Chi pensa di poter continuare a imbrattare impunemente muri, edifici, monumenti, carrozze di tram, autobus e quant’altro, non ha fatto i conti con una legislazione sempre più definita e restrittiva e, soprattutto, con i controlli che in molte città italiane si stanno facendo più capillari che mai: è il caso di Milano, dove solo nel primi 5 mesi del 2013 i vigili hanno deferito all’autorità giudiziaria 19 “imbrattatori” identificando 67 persone (nel 2012 gli indagati erano stati 26 e 114 gli identificati). I numeri fanno una certa impressione: sappiamo, ad esempio, che sono circa 1400 le “crew” (vale a dire le bande di writers) attualmente attive a Milano, con un trend che continua a crescere soprattutto nei quartieri di Lambrate e Barona. E non è tutto: a queste si aggiungono frequenti spedizioni provenienti dall’estero. Il fenomeno è in crescita: secondo il Comitato Abruzzi, che ormai da anni sta portando avanti, a Milano, la lotta contro i graffiti e i tag, dal 2008 in poi il numero di writers attivi sta crescendo al ritmo del 15-20% all’anno. A farsi sempre più aggressivo è soprattutto il fenomeno delle tag, un vero e proprio nome in codice che i writers usano per identificarsi. Circa 100, nel 2012, i lavori di pulizia e rimozione di scritte eseguiti dal settore Arredo urbano del Comune di Milano. In questo scenario tutt’altro che confortante, il sindaco Giuliano Pisapia ha celebrato ieri, domenica 26 maggio, il “Cleaning day”, giornata nazionale del pulito organizzata in largo Paolo Grassi e zone limitrofe dall’Associazione nazionale antigraffiti, dal Comitato Abruzzi e Piccinni e dall’associazione Milano muri puliti. Lo stesso Pisapia, con un gruppo di volontari, ha indossato una tuta bianca e si è armato di secchio e pennello per contribuire ai lavori di ripulitura del monumento ai Caduti per servizio istituzionale, vittime del dovere in tempo di pace, sporcato da ben 450 tag. La manifestazione si è svolta, in contemporanea, in altre 12 città italiane.