(Tratto da “GSA Igiene Urbana” n.3, Luglio-Settembre 2007)
Da queste pagine, più volte è stato affrontato il tema dei graffiti metropolitani, un fenomeno nato negli Stati Uniti oramai una trentina d’anni fa, e che si è diffuso a macchia d’olio un poco dappertutto, creando talora situazioni di degrado visivo davvero insopportabili. Nel nostro Paese, è certamente Milano la città che più di ogni altra ha subito gli “assalti” di graffitari d’ogni specie, e dunque è a Milano che la battaglia si può vincere o perdere. L’articolo-intervista illustra quanto si sta facendo nel capoluogo lombardo ed i primi risultati ottenuti. È lecito attendersi ulteriori, significativi passi avanti?
La metropoli lombarda è da sempre la più devastata da graffiti e “tag” ma è anche quella che da oltre dieci anni ha affrontato di petto il problema. E finalmente qualche buon risultato l’ha ottenuto, come racconta in questa intervista Domenico Lunghi dell’Azienda milanese servizi ambientali
È un problema che assilla quasi tutte le città italiane di medie dimensioni, ma che ha trovato in Milano la sua “capitale”. Stiamo parlando dei graffiti, non tanto quelli artistici che possono davvero rendere gradevole una bruttura come può essere un cavalcavia in cemento o il muro di un capannone di periferia, ma delle fastidiosissime e antiestetiche tag disseminate praticamente ovunque dal centro storico all’hinterland. Chi vive o è stato a Milano lo sa: a un chilometro da piazza della Scala o da piazza del Duomo inizia un tazebao di scritte che conosce poche interruzioni. Scarabocchi senza senso, “firme”, sigle in codice sconosciute che servono a marcare il territorio in spregio a edifici storici, monumenti, condomini dalle facciate appena rimesse a nuovo.
Un problema annoso, almeno a Milano, che risale nella variante sopra descritta ai primi anni Novanta. Sempre che non si voglia risalire a un paio di decenni prima, quando negli anni Settanta scritte di ben altro genere – politiche: contro fascisti, comunisti ecc. – tappezzavano i muri delle università milanesi. Se Milano ha avuto la sfortuna di essere la più devastata dai graffiti – non servono particolari studi statistici per poter affermare che tutti i palazzi del capoluogo lombardo sono stati almeno una volta, se non più di una, “battezzati” dai graffitari e poi coraggiosamente ripuliti – ha anche il merito di avere affrontato di petto il problema da tempo. Da Formentini a metà degli anni Novanta. Ad Albertini, che organizzò addirittura videoconferenze intercontinentali con le città americane per vedere cosa si era fatto oltreoceano.
L’iniziativa più recente si chiama “I lav Milan!”. L’hanno fortemente voluta il sindaco Letizia Moratti e l’assessore al Decoro urbano Maurizio Cadeo. Lo slogan è davvero efficace: si legge come si pronuncerebbe la frase inglese “I love Milan” (io amo Milano) e allo stesso tempo come si direbbe in dialetto ambrosiano “Io lavo Milano”.
Ma la campagna, a distanza di ormai 6 mesi di distanza o poco più, si è rivelata davvero efficace? Prima di cedere la parola all’Amsa, l’Azienda milanese dei servizi ambientali a cui è stato affidato il servizio di pulizia – che è poi la protagonista di questo articolo – va detto che qualche perplessità inevitabilmente rimane. La campagna “I lav Milan!” qualche luce e qualche ombra ce le ha. Milano è certamente più pulita di quanto non fosse un anno fa. Il centro storico (quello battuto dai turisti) è abbastanza in ordine e i bei palazzi neoclassici conservano intatto il loro antico fascino. La metropolitana non ha un graffito, tranne rarissimi casi, neanche a pagarlo oro. Questo grazie a un appalto in essere ancor prima dell’avvio di “I lav Milan!” grazie al quale ogni notte, al termine del servizio, speciali squadre di manutenzione ripuliscono e riverniciano là dove è necessario treni e stazioni della sotterranea. Ma, e arriviamo alle ombre, come ipotizzava qualche uccello del malaugurio, ripulire i muri dei palazzi sperando che il messaggio di ordine e decoro entri nelle teste di chi ha solo in mente di sporcare è un’utopia. E così molti palazzi sono rimasti nella loro ritrovata grazia virginale per poche settimane o mesi, per essere di nuovo graffitati.Non è quindi difficile rendersi conto che è partita una sorta di sfida fra chi pulisce e chi devasta a suon di bomboletta spray. Soprattutto se non si adottano misure sanzionatorie, come finora non è mai stato fatto, per scoraggiare il fenomeno.
Amsa: solo nel 2006 puliti più di 5.500 palazzi
Troppo pessimiste o semplicemente realiste queste affermazioni? Sentiamo cosa dice in questa intervista Amsa per bocca di Domenico Lunghi, dirigente dell’Azienda milanese e profondo conoscitore del problema, che tra l’altro annuncia in anteprima dalle pagine di “Gsa” nuove iniziative pronte al decollo sul fronte del decoro urbano. Primo bilancio dell’iniziativa di “I lav Milan” dal suo avvio.
Si può dire che è la prima iniziativa a livello nazionale di questo tipo?
“È certamente l’iniziativa più massiccia contro i graffiti che sia mai stata realizzata in Italia, sia per l’entità delle forze messe in campo sia per lo schema organizzativo adottato: un’alleanza tra l’amministrazione della città, i cittadini e Amsa con l’obiettivo condiviso di combattere il degrado della città. Amsa aveva per la verità già iniziato da alcuni anni ad offrire questo servizio ai milanesi, ma la notorietà per il servizio di pulizia dei graffiti si è raggiunta solo in questi ultimi mesi, con la campagna “I lav Milan!” che nasce dalla precisa volontà del sindaco di far pulire i muri dei palazzi della città. L’iniziativa ha avuto inizio nella giornata/evento del 30 settembre 2006, durante la quale sono stati ripuliti 278 stabili ed è anche stata l’occasione per un grande happening di comunicazione, che ha visto in campo direttamente gli amministratori pubblici per pulire i muri al fianco degli operatori di Amsa. Dopo il 30 settembre la campagna è proseguita con un bando informativo che è stato pubblicato all’inizio di ottobre sui principali organi di stampa e la creazione di una graduatoria per le risposte ricevute, che è arrivata ad assommare oltre 10mila richieste, il che testimonia l’interesse dei cittadini per questa operazione. È probabile che in futuro altre città seguiranno le orme di Milano: oggi è noto che Amsa dispone di una soluzione tecnica efficace per risolvere il problema, come dimostra anche il fatto che stiamoorganizzando corsi di formazione per i tecnici dialtri comuni lombardi che vogliono attivare lo stesso servizio. In altri Comuni, invece, siamo stati contattati dalle amministrazioniper effettuare direttamente il servizio presso i loro edifici pubblici e privati.