Ma già, mentre negli Stati Uniti il neo-presidente Barak Obama compie una memorabile svolta rispetto al suo tristo predecessore mettendo al primo posto della sua agenda il tema dell’ambiente, mentre tutti i principali paesi europei da anni oramai si impegnano sui temi stessi dando grande impulso sia alla gestione dei rifiuti che alla produzione di energia da fonti rinnovabili (tutti sanno che in Germania la produzione di energia solare è assai più alta che in Italia, il “paese del sole”…), mentre la sensibilità ambientale si sta avviando a diventare una priorità anche nei paesi in via di sviluppo, noi continuiamo a considerare raccolta differenziata, energia da fonti rinnovabili, protezione dell’ambiente in generale non come degli obiettivi strategici, ma come fastidiosi ostacoli ad un cosiddetto sviluppo basato sul ritorno al nucleare, sulla costruzione di montagne di inceneritori, in attesa dei quali vanno benissimo le discariche, sulla cementificazione delle nostre coste e delle nostre città e così via.
Ma torniamo a parlare della raccolta differenziata: ricordato che almeno due regioni, Trentino Alto Adige e Veneto, sono già al di là della soglia del 50% in materia di raccolta differenziata, che altre regioni vi si stanno rapidamente avvicinando (Piemonte e Lombardia), che sono già più di mille i comuni che Legambiente ha classificato come “ricicloni” avendo superato la soglia minima del 40%, che molte sono le realtà “virtuose” anche nel Sud del Paese, vediamo ora di capire come si muovono i diversi materiali oggetto di raccolta differenziata, e quali sono i problemi che possono emergere di fronte ad uno sviluppo imponente della raccolta stessa.
Lo scorso anno, a seguito della diffusa crisi economica e della conseguente contrazione dei consumi, il comparto degli imballaggi ha visto una contrazione delle quantità immesse al consumo dell’ordine del 2.8%:
materiale |
Consuntivo 2007 |
Preconsuntivo 2008 |
Variazione 2008/2007 |
acciaio |
563 |
537 |
-4.6 |
alluminio |
73.5 |
66.4 |
-9.7 |
carta |
4619 |
4481 |
-3.0 |
legno |
2860 |
2720 |
-4.9 |
plastica |
2270 |
2205 |
-2.9 |
vetro |
2157 |
2180 |
+1.1 |
TOTALE |
12542 |
12189 |
-2.8 |
(fonte: CONAI)
Nonostante ciò, le quantità complessivamente recuperate (riciclo più incenerimento) sono ulteriormente cresciute rispetto agli anni precedenti, raggiungendo 8.337.000 tonnellate, una quota del 68.4% dell’immesso al consumo, ben 8 punti al di sopra degli obiettivi di legge. Ciò significa che, se nel 1998 si recuperava il 30% ed il 70% finiva in discarica, dieci anni dopo la situazione si è letteralmente capovolta, con il 31% che va in discarica e il 69% che viene recuperato: un bellissimo risultato, non c’è che dire, nonostante le resistenze più sopra denunciate (da parte di una quota rilevante delle nostre amministrazioni locali, delle lobby degli inceneritori, delle ecomafie…)
Per quanto riguarda le quantità effettivamente riciclate, ebbene i rifiuti di imballaggio riciclati ammontano a 7.224.000 tonnellate, pari al 59.3% del totale immesso al consumo, 12.189.000 tonnellate. Qui eccelle la carta, che ricicla qualcosa come il 75.3% dell’immesso al consumo, ma anche l’acciaio non se la cava male, con il 68.9%, così come il vetro che ricicla il 61.5% dell’immesso al consumo.
Il CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, pone correttamente l’accento sul ruolo del Consorzio stesso e dei Consorzi di filiera che ad esso si riferiscono, segnalando come nel periodo 2004-2008 le quantità di materiali recuperate dalla gestione consortile siano cresciute del 38%, mentre le quantità recuperate dalla gestione terza siano diminuite, nello stesso arco di tempo, dell’1%: ciò a dimostrazione della sua efficacia e del fatto che i comuni si sentano garantiti da questa gestione per quanto concerne il ritiro dei materiali, evitando cioè il rischio di mancato ritiro a fronte di contrazioni del mercato delle materie prime seconde. Ciò è ampiamente confermato dal numero dei comuni che hanno sottoscritto la convenzione con il sistema CONAI-Consorzi, ben 7283 con una “copertura” pari al 96% della popolazione.
Almeno all’apparenza, quindi, tutto bene sul fronte degli imballaggi.
Ma le cose non stanno proprio così.
Intanto, i dati del CONAI confermano, se ve ne fosse bisogno, il profondo divario tra Nord e Sud (uffa, che barba!):
|
ITALIA |
NORD |
CENTRO |
SUD |
||||
ton |
Kg/ab |
ton |
Kg/ab |
ton |
Kg/ab |
ton |
Kg/ab |
|
Acciaio |
153.000 |
3.41 |
111.000 |
5.22 |
19.000 |
2.31 |
23.000 |
1.49 |
Alluminio |
7.537 |
0.19 |
4.305 |
0.27 |
2.246 |
0.27 |
986 |
0.06 |
Carta |
1.047.492 |
19.96 |
504.662 |
22.7 |
250.495 |
23.6 |
292.335 |
14.89 |
Legno |
153.813 |
3.91 |
120.854 |
5.66 |
19.711 |
2.54 |
12.249 |
1.17 |
Plastica |
528.697 |
9.39 |
353.370 |
13.74 |
74.064 |
6.87 |
101.263 |
5.12 |
Vetro |
965.000 |
22.10 |
715.000 |
35.19 |
135.000 |
15.59 |
115.000 |
7.83 |
(fonte: CONAI)
Non è questo, però, il solo problema.
Ci sono, infatti, problemi seri di bilancio: la raccolta differenziata, come si è visto, cresce a tassi molto interessanti, e dunque altrettanto crescono i corrispettivi che vengono riconosciuti ai comuni; però l’immesso al consumo diminuisce, e quindi altrettanto diminuiscono i contributi versati da produttori e distributori; inoltre, se è vero che cresce la quantità di materiali raccolti in maniera differenziata, è anche vero che ne diminuisce la qualità: in parte ciò dipende da alcune scelte di metodo non condivisibili (commistioni di materiali di difficile separazione a valle), in parte forse anche dalla volontà di alcuni comuni di accumulare quanta più roba possibile per salvare il bilancio della raccolta differenziata (vedi ad esempio la minaccia di commissariare i comuni inadempienti), a scapito ovviamente della qualità dei materiali raccolti e della loro effettiva riciclabilità.