La recente pubblicazione della relazione sulla qualità dell’aria in Europa ha fornito un utile resoconto dei successi che sono stati raggiunti grazie alla legislazione comunitaria sulla qualità dell’aria, ma allo stesso tempo costituisce un forte richiamo ai problemi ancora in sospeso e alla loro importanza, sia per la salute dei cittadini che per l’ambiente. Questo è quanto sostenuto dal Commissario europeo per l’ambiente, Janez Potočnik che annuncia, per il 2013, un rilancio della qualità dell’aria nel quadro delle politiche europee.La Commissione europea sta infatti preparando per il prossimo anno una revisione globale della politica e della normativa comunitaria sulla qualità dell’aria, in consultazione con i portatori di interesse.Il Commissario ha quindi delineato alcune priorità chiave che guideranno il futuro lavoro della Commissione:
- proteggere la salute: si continuerà ad attribuire la massima priorità a questo settore, attraverso la cooperazione con l’Organizzazione mondiale della sanità nel rivedere le ultime prove scientifiche sugli effetti sulla salute di tutti gli inquinanti disciplinati dalla normativa comunitaria, insieme ad una valutazione dei rischi emergenti per la salute dell’inquinamento atmosferico. Le conclusioni di questo lavoro porteranno ad individuare ciò che deve essere fatto per minimizzare gli impatti negativi sulla salute dell’inquinamento atmosferico.
- proteggere il capitale naturale e promuovere un’agricoltura più sostenibile: l’obiettivo è quello di proteggere la natura abbattendo l’acidificazione e l’eutrofizzazione. In particolare, si dovrà integrare con successo la revisione del protocollo di Göteborg, approvato a Ginevra nel maggio di quest’anno, per includere limiti più ambiziosi per il 2020. La revisione della Direttiva 2001/81/CE (conosciuta come NEC da “national emission ceilings”) sarà una priorità per il prossimo anno.
- garantire una migliore attuazione della normativa da parte degli Stati membri. L’impegno della Commissione è quello di lavorare in modo costruttivo con gli Stati membri per risolvere il problema: c’è però bisogno di impegni chiari da parte degli Stati per mettere in atto misure, con parametri di riferimento e scadenze, in grado di fornire i risultati richiesti. Questi impegni devono essere formalizzati e pubblicamente disponibili: tali accordi potrebbero fornire un buon meccanismo per risolvere i problemi di applicazione della normativa
- incoraggiare l’innovazione e concentrarsi sulle emissioni alla fonte. L’industria, i trasporti, la produzione di energia, l’agricoltura e i consumi delle famiglie sono motori importanti di crescita e di prosperità, ma sono anche fonti di inquinamento. Per l’industria, esiste già un solido quadro giuridico in vigore – la direttiva sulle emissioni industriali. Per i trasporti, vi è invece la necessità urgente di affrontare i problemi di qualità dell’aria legati alle emissioni di ossidi di azoto dai veicoli diesel. Un’altra sfida sarà quella di incoraggiare l’innovazione attraverso standard di emissione migliori per i veicoli fuoristrada. Per quanto riguarda l’agricoltura, ci sarà bisogno di integrare le attuali tecnologie per ridurre l’ammoniaca.
- promuovere l’innovazione per una crescita sostenibile. La perdita di aspettativa di vita nell’Unione europea a causa dell’emissione di particelle nell’aria è stata stimata in oltre 8 mesi;in termini monetari i costi associati sarebbero compresi tra € 189 e 609 miliardi di euro all’anno nel 2020. Investire in aria pulita significa quindi investire nel futuro: il lavoro che stanno facendo altri paesi nel mondo (Stati uniti e Cina, ad esempio), nella revisione della legislazione sui controlli e sul monitoraggio dell’aria, creerà un’enorme richiesta di prodotti e processi industriali che emettano meno inquinanti. In questo contesto, la Commissione europea sta pensando di creare un programma di innovazione specificamente mirato all’aria pulita, per sostenere l’industria nell’investimento in tecnologie pulite.