(tratto da “GSA Igiene Urbana” n.3, luglio-settembre 2010)
A Genova, con il sostegno dell’Amministrazione comunale, è stato messo a punto il progetto di un complesso sistema museale dedicato ai diversi aspetti del problema rifiuti. Nei prossimi mesi il progetto dovrà concretizzarsi in una serie di iniziative pratiche.
L’atteggiamento verso i rifiuti va letto come espressione di un cambio di paradigma produttivo culturale e ambientale. Il progetto “Museo della Rumenta” è un’idea complessa, da affinare valutandone la fattibilità con gli attori coinvolti nella gestione durante la sua trasformazione in progetto. L’idea è ambiziosa: concepire a Genova un progetto che sia il centro di una rete, virtuale e materiale, per collegare e gestire diverse attività sui rifiuti:
– una esposizione museale, storica e tematica, fissa e itinerante, capace di leggere l’evoluzione storica e antropologica dei rifiuti e delle tecniche di gestione con gli occhi delle sostenibilità ambientale e sociale (sezione museo)
– un luogo di riflessione scientifica e divulgazione di “buone pratiche” sulla gestione sostenibile dei rifiuti (sezione laboratorio)
– una serie di attività e iniziative culturali e artistiche che si ispirano al rifiuto e ai suoi significati anche utilizzano gli scarti come materia da plasmare per le loro opere (sezione artistico – culturale)
– sviluppo delle attività che, con riferimento alla “preparazione per il riutilizzo dei beni scartati” previsti dalla direttiva CE 98/08 aprono prospettive di lavoro, attorno al lancio del mercato dell’usato (sezione filiera del riutilizzo).
La capacità di gestire in modo sinergico e di intrecciare le iniziative delle quattro sezioni in cui si articola il progetto è fondamentale sia per apportare una novità al panorama museale cittadino (e alle offerte presenti sul territorio nazionale) che per perseguirne la sostenibilità economica.
Lo schema pensato per l’esposizione museale verrà discusso con il museo A come Ambiente di Torino, individuato come partner in grado di apportare un’esperienza progettuale matura e di successo. Naturalmente si eviterà ogni forma di concorrenza e si valuteranno invece i possibili benefici di una sinergia. La fase di realizzazione e gestione andrà dimensionata sulla base delle opportunità esistenti e delle risorse che si potranno mettere in campo, assieme alla direzione Musei del Comune di Genova.
Nella parte introduttiva la storia del rifiuto sarà letta in parallelo alla storia dello sviluppo della produzione e del consumo, fino ad arrivare alla necessità di ripensarli entrambi in modo sostenibile e consapevole. Si passerà poi a tre parti dedicate ai diversi aspetti della gestione dei rifiuti: prevenzione, raccolta e trattamento. Per ognuna si esaminerà una buona pratica. L’allestimento sarà di tipo interattivo e mirerà a coinvolgere il visitatore. Per ogni pratica si troveranno:
– un oggetto o immagine simbolo;
– un riferimento scientifico, che esponga in modo divulgativo i tratti salienti dell’esperienza;
– una mappa territoriale che illustri il destino del rifiuto genovese – e delle altre sedi della rete museale – facendo vedere cosa, come e dove lo si previene, riduce, riutilizza; come lo si raccoglie; come e dove lo si tratta.
Un esempio: la prevenzione dei rifiuti, dopo una introduzione che spiega cos’è e come si integra nella gestione dei rifiuti, potrebbe essere rappresentata dalla pratica del compostaggio domestico. In questo caso va ospitata una compostiera (alimentata dai resti di ristorante e bar o del giardino del museo, con un biofiltro per la deodorizzazione dell’aria). La sezione (con la stratificazione della trasformazione da scarti di cucina o del giardino in compost) va resa visibile al pubblico anche attraverso un video che acceleri i tempi di trasformazione, eventualmente esplorabile con un microscopio digitale per scoprire il complesso ecosistema vivente che lo popola.
Accanto a ciò, nel museo potrebbe essere collocata la cartina dei parchi pubblici cittadini genovesi nei quali realizzare impianti di compostaggio funzionanti e gestiti da volontari addestrati per il compostaggio delle foglie, delle potature, dell’erba tosata.
Successivamente andranno collocate postazioni sempre di tipo interattivo, miranti a coinvolgere il fruitore e dedicate agli imballaggi, ai beni e ai servizi, all’indotto economico e sociale di prevenzione e di buona gestione dei rifiuti, e alle parti che vanno al di là del rifiuto. Cioè al suo significato antropologico e sociologico, alla cultura e all’arte da e sui rifiuti; alla letteratura, al cinema,al teatro, alle arti visive. La parte finale di questa sezione centrale deve dare risalto alla presentazione dei risultati delle migliori pratiche gestionali e amministrative (italiane e/o straniere) sulla strada dell’ipotesi “rifiuti zero”.
Il Laboratorio” sarà il luogo della riflessione scientifica e della divulgazione di “buone pratiche” sulla gestione sostenibile dei rifiuti. Il comitato tecnico scientifico[1] che lo prenderà in carico offre le più ampie garanzie al riguardo. Si utilizzeranno gli strumenti di diffusione più adeguati: dalla produzione di saggistica, attraverso i Quaderni del museo della Rumenta a iniziative convegnistiche, seminariali, editoriali e formative.
Un’esplorazione della presenza del rifiuto nella produzione letteraria, cinematografica, teatrale, sia nella sua caratterizzazione merceologica che nella dimensione antropologica e metaforica che ha assunto nella storia dell’umanità, apre orizzonti affascinanti. A Genova esiste attorno all’esperienza del gruppo di Artelier (animato da Elisabetta Lodoli ed Elena Boschieri), un nucleo di persone che ha realizzato le due edizioni di Dumping Art 2009 e 2010 (due mostre molto belle e di successo) e che può costituire la base per istituzionalizzare il museo permanente di arte solidale, ambientale e di riciclo. Ma si potrà anche aprire una interlocuzione con il museo di arte contemporanea di Villa Croce, perché orienti alcune sue esposizioni all’esplorazione del rapporto tra arte del ventesimo secolo e rifiuti.
A Genova è possibile costruire, ottimizzando le attività di riutilizzo esistenti (mobili, oggettistica, vestiti, ecc.) e rafforzando la strutture dei soggetti che vi lavorano, un centro di Green economy del riutilizzo e della preparazione al riutilizzo, basata sulla valorizzazione del lavoro inclusivo. Le direzioni del Comune interessate al tema sono diverse. Insieme ad Amiu (l’azienda di Igiene urbana della città), al terzo settore, alle cooperative sociali, si tratta di riorganizzare e industrializzare le filiere del riutilizzo, attorno alla Fabbrica del riciclo diretta da Giovanna Sartori. In particolare si tratta di progettare e realizzare le attività di preparazione dei beni per il riutilizzo (sanificazione, riparazione, ricondizionamento, preparazione alla vendita). Ciò potrebbe comportare una riorganizzazione, da studiare con l’azienda, di alcuni servizi di raccolta (abbigliamento, ingombranti e beni durevoli, alcuni RAEE, eccedenze alimentari e non, ecc.) per un servizio al cittadino più puntuale e centrato sul recupero dei beni riutilizzabili. Potrebbe essere utile ridefinire i soggetti imprenditoriali interessati all’ottimizzazione di questi servizi servendosi di un lavoro sociale e inclusivo da sviluppare in sinergia con Amiu. Da qui si parte per creare e gestire un mercato dell’usato di estensione e qualità nuova.
Per la localizzazione della sezione “Museo” si sta lavorando assieme agli assessori alla cultura e ai parchi e con il laboratorio UrbanLab. La scommessa è localizzare in un unico contenitore le attività di tutte le sezioni del Museo, in modo che la loro sinergia divenga elemento di attrazione per il visitatore. Il riutilizzo di un contenitore esistente appare coerente con lo spirito del progetto e la sua localizzazione ideale starebbe nel Porto Antico, data la vicinanza con altre attrazioni di tipo culturale ed espositivo. Per questi motivi l’ipotesi più probabile appare al momento quella dei vecchi Magazzini del Cotone, dei quali andrebbero utilizzati tre piani di una sezione. L’ipotesi porterebbe a un arricchimento dell’offerta turistico-culturale della zona: Museo del mare, Acquario, Commenda, Museo di Luzzati, palazzo San Giorgio, opere di Renzo Piano (Bolla, Bigo), con una sinergia utile per tutti. Il progetto potrebbe peraltro avere anche degli allestimenti in città, che richiamino le esposizioni museali e a esse rimandino, ma abbiano in sé un valore di installazione, funzionale e/o artistico.
Genova, quindi, ha l’ambizione di porsi al centro di una rete di città e luoghi che co-costruiscono il progetto e si servirà nella ricerca delle due reti che si trova a coordinare pro tempore: in Italia, Rifiuti21Network; in Europa, Eurocities (Aica ACR+). Interessante sembra anche l’idea di proiettare il progetto in rapporto con Milano, in vista dell’Expo 2015. Vi sono infatti molti portatori di interesse che appare possibile coinvolgere, magari a partire dalla definizione di un comitato promotore.
Mario Santi
[1] Che vede la partecipazione di Luca Lombroso, Guido Viale, Enzo Favolino, Roberto Cavallo, Irene Ivoi, Federico Valerio e Alessio Ciacci.