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Robot e cobot di pulizia: ora una realtà applicata

Robot e cobot di pulizia: gli strumenti di automazione avanzati non sono più l’eccezione, ma la regola. Sono ormai applicati in tutti i settori e dove la sfida è ottimizzare la relazione uomo-macchina, traendone vantaggi economici, produttivi e ambientali.

Un capitoletto dell’illuminante saggio “Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri” della sociologa statunitense Shoshana Zuboff (uscito in Italia per Luiss University Press, 622 pagine, 25 euro) è dedicato, sorprendentemente, alle macchine automatiche per le pulizie.

Una “rivoluzione culturale” A ben guardare, però, la sorpresa è solo apparente: come accade anche in altri settori, robot e cobot stanno rapidamente rivoluzionando anche quello della pulizia, domestica e industriale. Questi strumenti di automazione, basati su intelligenza artificiale (IA o, all’anglosassone, AI), analisi dei big data, tracciabilità in real time e sensori avanzati, rispondono alla crescente domanda di efficienza e sostenibilità non solo nelle abitazioni, ma anche in ambienti commerciali e produttivi. Oltre ad essere importanti tasselli, secondo Zuboff, della “sorveglianza” basata appunto su strumenti in grado di entrare nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro e, in ultima analisi, nelle nostre abitudini quotidiane. Ma questa è un’altra storia.

Tra robot e cobot, una realtà concreta Il dato incontrovertibile è che si tratta di un fatto culturale, prima ancora che squisitamente tecnico o tecnologico. E un altro dato di fatto è che “il futuro”, anche nel settore delle pulizie professionali, è già presente: tutti i maggiori produttori e distributori, infatti, hanno in catalogo soluzioni automatizzate e collaborative, che sono già pienamente in uso e operative un po’ ovunque e stanno trovando un progressivo successo nel mercato delle imprese di servizi e delle aziende che svolgono le pulizie in regime di insourcing. Dunque non sono più l’eccezione, il “fiore all’occhiello” o il “gadget” di nicchia acquistato per “vanto” o per dimostrare attenzione alle innovazioni, ma sono ormai realtà operative nella quotidianità, perché si è compresa e si è ampiamente “metabolizzata” la loro grande utilità per razionalizzare e rendere più economicamente sostenibili i cantieri, razionalizzando le operazioni, garantendo massima tracciabilità e affidabilità dei dati e liberando risorse umane per compiti diversi.

Cambiamenti e sfide epocali: ormai ci siamo Come tutte le rivoluzioni epocali la cosa ci mette in crisi -nel senso etimologico di “cambiamento, opportunità” – e ci pone di fronte a nuove sfide. Prima fra tutte quella della relazione uomo-macchina, ben definita dallo stesso termine “cobot”, che va sempre più soppiantando il tradizionale “robot”. Come sappiamo, infatti, i robot sono macchine autonome progettate per svolgere operazioni senza supervisione umana diretta, e il loro utilizzo è già pienamente diffuso in ambienti come magazzini, centri commerciali e capannoni industriali dove è essenziale mantenere alti standard di igiene, e soprattutto assicurare la costanza e la regolarità delle operazioni. Questi dispositivi si muovono autonomamente grazie a sensori di navigazione avanzati e software di mappatura che permettono di evitare ostacoli e coprire ampie superfici, oltre che di comunicare in remoto in tempo reale.

Alla scoperta dei cobot I cobot, invece, come suggerisce lo stesso termine (una crasi fra collaborative e robot), sono progettati fin dall’inizio per poter collaborare attivamente con l’uomo. La prima e più lampante differenza sta nella presenza di sensori e sistemi di sicurezza che permettono di lavorare fianco a fianco con gli operatori umani, permettendo così un miglioramento delle operazioni in termini di efficienza. Ciò che allo stato attuale appare più difficilmente sostituibile, del resto, sono le azioni umane in ambienti complessi.

Indispensabile la sinergia uomo-macchina Ci ha pensato l’opinion leader Yuval Noah Harari, nel suo recentissimo bestseller “Nexus”, a svelare quello che a prima vista potrebbe sembrare un paradosso: fino a pochi decenni fa -questo il ragionamento dell’autore- si pensava che le operazioni impossibili da automatizzare fossero quelle più puramente intellettuali, come ad esempio giocare a scacchi. Poi le macchine, con le loro stupefacenti capacità di calcolo, hanno iniziato a sopravanzare l’uomo, sconfiggendo regolarmente anche i campioni umani più quotati. Il fatto è che, a differenza di quanto si pensava, gli impieghi più difficili per le macchine si sono rivelati essere non tanto quelli squisitamente “mentali”, quanto quelli caratterizzati da un mix di manualità, complessità, abilità, competenze tecniche e necessità di affrontare situazioni difficilmente prevedibili. Paradossalmente pulire il pavimento di una corsia di supermercato in ore di punta può rivelarsi più complicato, per una macchina, che sconfiggere Garry Kasparov sulla scacchiera. 

Pulizia di ambienti complessi Ed è proprio qui che entrano in scena i “cobot”, particolarmente utili in situazioni in cui l’interazione con l’uomo è frequente, come nelle pulizie di ambienti complessi o di spazi con un flusso elevato di persone. Sono molte le funzionalità avanzate di cui le recenti innovazioni tecnologiche applicate alla pulizia possono ormai disporre. Tra questi spicca la navigazione autonoma: sistemi di visione, laser e sonar permettono ai robot di mappare e riconoscere l’ambiente circostante in tempo reale, evitando collisioni e ottimizzando il percorso per coprire tutte le superfici. Non secondari i piani di pulizia personalizzabili, con soluzioni avanzate che consentono di eseguire compiti specifici, adeguandosi a superfici diverse e alle condizioni dell’ambiente.

Sensori intelligenti e autoapprenditivi Non solo: i sistemi automatizzati (o semi-automatizzati) sono anche in grado di rilevare efficacemente (e naturalmente rimuovere) la sporcizia, individuando le aree più sporche e adattando l’intensità del lavoro. A ciò aggiungiamo la capacità apprenditiva di queste soluzioni: le più avanzate, infatti, sono sviluppate in modo tale da poter autoapprendere e adattare il proprio lavoro a circostanze via via differenti, analizzando una grande mole di dati.  Insomma, robot e cobot di pulizia sono ormai una realtà che coinvolge concretamente tutta la filiera: da chi li fabbrica a chi li distribuisce, fino a chi li utilizza. Nello specifico dei settori commerciale e industriale le operazioni di pulizia di grandi superfici e importanti metrature fanno emergere tutti i vantaggi dell’automazione, che consente di mantenere standard di igiene elevati, ottimizzando l’impiego del personale e liberando risorse per attività meno meccaniche e aumentare l’efficienza complessiva del lavoro. Durante il periodo pandemico l’automazione si è rivelata preziosa anche in termini di contenimento dei rischi: in tale ottica molte aziende hanno adottato robot di pulizia per disinfettare le superfici in modo regolare e intensivo.

Le frontiere della ricerca Ma la ricerca non si ferma certo qui. C’è infatti il versante della sostenibilità, un tema molto caro all’opinione pubblica: le moderne tecnologie di pulizia permettono un utilizzo più razionale di acqua e formulati chimici e su questo aspetto sono in cantiere importanti novità. La ricerca, ultimamente, si sta inoltre concentrando sull’autonomia, proponendo batterie a durata sempre maggiore, il che rappresenta un significativo abbattimento anche dei costi operativi a medio-lungo termine. Un altro aspetto su cui i progettisti e gli ingegneri stanno lavorando è quello della sicurezza, particolarmente sentito soprattutto nei luoghi di lavoro e negli spazi affollati. Ma è arrivato il momento di cedere la parola ai protagonisti.  Clicca qui

 

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