Sappiamo tutti che gli orari di chi lavora nel settore delle pulizie non sono sempre tra i più agevoli. Oltre alla grande flessibilità, che si traduce nella difficoltà di dare stabilità alla gestione dei tempi di lavoro e familiari, c’è la questione del lavoro notturno, che spesso, soprattutto in certi ambiti, diventa la regola.
Un’indagine globale
Ciò che suona strano è che nessuno, prima di oggi, si fosse preoccupato “scientificamente” del problema, indagandolo nel dettaglio.
Per questo rappresenta un’importante novità -anche in chiave di emersione del settore l’indagine internazionale sugli addetti alle pulizie “Working Against the Clock: a global survey on how cleaners’ work schedules impact their health, safety and well-being, pubblicata di recente sulla rete.
Ben 2.500 addetti da 32 paesi del mondo
La ricerca, commissionata da Uni Global Union, mette in luce con precisione le non semplici sfide affrontate dai professionisti delle pulizie impiegati in orari di lavoro irregolari, ed è corredata da risposte, opinioni e a volte anche sfoghi di molti degli operatori interpellati. A proposito, sono stati davvero tanti, ed hanno dato vita ad un lavoro molto corposo e dettagliato. Il sondaggio ha coinvolto infatti oltre 2.500 addetti alle pulizie provenienti da 32 paesi in 6 continenti: il risultato, in estrema sintesi, mette in evidenza gli effetti dannosi delle ore notturne sulla salute, il benessere e -non ultima- l’inclusione sociale degli operatori.
Tanti effetti negativi
Tra gli effetti negativi di orari non diurni?
L’isolamento, le difficoltà nel mantenere le relazioni e il senso perenne di spossatezza, oltre alla tensione nelle vite e nelle esperienze sociali, il sonno scarso nella quantità e nella qualità, e una sensazione di grande stanchezza anche mentale che genera, nel complesso, impatti negativi sulla salute e sullo stesso lavoro. Tutte questioni che hanno riflessi negativi sulla qualità della vita, ma anche sulla qualità del servizio: per lavorare bene, infatti, occorre essere in piena forma ed efficienza, e a queste condizioni non è sempre facile.
Numeri allarmanti
Ma entriamo più nello specifico: i dati dicono che un 50% degli addetti sono impegnati in turni non diurni. Di questi, quasi il 70% degli addetti a turni notturni e oltre la metà di quelli attivi nelle prime ore del mattino e la sera testimoniano di non dormire abbastanza. Indiscutibile, dunque, l’impatto dell’organizzazione del lavoro sulla gestione dei bioritmi e del sonno. Ma questo non è l’unico aspetto da rilevare: se teniamo conto che parliamo di un impiego ad alta percentuale di operatrici donne e di stranieri rispetto al paese in cui lavorano, si pone anche la questione della sicurezza (fra l’altro, purtroppo, di estrema attualità).
Percezione di insicurezza
A questo proposito, il 45% delle donne addette alle pulizie che lavorano nel turno di notte (e che rappresentano il 70% delle persone intervistate) hanno percezione di grande insicurezza, e vivono nella paura di aggressioni o molestie sul lavoro o anche nel tragitto. E non si tratta solo di percezioni: più di una donna su tre ricorda di averne subite. Ma non sono solo le donne a sentirsi insicure. Il 25% si è identificato come immigrato nei rispettivi paesi di lavoro e il 20% si è identificato come persona di colore: anche per loro, uomini e donne, si pone un problema di sicurezza.
Conflitti in famiglia e non solo
Per non parlare dei conflitti nella vita sociale e familiare. Anche fra le mura domestiche, infatti, la situazione non migliora: i lavoratori del turno serale e notturno affrontano tassi più elevati di conflitto tra i loro orari di lavoro e la loro vita sociale e familiare rispetto ai colleghi che operano nei turni diurni. Sono le stesse testimonianze degli addetti alle pulizie a sottolineare l’impatto negativo sui loro rapporti con i figli e con i partner.
È spesso una questione economica
Ma allora perché scegliere turni notturni? Per molti, semplicemente, perché quelli diurni non sono disponibili, sono meno accessibili rispetto a quelli notturni e spesso non rientrano nel lavoro dell’impresa, legata ai tempi e all’organizzazione delle committenze. Molti datori di lavoro e clienti non offrono turni diurni, lasciando gli addetti alle pulizie ben poca scelta. Per oltre la metà degli intervistati, tuttavia, il problema è anche di necessità economica. Questa indagine è stata condotta nel mezzo di una crisi globale del costo della vita che sta gravando sui lavoratori un po’ ovunque, e non sorprende che molti siano alla ricerca di stipendi più sostanziosi. La paga per le fasce notturne è più alta e tende ad essere accettata da chi ha problemi economici e, magari, deve mantenere proprio quella famiglia con cui non riesce di fatto a convivere. Un controsenso? Forse, ma è la pura realtà.
“Se potessi, cambierei orari” La voce degli operatori
Le restituzioni degli intervistati parlano molto chiaro: sette addetti alle pulizie su dieci che lavorano in orari diversi dal turno diurno lo fanno perché non hanno alternative. “Se potessi scegliere -dicono diversi di loro- opterei per un lavoro che mi consente di cenare, di dormire e stare di più con la mia famiglia”. Il sondaggio, infatti, non manca di catturare le voci degli stessi addetti alle pulizie, fornendo uno sguardo completo sulle esperienze e sulle prospettive di questi lavoratori essenziali per il benessere e la sicurezza di tutti. Le testimonianze degli intervistati evidenziano l’impatto del lavoro a turni su vari aspetti della loro vita, comprese le relazioni personali, la salute fisica, la sicurezza e la vita sociale.
Uni Global Union: “Il momento di aiutarli è adesso”
E qui entrano in gioco la forza e l’impegno di un’associazione da sempre attenta all’emersione del comparto e alla qualità del lavoro di chi vi opera sul campo. “Abbiamo a lungo sostenuto la transizione al lavoro diurno nel settore delle pulizie, riconoscendo le conseguenze negative di turni irregolari e antisociali sui lavoratori”, dice Eddy Stam, Head of Property Services di Uni Global Union.
“Questo sondaggio rafforza l’urgente necessità per il settore di affrontare i problemi di programmazione e dare priorità alla salute fisica e mentale degli addetti alle pulizie”. La speranza, dunque, è quella di poterli aiutare concretamente a recuperare il tempo:
tempo per la famiglia, tempo per dormire, tempo per la vita. Il momento di realizzare queste speranze è adesso.
Link:
https://uniglobalunion.org/wp-content/uploads/FINAL_Global-Cleaning-Survey-Report.pdf