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Come sarà “la gara che verrà?”

“Cara impresa ti scrivo…” Potrebbe iniziare così, parafrasando il noto capolavoro di Lucio Dalla, la bellissima riflessione su “La gara che verrà” presentata a Ecomondo 2022 da Cesare Grassi, Direttore operativo di Fondazione Scuola Nazionale Servizi, nel pomeriggio di giovedì 10 novembre nell’ambito del convegno “La sanificazione e le nuove aspettative di igiene collettiva”, organizzato da GSA Il Giornale dei Servizi Ambientali in una gremita Sala Cedro.

La ricerca Fondazione SNS
Tra effetti a lungo termine della stagione pandemica, crisi energetica, e delle materie prime, spettri di “reinternalizzazione” e un nuovo Codice dei contratti pubblici alle porte, non si può dire che si tratti di un momento tranquillo per il comparto. Ma si sa, ogni crisi porta con sé molte opportunità ed è proprio in quest’ottica che Fondazione SNS ha scelto di realizzare una ricerca, inedita nel settore, che tra luci ed ombre, conferme e parziali smentite di narrazioni entrate nell’immaginario collettivo delle imprese (a partire da quella del “massimo ribasso ovunque”) ha preso in esame l’attribuzione dei punteggi tecnici suddivisi in criteri e sub-criteri dei nuovi Disciplinari di gara e, lato prezzo, le formule più utilizzate per l’attribuzione del punteggio sull’elemento-prezzo.

Sotto esame le gare di pulizia
Sotto il profilo squisitamente metodologico, sono state prese in esame gare bandite dal 01/09/2021 al 31/08/2022, con un’analisi su 47 Enti pubblici non sanitari per 14 Regioni rappresentate, dal Nord al Sud della Penisola. “Si è scelto – ha detto Grassi – di prendere in esame massimo una gara per Ente, sempre superiore al milione come base d’asta.
Sono state prese in esame gare che hanno come servizio principale quello di pulizia (no Global Service), e non sono state analizzate gare bandite da Consip, vista la peculiare natura dei disciplinari della Centrale di acquisto nazionale”.

I criteri
“Se è vero – ha proseguito Grassi – che è dal disciplinare che emergono i desiderata delle committenze, l’analisi dei disciplinari ci dice molto su dove ci stiamo muovendo e su come sarà, appunto, la gara di domani”. Ben 615 i sub-criteri evidenziati (in 42 tipologie e 13 criteri complessivi di valutazione), per un totale di 3.503 punti totali e 74,5 di media punti per disciplinare. A fare la parte del leone sono i criteri discrezionali (77%), seguiti da tabellare (16%) e quantitativo (7%).

Molto bene l’attenzione all’ambiente
Addentrandoci ancor di più, scopriamo che ad ottenere il maggior punteggio sul totale in termini percentuali (intorno al 20%) è la sostenibilità ambientale, seguita dalla tracciabilità e controllo e dalla gestione operativa, entrambe sopra il 13%. A seguire il sistema organizzativo e le migliorie. Molto vicini, tra il 7 e l’8%, i criteri legati alla qualità dei prodotti, macchine e attrezzature e alla formazione, aspetti su cui da sempre insistiamo molto. Decisamente basse sostenibilità sociale (2,50%) e sicurezza, nemmeno al 2%.

Focus certificazioni
Interessantissimo il “focus certificazioni”, con una buona performance della Iso 14001/ Emas sull’impatto ambientale e dell’Ecolabel, rispettivamente con il 18,67 e il 15,86%, mentre si fa strada anche quella relativa al Sistema energia (1,53%). La sicurezza Ohsas 18001/ Uni 45001 “vale” circa 23 punti percentuali, mentre cresce senza dubbio, presso le committenze, la percezione dell’importanza della legalità e dell’etica di impresa (Sa 8000 e Rating legalità si collocano sopra il 13%).

L’elemento prezzo
Ma ancor più interessante è forse la seconda parte della ricerca, dedicata al “pianeta prezzo”. “L’analisi delle formule più utilizzate per l’attribuzione del prezzo” dice Grassi, sembra sfatare, almeno in parte, la narrazione a volte “autoassolutoria” del prevalere del prezzo più basso sempre e comunque, anche nelle formule Oe+V, in cui, sappiamo, l’elemento qualità dovrebbe avere la prevalenza. Ebbene, delle 4 formule analizzate abbiamo trovato una prevalenza del raffronto tra ribassi (37%), seguita dalla bilineare (26,1%) e, quasi a pari merito, quadratica (19,5%) e proporzionale (17,4%). Non sembra, dunque, esserci quel paventato schiacciamento sull’elemento prezzo che spesso si sente raccontare”.

Luci e ombre…
Ci sono ovviamente criticità, ma anche punti di forza. Tra questi ultimi la sostenibilità ambientale, l’importanza (finalmente) all’aspetto dei controlli e la centralità dell’organizzazione e del sistema operativo dell’impresa. migliorabili i versanti sociale e della comunicazione. Nel limbo ci sono ancora la qualificazione e la formula del prezzo. Dati confermati anche da un’analisi rapida delle ultimissime gare, da quella di pulizia presso gli uffici amministrativi del Friuli Venezia Giulia alle Linee Guida per l’affidamento dei servizi di pulizia e sanificazione degli edifici a uso civile della Regione Veneto in cui i criteri B e C, di sostenibilità ambientale, valgono insieme 26 punti sui 70 disponibili per l’offerta tecnica.

I documenti ANMDO
E nella sanità? In questo caso un documento-tornasole sono le Linee Guida ANMDO, presentate alla Consensus Conference di Bologna lo scorso 28 aprile. Si tratta di una serie di documenti destinati a “fare scuola”, come le “Linee di indirizzo sulla valutazione del processo di sanificazione ambientale per il controllo delle Ica”; le “Linee di indirizzo ad interim per la definizione di criteri e standard per i servizi di sanificazione ambientale in strutture sanitarie e socio-assistenziali”, e le “Procedure ad interim per l’affidamento del servizio di pulizia e sanificazione”, nonché la “definizione di criteri omogenei di stesura di un capitolato per l’acquisizione dei servizi di pulizia e sanificazione in ambito sanitario”. Fra i documenti oggetto di revisione il “Manuale Operativo Controlli qualità sul servizio di Sanificazione Ambientale”, le “Indicazioni metodologiche e frequenze sanificazione per area di rischio”, e la “Procedura di sanificazione ambientale per la prevenzione ed il controllo dell’infezione da SARS CoV-2 in strutture sanitarie e socio-assistenziali”.

In sanità, ripensare il rischio “correlato”
Proprio a GSA, nel numero di settembre scorso, il presidente ANMDO Gianfranco Finzi ha detto che “il potenziale ruolo della trasmissione del virus, mediamente più resistente di altri, ha determinato la necessità di ripensare il concetto di rischio correlato agli ambienti sanitari e socio-assistenziali”, parlando inoltre di “necessità di elevare il livello di rischio ambientale in situazioni nelle quali siano a vario titolo presenti pazienti od ospiti in condizione di fragilità”.

E nel privato?
Tutte esigenze ben presenti anche nel privato. Lo mette bene in luce la ricerca “Quo vadis” della Fondazione, che ha avuto come interlocutori proprio soggetti privati. Per un noto Istituto di credito “il sistema di valutazione delle offerte non si basa meramente sul criterio economico, ma è anche di tipo tecnico-qualitativo, a cura di un provider esterno che assegna un rating ai nostri fornitori. Vogliamo che contribuiscano a preservare l’immagine della società e siano sempre più coinvolti con gli obiettivi generali”. Così invece un ente universitario: “È difficile vincere il conservatorismo dei gestori. È vero che il cambiamento ha un “cost of change” ma se ben meditato e ben gestito è buona cosa. Anche se bisogna vigilare sui tentativi di dumping contrattuale”, mentre una società di consulenza internazionale ha posto l’accento sugli “aspetti ambientali, al primo posto nella valutazione”, e sulla capacità di innovare: “Chiediamo ai fornitori qualcosa di nuovo, e non solo dal punto di vista tecnologico. Misuriamo la loro risposta proattiva alle nostre sfide”.

Per approfondire:
LA GARA CHE VERRA’

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