Per cogliere questo vento favorevole e fare un salto di qualità nelle politiche ambientali anche in Italia,è necessaria una piattaforma condivisa, oltre gli schieramenti politici. In questo libro Edo Ronchi e Pietro Colucci, analizzando i principali problemi ambientali, indicano la via per una possibile intesa.
Centrodestra e centrosinistra possono trovare, anche in Italia, un‘intesa per un piano d’azione che affronti le grandi sfide ambientali di questo avvio del ventunesimo secolo? Edo Ronchi, già ministro dell’ambiente e Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Pietro Colucci, imprenditore e, per cinque anni, Presidente di FISE Assoambiente (Associazione Imprese Servizi Ambientali di Confindustria) e Presidente di Kinexia (società quotata attiva nelle Energie Rinnovabili) intervistati da Silvia Zamboni, delineano questa possibile piattaforma nel libro “Vento a Favore”, pubblicato da Edizioni Ambiente. Ronchi e Colucci, uno con una storia di centrosinistra, l’altro di centrodestra, affrontano nel libro, partendo dai rispettivi punti di vista, le principali problematiche ambientali: i cambiamenti climatici, la green economy, le prospettive di sviluppo del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, il futuro del nucleare dopo Fukushima, le problematiche dei rifiuti, delle acque e del territorio, per finire con una valutazione delle potenzialità dell’ innovazione ecologica.
“Riteniamo – dicono Ronchi e Colucci– che sia ormai giunto il momento di cambiare marcia nelle politiche ambientali e che, per farlo, sia indispensabile costruire un’ampia condivisione, andando oltre i tradizionali schieramenti politici. Convinti come siamo che le differenze politiche sull’ambiente non possono essere rinchiuse all’interno dei tradizionali steccati politici”.
Da questa convinzione di fondo scaturisce un volume che, oltre a presentarsi come un efficace manifesto di politica ambientale, costituisce un aggiornato manuale, ricco di dati, citazioni, riferimenti normativi nazionali e internazionali, proposte e idee innovative: uno strumento utile non solo per gli esperti, ma anche per coloro che sono interessati ad un aggiornamento sulle principali problematiche ambientali.
Crisi climatica e green economy
La riflessione parte dalla crisi climatica prendendo atto che “l’aumento della temperatura del pianeta, il cosiddetto riscaldamento globale, è un fenomeno in corso e, per di più, è in aumento. Si tratta di un fatto verificato, che non lascia più dubbi a riguardo”(Ronchi). “Il tempo del dibattito sulla crisi climatica è comunque finito; ora bisogna agire, e bisogna farlo tutti insieme perché la sfida è talmente impegnativa da richiedere il contributo di ciascuno di noi”(Colucci) . Il tema unificante di questa riflessione è la green economy perché “l’economia verde può davvero rappresentare una exit strategy dalla crisi economica, e non solo sotto forma di rivoluzione energetica, ma come processo di innovazione che pervade tutti i settori produttivi” (Colucci) . La green economy apre anche una nuova prospettiva generale “per un futuro in cui si consuma di meno ma meglio,con una migliore qualità degli stili di vita, con più relazioni e meno oggetti, migliore qualità del territorio, delle città e dell’ambiente invece della cementificazione diffusa,più ricchezza culturale ed economia della conoscenza invece dell’affollamento dei centri commerciali”(Ronchi).
Energia e Nucleare
Il tema centrale della green economy è l’energia.”Oggi è più progredito e competitivo non chi consuma più energia, bensì chi è capace di utilizzarla nel modo più efficiente, garantendo benessere e al contempo risparmiando energia”(Ronchi).”Insieme alle ragioni ambientali e a quelle economiche legate ai costi, a spingere verso una maggiore efficienza e il risparmio energetico c’è da tenere presente anche l’impegno per ridurre la dipendenza dall’estero e la fattura che il nostro paese deve pagare per le importazioni di energia”(Colucci). Per il secondo anno consecutivo gli investimenti mondiali nelle rinnovabili nel settore elettrico sono stati superiori a quelli nelle fonti tradizionali. “Che le rinnovabili abbiano già raggiunto un peso consistente nei consumi di elettricità è un dato di fatto. La tendenza è che, in pochi decenni, diventeranno la fonte prevalente : è questo il salto di prospettiva che sfugge a chi è ancora prigioniero della vecchia visione dell’energia”.(Ronchi). “In veste di presidente di FISE Assoambiente troppe volte negli ultimi cinque anni ho assistito al varo di progetti mai decollati per l’assenza di condivisione e di coinvolgimento delle comunità destinate a ospitarli sul proprio territorio. E se questo è stato vero per semplici impianti di trattamento rifiuti o per impianti di produzione di energia rinnovabile,come potrebbe non esserlo per una centrale nucleare?”(Colucci). L’analisi dei guasti ai reattori di Fukushima porterà a rivedere probabilmente procedure e condizioni che avevano spinto a prolungare la vita dei reattori oltre i 40 anni di esercizio.”Se un paese come il Giappone,con 50 reattori in funzione, con ampia esperienza nel settore, uno dei paesi meglio organizzati e tecnologicamente più avanzati del mondo, non riesce a prevenire e gestire incidenti del genere,la preoccupazione sulla insicurezza intrinseca di tale tecnologia diventa altissima”. (Ronchi).
Rifiuti e Territorio
L’emergenza rifiuti nella provincia di Napoli, in atto da oltre 15 anni, non risolta né da amministrazioni locali e regionali, né da governi nazionali, sia di centrosinistra sia di centrodestra, rappresenta in maniera emblematica la necessità di definire obiettivi e modalità per affrontare e risolvere questa emergenza oltre la logica degli schieramenti politici contrapposti. “Nel corso del 2009,FISE Assoambiente, ha presentato un rapporto (redatto a cura della Fondazione per lo sviluppo sostenibile) sullo stato del sistema impiantistico per il trattamento dei rifiuti urbani in Italia, evidenziando come in molte parti del paese la capacità di trattamento non fosse superiore a due anni appena. Ci si chiederà a due anni di distanza,quale sia stata la risposta, a quella denuncia, da parte del sistema politico e istituzionale, sia a livello centrale sia locale…: nessuna! “(Colucci). Non è, inoltre, più sostenibile una visione che sovrastimi i fabbisogni insediativi e infrastrutturali, considerandoli, in sé, come fattori di sviluppo.”Vediamo troppi progetti interrotti, troppe case e capannoni vuoti, troppi sprechi di territorio per opere di scarso beneficio .È tempo di prevenire con fermezza questi sprechi,gli usi inefficienti di una risorsa scarsa come il territorio. (Ronchi) .
Innovazione ecologica
Nel 2009, secondo i dati Eurostat, la spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S) italiana si aggirava intorno all’1,3% del Pil, a fronte di oltre il 2% della media EU,e comunque ben lontana dai livelli di USA e Germania,vicine al 3%, della Francia al 2,2%e del Regno Unito all’1,9%. Per i due autori, in conclusione, c’è bisogno di un’economia che non sia ubriaca, che non passi dall’euforia del consumismo ai crolli nella depressione, che non faccia della sua sregolatezza una minaccia continua per la comunità, che non sprechi il suo patrimonio più prezioso, quello delle risorse naturali, e che non abbandoni parte della famiglia umana nell’indigenza.
”Per far fronte a tutte le sfide che abbiamo davanti – dicono Ronchi e Colucci– occorre una visione capace di generare proposte adeguate, da sostenere con il necessario ampio consenso che non si lascia comprimere dagli schieramenti politici. È ora di dire basta alle lamentele. Non vi può essere vento a favore per le politiche ambientali se non si sa dove andare, se non si mette in campo una nuova capacità di elaborazione e di confronto”.