Il Rapporto 2011 “Attuazione della certificazione energetica degli edifici in Italia”, realizzato da CTI – Comitato Termotecnico Italiano e MCE – Mostra Convegno Expocomfort, fornisce per la prima volta un quadro di riferimento ufficiale completo, dettagliato e comparato sull’applicazione della certificazione energetica degli edifici a livello nazionale.
Questo censimento vuole contribuire a una maggiore uniformità delle normative regionali sulla base delle Linee guida nazionali. Oggi questa uniformità è ancora più necessaria perché la Direttiva 2010/31/UE “EPBD Recast” entrerà presto in vigore imponendo nuove regole per le costruzioni che saranno più restrittive dal punto di vista energetico rispetto alle attuali arrivando ai cosiddetti «edifici ad energia quasi zero» a partire dal 31 dicembre 2018 per gli edifici pubblici di nuova costruzione e dal 31 dicembre 2020 per tutte le costruzioni nuove
Come è stato realizzato il rapporto
Ad ogni Regione è stato inviato un questionario da compilare. I dati mancanti sono stati ricavati dai siti internet ufficiali delle Regioni stesse.
Le informazioni sono aggiornate fino alla data del 12 maggio 2011 e non tengono conto di eventuali integrazioni legislative successive.
Il rapporto è suddiviso in due parti: nella prima sono riportate, assieme alle conclusioni, 23 tabelle che evidenziano il confronto fra le diverse Regioni. La seconda parte riporta in maniera completa la normativa nazionale e regionale, fornendo un vademecum indispensabile per tutti gli operatori del settore.
Alcuni risultati del rapporto
Norme e catasto
Dieci Regioni (Abruzzo; Basilicata; Calabria; Campania; Lazio; Marche; Molise; Sardegna; Umbria e Veneto) non hanno una legge quadro regionale sulla materia. In queste Regioni la certificazione energetica degli edifici è comunque obbligatoria, come previsto dalla normativa nazionale, ma manca tuttora un regolamento regionale di attuazione.
Solo quattro Regioni hanno costituito un catasto regionale dei certificati energetici: Emilia-Romagna; Lombardia; Piemonte e Valle d’Aosta. Sedici non l’hanno ancora e solo undici di queste prevedono di costituirlo.
La procedura di calcolo utilizzata per la valutazione degli indicatori energetici non è uguale per tutte le Regioni. In particolare, la Lombardia e la Provincia Autonoma di Bolzano non utilizzano le norme tecniche nazionali del pacchetto UNI/TS 11300.
Le Linee guida nazionali introducono la possibilità di “autocertificare” l’edificio assegnandogli la classe G (procedura contestata dall’Unione Europea). L’autocertificazione non è consentita in sole cinque Regioni (Emilia-Romagna; Liguria; Lombardia; Piemonte e attualmente Trento). In tutte le altre Regioni la “certificazione energetica standard”, in caso di compravendita, può essere evitata.
Certificatori e certificati
Solamente sette tra Regioni e Province autonome (Emilia-Romagna; Liguria; Lombardia; Piemonte; Puglia; Trento e Valle d’Aosta) hanno istituito un elenco dei tecnici certificatori energetici.
Questi elenchi comprendono ad oggi oltre 30.000 certificatori, dei quali 13.400 solamente in Lombardia. Da questi elenchi si deduce che mentre gli architetti rappresentano il 42,4% dei certificatori liguri, costituiscono solamente l’11,8% di quelli pugliesi. Così, mentre in Lombardia gli ingegneri rappresentano il 36% dei certificatori, in Puglia costituiscono il 75,6%.
I requisiti per diventare certificatori variano infatti da Regione a Regione.
Oltre alla laurea o al diploma, in sei Regioni è sempre obbligatorio seguire un corso specifico, mentre in tre è obbligatorio, ma solamente per quelle figure tecniche che non rientrano in modo specifico tra i tecnici competenti (architetti, ingegneri, geometri e periti).
Le durate dei corsi variano dalle 54 ore della Valle d’Aosta alle 116 della Provincia Autonoma di Bolzano. La sola Regione Liguria propone un corso di 16 ore senza esame finale, ma con l’accertamento della frequenza, per i tecnici competenti abilitati all’esercizio della professione.
Per quanto riguarda le sanzioni ai certificatori, solamente Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta toccano questa tematica; tutte le altre Regioni non lo affrontano rimandando in modo implicito la definizione e l’applicazione delle sanzioni alle regole nazionali.
Fino ad oggi sono stati realizzati in tutta Italia circa 891.000 certificati energetici, 500.000 dei quali nella sola Lombardia. In questo numero non sono tuttavia comprese le autodichiarazioni in classe G.
Solamente quattro Regioni e una Provincia Autonoma hanno avviato un’attività di controllo su questi attestati: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Trento. Si stima che siano stati controllati circa un centinaio di certificati energetici.
Conclusioni.
Il quadro presentato descrive una realtà estremamente variegata e, a tratti, anche contraddittoria.
Tuttavia, l’Italia è la nazione che ha recepito fin dall’inizio la Direttiva europea EPBD, molto in anticipo rispetto agli altri Stati membri, estendendo la certificazione energetica praticamente a tutti gli edifici, con pochi vincoli. L’obbligatorietà a livello europeo riguardava infatti solamente gli edifici con superficie superiore ai 1000 m2 e molte nazioni si sono strettamente attenute a questa regola che si stima possa escludere il 75% degli edifici.
Il risultato è che si sono prodotti più certificati energetici nella sola Italia che in tutto il resto d’Europa.
L’applicazione della certificazione energetica sugli edifici nuovi è stata un successo: la classe energetica elevata si è rivelata un potente strumento di marketing per il comparto edilizio e ha favorito la costruzione di edifici con ridotti consumi energetici pur in un momento di forte crisi del settore.
L’applicazione della certificazione energetica sugli edifici esistenti incontra invece difficoltà maggiori.