La crisi dei rifiuti di Napoli è costata finora ai contribuenti 1,1 miliardi. Una ventina di euro per italiano, compresi i neonati. È la differenza tra sovraccosti dell’emergenza-spazzatura e una gestione dell’immondizia condotta secondo lo standard medio italiano. Il divario si allarga se Napoli avesse un sistema di gestione simile a quello della Lombardia o del Veneto.
A fornire questi dati è un recentissimo studio della società di consulenza Althesys, secondo il quale nell’ultimo decennio i mancati benefici legati a una gestione inadeguata dei rifiuti urbani raggiungono i 18 miliardi di euro, contro benefici del riciclo che toccano i 6,7 miliardi. Il contributo positivo del riciclo risulta dalla somma del valore dei materiali raccolti, delle mancate spese di smaltimento, oltre che dalla riduzione di emissioni di CO2.
“Abbiamo realizzato un’analisi costi-benefici per calcolare quanto si sarebbe potuto risparmiare se la Campania fosse stata gestita come la media italiana – approfondisce Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys e professore alla Bocconi. – Il dato è di 1,1 miliardi di euro. Addirittura, se la gestione fosse stata secondo il modello Lombardia, i benefici netti toccherebbero i 2,2 miliardi”.
“Facendo le dovute somme – riassume Marangoni – una politica di gestione ambientale accorta e all’avanguardia avrebbe fruttato al nostro paese 24,7 miliardi: una cifra vicina all’ammontare di una manovra Finanziaria”.
Lo studio
La ricerca, “Sostenibilità e prevenzione: packaging, impresa, società”, è stata presentata in un convegno organizzato dal Conai, il Consorzio nazionale che si occupa del riciclo e del recupero degli imballaggi. Althesys ha condotto l’analisi costi-benefici per ciascuna modalità di gestione alternativa alla discarica: riciclo, il compostaggio, il recupero energetico, il trattamento meccanico biologico. L’analisi ha anche evidenziato il ruolo della prevenzione che, nel caso degli imballaggi, ha portato benefici per circa 500 milioni. Molto resta però da fare negli altri settori, per i quali si stima un potenziale di 1,5 miliardi di possibili risparmi.