Il TTR emerge come un’alternativa eco-sostenibile nel panorama dei tessili per sala operatoria, dal controllo del rischio di infezioni alla promozione del made in Italy.
Una delle aree ospedaliere più sensibili e più difficili da gestire è senza dubbio la sala operatoria, che richiede altissimi standard di sicurezza (per i pazienti e per gli operatori). Prima, durante e dopo gli interventi sono popolati da persone (pazienti, staff chirurgico e personale sanitario) e da oggetti (strumentario chirurgico, macchinari, prodotti tessili) che devono rispettare una regola fondamentale: minimizzare il rischio di infezioni.
Le infezioni, oltre a essere un problema per la salute dello staff e dei pazienti, hanno anche conseguenze economiche perché prolungano la degenza dei pazienti e obbligano gli operatori esposti al contatto con il materiale contaminato a sottoporsi a trattamenti di profilassi e, di conseguenza, ad assentarsi dal lavoro.Dopo che, nei primi anni 2000, il cotone ha smesso di essere utilizzato in sala operatoria, Tessuto Non Tessuto e Tessuto Tecnico Riutilizzabile si sono di fatto spartiti il mercato, ognuno con le proprie debolezze e i propri punti di forza. Il Tessuto Non Tessuto (TNT) è estremamente flessibile e spesso utilizzato con accessoristica integrata, ma è monouso e deve essere smaltito come rifiuto speciale. Il Tessuto Tecnico Riutilizzabile invece può essere utilizzato e riprocessato fino a 70-100 volte e, una volta raggiunta la fine della sua vita in ambito sanitario, può essere utilizzato in nuove applicazioni (come ad esempio imbottiture).
I punti di forza del TTR
I dispositivi in Tessuto Tecnico Riutilizzabile (TTR) utilizzati nelle sale operatorie sono realizzati in un materiale confortevole e assolutamente sicuro, in grado di mantenere inalterate le proprie caratteristiche fisiche di traspirabilità e impermeabilità anche dopo svariati cicli di lavaggio e sterilizzazione. Impermeabile, antisettico, resistente, antistatico, confortevole, ma soprattutto: riutilizzabile. Il tessuto tecnico è una scelta amica dell’ambiente, un’alternativa possibile, una strada percorribile verso l’abbandono del monouso. La tecnologia produttiva e gestionale alla base del servizio di trattamento del TTR è molto articolata, ma rappresenta l’unica vera alternativa attualmente possibile al dilagare negli ultimi anni dell’utilizzo del monouso. Scegliere il TTR significa nella maggior parte dei casi scegliere un prodotto italiano, in grado di contribuire in modo diretto alla produzione del PIL nazionale e che di fatto non impatta sulle quantità di rifiuti prodotti dalla sala operatoria.
In questo contesto, il Tessuto tecnico Riutilizzabile rappresenta un passo sostanziale nella direzione della sostenibilità, essendo il materiale tecnologicamente più avanzato nell’ambito dei dispositivi tessili per sala operatoria, visto che realizza le migliori prestazioni in termini di performance, comfort e sicurezza. Va da sé che l’adeguatezza, l’affidabilità e la sicurezza dei dispositivi in dotazione alle strutture ospedaliere sono aspetti cruciali al fine di garantire la qualità delle cure e la tutela della salute, tanto degli operatori quanto dei pazienti. In quest’ottica, i tessili per sala operatoria sono fondamentali per impedire la trasmissione di agenti infettanti tra pazienti e personale clinico durante gli interventi chirurgici. La filiera del TTR si sviluppa principalmente sul territorio nazionale, grazie a imprese di servizi che gestiscono per conto della struttura ospedaliera tutto il ciclo di ricondizionamento e di vita dei prodotti, semplificando in tal modo le procedure interne alle strutture ospedaliere.
L’utilizzo del TTR favorisce il made in Italy
Se, infatti, nella filiera del monouso l’attività nazionale è ridotta e si limita all’intermediazione commerciale e alla customizzazione dei kit, nella filiera dei riutilizzabili la parte prevalente del valore aggiunto (all’incirca l’80%) si concretizza nelle attività di servizi realizzate interamente all’interno del territorio nazionale, così favorendo il made in Italy. A tal proposito, va sottolineato che in Italia il settore delle lavanderie industriali occupa decine di migliaia di lavoratori. I tessili in TTR hanno un ciclo di vita più lungo, e possono tornare sul mercato come materie prime seconde e dare vita a nuovi oggetti, favorendo un modello economico circolare e più sostenibile per l’ambiente.
Il TTR viene sterilizzato a vapore acqueo, mentre la sterilizzazione del TNT avviene generalmente a ETO, e quindi con l’immissione in atmosfera di gas climalteranti e potenzialmente dannosi. Le istituzioni si stanno ora esponendo in modo diretto per un maggiore impiego e utilizzo di sistemi innovativi da applicare nel campo della sanità, per dare una risposta ai cittadini in termini di maggiore efficienza, costi e qualità dei servizi erogati. Sul tema dell’importanza della promozione del riutilizzabile in Europa si sta muovendo, ormai da qualche anno, l’associazione CHAINGE (www.chaingegroup.com), il cui obiettivo è appunto quello di ridurre al minimo la quantità di tessuti chirurgici monouso utilizzata nelle sale operatorie di tutta Europa, auspicando un impegno condiviso.
È chiaro quindi che l’utilizzo sempre maggiore dei dispositivi in TTR rappresenta una strategia vantaggiosa da diversi punti di vista – economico, ambientale, sociale – strategia i cui eventuali risultati, tra l’altro, costituirebbero la soluzione ottimale sia per il paziente sia per gli operatori, in termini di maggiore sicurezza e contenimento delle possibili infezioni.