggio e dalla frazione organica. Le rilevazioni relative alle due frazioni dei RSU (imballaggi e organico) sono state svolte in tempi differenti, rispettivamente nel 2008 e nel 2009.

Per quanto riguarda gli imballaggi, sono stati presi in considerazione, singolarmente e in alcuni casi in forma congiunta, tutti i principali materiali oggetto di raccolta differenziata: acciaio, alluminio, carta e cartone, plastica, vetro e legno.

A fine di garantire una adeguata rappresentatività al campione delle aziende coinvolte nel progetto, questo è stato definito con particolare attenzione per i seguenti parametri:

  • Per quanto riguarda la rilevanza del campione, si è voluto garantire un peso significativo dei volumi raccolti rispetto al totale nazionale.
  • Per quanto riguarda la rappresentatività “geografica”, il campione è stato diviso in misura proporzionale tra regioni del Nord del Centro e del Sud e Isole.
  • Per quanto riguarda la rappresentatività “dimensionale”, si è distinto tra aziende grandi, medie e piccole.
  • Per quanto riguarda la rappresentatività “demografica”, sono stati distinti gli operatori impegnati in grandi città/comuni da quelli attivi in comuni medi e questi dagli operatori in comuni piccoli.
  • Per quanto riguarda la rappresentatività“organizzativa”, si è distinto tra aziende monoutility e aziende multi utility.
  • Infine, per quanto riguarda la rappresentatività “per frazione”, si è tenuta presente la composizione dei rifiuti raccolti.

Un confronto numerico tra la composizione del campione e la corrispondente distribuzione delle aziende a livello nazionale è presentato in tabella 1. In termini dimensionali, il panel rappresenta il 22% degli imballaggi e il 12% dell’organico raccolto a livello nazionale: oltre 1,6 milioni di tonnellate/anno raccolte complessivamente.

Nel panel selezionato, i rifiuti da imballaggio e la frazione organica pesano complessivamente per circa l’85% del totale dei rifiuti differenziati raccolti dalle aziende del campione. Nell’ambito dei rifiuti da imballaggio, la carta rappresenta di gran lunga la frazione con i maggiori volumi raccolti, seguita dal vetro e dalla plastica. Dal punto di vista dei bacini di servizio, il panel selezionato esprime aziende appartenenti a tutte le classi dimensionali. La distribuzione dei comuni serviti è perfettamente “speculare” rispetto alle caratteristiche del sistema paese. Il campione è rappresentativo sia di realtà “multiutility” che di aziende focalizzate in maniera esclusiva sul servizio di Igiene Urbana.


ALTRI ASPETTI METODOLOGICI

 

L’approccio metodologico si è basato sulla raccolta diretta di informazioni presso le aziende del campione e la loro successiva analisi ed elaborazione, finalizzate alla comprensione dei modelli di raccolta e alla quantificazione dei costi per le diverse frazioni merceologiche.

L’approccio ha in particolare privilegiato la raccolta di informazioni di carattere organizzativo e gestionale, da utilizzare ai fini della comprensione delle modalità operative di servizio e come driver per la quantificazione dei costi industriali.

Con specifico riferimento alla frazione organica, poi, l’analisi ha riguardato anche le fasi della filiera “a valle” della raccolta (trasporto e trattamento). Come si è detto, l’analisi si è svolta in due “step” successivi: rifiuti da imballaggio (studio condotto nel dicembre 2008) e frazione organica (aprile 2009).

 

I RISULTATI DELL’ANALISI

 

Il costo per unità di prodotto della raccolta indifferenziata dei rifiuti delle realtà analizzate è risultato mediamente pari a 64 Euro/tonnellata. Il costo per unità di prodotto della raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio è risultato invece pari mediamente a 123 Euro/tonnellata.

L’analisi dei risultati si è focalizzata sulla comprensione delle variabili organizzative e di contesto alla base dei costi. I costi complessivi della raccolta differenziata degli imballaggi sono fortemente legati alla dimensione del bacino servito: l’intercettazione è risultata più costosa nei bacini di servizio più grandi  (figura 1).

fig.1

Un’altra variabile determinante è legata alla produzione pro-capite complessiva di rifiuti: ella raccolta differenziata degli imballaggi il costo per unità di prodotto varia al variare della produzione pro-capite. In particolare, il costo della raccolta differenziata è più elevato nei contesti dove si producono meno rifiuti secondo la seguente progressione: con meno di 500 kg./abitante/anno, abbiamo costi medi di 135 €/T. Con una produzione compresa tra 500 e 700 kg./abitante/anno,il costo medio scende a 124 €/t per attestasi sulla media di 90 €/t dove la produzione supera i 700 kg./abitante/anno.

La figura 3 evidenzia anche come il potenziale di intercettazione, ma anche le percentuali di impurità, varino a seconda dei modelli di raccolta adottati. Ne consegue (figura 4) una variazione drastica delle quantità raccolte pro capite passando dal modello stradale a quello porta a porta.

Fig.4

L’analisi dei modelli di raccolta denota una diffusione sempre maggiore del “porta a porta”: questa modalità riguarda circa il 50% dei rifiuti intercettati; ma le scelte sul modello di raccolta si declinano in maniera molto diversa tra le varie frazioni dei rifiuti da imballaggio, con una prevalenza del modello “porta a porta” per la carta raccolta in forma selettiva e per il multi materiale; e un modello di raccolta stradale ancora molto diffuso per vetro, plastica e carta raccolta in forma congiunta.

L’onerosità del modello “porta a porta” varia anche in funzione della dimensione dei bacini di servizio e denota, in particolare, un livello di costi superiore nei contesti più grandi.

Il costo medio della raccolta è molto differente passando da una frazione all’altra, come mostra la figura 2.

fig.2

Con riferimento alle singole frazioni, il ricorso a servizi esternalizzati è più elevato sulla raccolta selettiva della carta (in particolare dove viene adottato il servizio porta a porta) e sulla raccolta del vetro.

Nella raccolta della carta si riscontra anche una marcata prevalenza di equipaggi con 2 operatori, con una grande variabilità nelle frequenze di svuotamento, in prevalenza settimanali.

Come mostra la figura 5, il costo medio di raccolta della carta diminuisce all’aumentare dei livelli di intercettazione fino a un certo punto, individuato in un intervello compreso tra il 7 e il 9 per cento del materiale complessivamente raccolto, per poi risalire di nuovo oltre questa soglia.

Per quanto riguarda la plastica, si riscontra invece una leggera prevalenza del modello di raccolta stradale, ma è un servizio gestito in larga parte con risorse interne. Qui il modello di raccolta è pressoché interamente effettuato con mezzi monoperatore. La raccolta porta a porta è sempre a frequenza settimanale, mentre si riscontra una notevole variabilità su quella stradale.

La raccolta multimateriale rappresenta una modalità molto diffusa: copre l’80% delle aziende del campione. Il multimateriale c.d. “pesante” (con raccolta del vetro) rappresenta la modalità prevalente.

 

LA RACCOLTA DELLA FRAZIONE ORGANICA

Infine, per quanto concerne la frazione organica, il costo medio di raccolta è mediamente pari a circa 105 Euro/tonnellata. L’analisi dei risultati evidenzia una varianza significativa rispetto alle diverse realtà, con estremi che variano da 55 a 200 €/t. Relativamete a questa frazione, l’analisi dei risultati si è focalizzata su quattro aspetti-chiave:

  1. Il contributo della frazione organica all’intercettazione differenziata: in che modo la frazione organica contribuisce all’incremento della raccolta differenziata?
  2. i modelli organizzativi per la raccolta della frazione organica:  quali sono i possibili modelli organizzativi? che tipo di risultati danno e a che costi?
  3. variabili determinanti del costo: quali sono le variabili di contesto che incidono sui costi?  quali sono i driver di maggiore o minore efficienza nello svolgimento del servizio?
  4. costi di trasporto e trattamento: quali sono gli elementi chiave dei costi “a valle” del processo di raccolta?

L’analisi di correlazione evidenzia livelli di raccolta differenziata significativi (fino al 40-45%) anche in presenza di bassi livelli di organico. Tuttavia, per superare tali soglie, risulta determinante introdurre modelli “spinti” di raccolta della frazione organica. L’analisi delle modalità di raccolta delle diverse realtà evidenzia comunque l’esistenza di differenti “combinazioni” di modelli organizzativi.

Una variabile chiave dei costi di raccolta è rappresentata dalla dimensione dei comuni serviti: la raccolta risulta più onerosa nei bacini più grandi (figura 6).

Fig.6

Nell’ambito della raccolta stradale della frazione organica di provenienza domestica, la variabilità dei costi tra le diverse aziende è legata alle differenti scelte delle aziende con riferimento a tre fattori principali:

  • frequenze del servizio (variabili tra 2 e 6 volte la settimana);
  • composizione degli equipaggi di raccolta (1 vs. 2 operatori);
  • diffusione dei contenitori sul territorio (da 10 a 25 contenitori ogni 1.000 abitanti)

In particolare le analisi evidenziano come, a parità di efficacia (intercettazione pro-capite), i modelli di raccolta meno costosi (“primo quartile”) siano quelli caratterizzati da equipaggi mono-operatore, una minore frequenza di svuotamento (tipicamente 2 volte/settimana) e una maggiore capillarità dei contenitori dislocati sul territorio (25 ogni 1.000 abitanti).

Il costo medio di trasporto presso gli impianti della frazione organica è di 14 Euro/tonnellata. I costi di trasporto sono condizionati dalla distanza dell’impianto; il costo chilometrico è tuttavia fortemente decrescente all’aumentare della distanza dall’impianto (effetto “velocità commerciale”). A parità di chilometri, un altro elemento di variabilità è rappresentato dal modello organizzativo e dalle scelte di internalizzazione/esternalizzazione.

Il costo medio di trattamento della frazione organica è risultato di 72 Euro/tonnellata, con punte di 100 Euro. Circa il 70% dell’organico raccolto dalle aziende del campione viene trattato presso impianti di terze parti. Il regime tariffario (libero mercato vs. tariffe amministrate) incide per circa il 7% sui livelli tariffari. Vi è invece una differenza molto significativa legata alla dislocazione geografica degli impianti, anche condizionata dalle diverse tecnologie.

 

dalla redazione

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