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La raccolta differenziata al 70% sbarca nelle grandi città

Torino, Napoli, Salerno e Palermo, alcune delle esperienze già attivate con successo

Il Comune di Salerno ha raggiunto il 70% di raccolta differenziata in meno di due anni, grazie al sistema domiciliare esteso a tutta la città per i suoi 140mila abitanti, una percentuale impensabile fino a qualche tempo fa per un capoluogo di provincia, soprattutto in una regione difficile come la Campania. Stesso discorso per le raccolte domiciliari secco/umido attivate con ottimi risultati in una parte delle città di Napoli e Palermo.

Al nord, nella città di Torino la raccolta domiciliare integrata ha raggiunto la quota di oltre 400mila abitanti serviti, con una percentuale di differenziata compresa tra il 43% ed il 71%, e una media del 61%. Nelle Marche dove il consorzio Cosmari gestisce il ciclo dei rifiuti per 300mila abitanti in 57 comuni maceratesi, la percentuale di raccolta differenziata per tutto il bacino ha raggiunto il 70%.

 

Non si tratta quindi solo di centri di piccole o medie dimensioni: le migliori gestioni dei rifiuti nel nostro Paese, basate sul riciclaggio da raccolta differenziata, arrivano anche nelle grandi realtà urbane in tutto lo Stivale, dal nord al sud. È questo uno dei temi al centro del convegno nazionale “Prevenzione, raccolta differenziata e riciclaggio: la sfida delle grandi città” organizzato il 26 novembre scorso a Napoli da Legambiente e Federambiente, in collaborazione con il Comune di Napoli, a cui hanno partecipato tra gli altri Renato Grimaldi, Direttore generale del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Tommaso Sodano, vice sindaco di Napoli, Michele Buonomo della Segreteria nazionale di Legambiente, Marco Camoletto, presidente di Amiat Torino, Giuseppe Giampaoli, direttore del Cosmari, Vincenzo Cuomo, presidente di Anci Campania, Roberto De Santis, presidente del Consorzio nazionale imballaggi, e Leonardo Ghermandi, presidente del Consorzio italiano compostatori.

 

La diffusione delle buone pratiche sul riciclaggio da raccolta differenziata negli ultimi 15 anni ha prodotto degli importanti risultati in aree significative del Paese. Lo stesso purtroppo non è avvenuto sulla riduzione della produzione dei rifiuti, nonostante siano ormai numerose le esperienze locali sulla prevenzione, censite puntualmente nella banca dati di Federambiente. Gli esempi non mancano: si va dai piani regionali o provinciali che promuovono azioni concrete sulla riduzione alla tariffa puntuale di Comuni e Consorzi, dalle esperienze di vendita alla spina di prodotti detergenti o alimentari alle iniziative per promuovere il riuso dei beni, dalle campagne di promozione dell’uso dell’acqua “del Sindaco” agli acquisti verdi, dalla riduzione degli scarti di beni alimentari in scadenza nella Grande distribuzione organizzata da destinare alle mense per i più bisognosi all’organizzazione di feste o sagre sostenibili. Tante iniziative lodevoli che dovranno essere replicate il più possibile in tutta Italia, ma alle quali è necessario affiancare iniziative strutturali di carattere nazionale, che devono coinvolgere in primis il mondo della produzione e quello della distribuzione, come richiesto anche dalla nuova direttiva europea sui rifiuti che, tra gli impegni per ogni Stato membro, prevede entro i prossimi 24 mesi la redazione del Programma nazionale di prevenzione.

 

“La strada per avviare il ciclo dei rifiuti di tutto il Paese verso gli standard europei è ormai tracciata – dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. Gli obiettivi della nuova direttiva europea sui rifiuti e della legge italiana di recepimento sono chiari: entro il 2013 occorre varare un programma nazionale di prevenzione ed entro un anno si deve raggiungere il 65% di raccolta differenziata da avviare a riciclaggio. Per raggiungerli serve promuovere le politiche di prevenzione, la raccolta domiciliare e la tariffazione puntuale in tutte le città italiane, completare la rete impiantistica per il recupero, soprattutto della frazione organica, e il trattamento dei rifiuti per minimizzare lo smaltimento in discarica, i cui costi dovranno essere aumentati anche rivedendo lo strumento dell’ecotassa regionale. Solo così riusciremo a voltare pagina una volta per tutte rispetto all’immagine del Paese delle emergenze rifiuti che ci ha contraddistinto più volte negli ultimi anni anche a livello internazionale”.

 

“È una riflessione importante quella che si è svolta qui, basata su una serie di esperienze concrete scelte ad esempio fra le tante che ci caratterizzano oggi nello sviluppo della raccolta differenziata e più complessivamente nella gestione dei rifiuti urbani – afferma Gianluca Cencia, direttore di Federambiente -. Queste positive esperienze non devono però rischiare di non trovare adeguata rispondenza nella normativa generale sui servizi pubblici locali e nella tariffazione, che ancora non hanno trovato un chiaro equilibrio e, soprattutto, regole certe”.

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