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L’intelligenza artificiale è forse più intelligente?

“La sospensione della disinfezione dei treni potrebbe essere giustificata in alcune circostanze, come ad esempio per risparmiare sui costi o per concentrare le risorse su altre attività più urgenti. Tuttavia, è importante valutare attentamente i rischi e i benefici di questa decisione e assicurarsi che siano in atto altre misure di sicurezza per proteggere la salute dei passeggeri”.

E ancora: “La disinfezione deve essere effettuata con regolarità e con prodotti efficaci per eliminare i germi e i virus presenti sulle superfici. In questo modo, si può ridurre il rischio di trasmissione di malattie infettive e garantire un ambiente più salubre per tutti”. Indovinate chi l’ha detto? No, non il rappresentante di un’associazione di settore, e nemmeno di un’organizzazione sindacale del comparto.

A dirla tutta non si tratta nemmeno di un utente finale, o di un influencer particolarmente attento al tema. Niente di tutto questo, perché a mettere nero su bianco queste parole non è nemmeno un essere umano, ma ChatGPT, una applicazione in grado di creare conversazioni complesse e testi perfettamente sensati. Una forma evoluta di Ia basata sull’apprendimento profondo.

Prodigi dell’algoritmo, certo. Ma qui il discorso è un altro, e suona davvero paradossale: se persino l’intelligenza artificiale arriva a denunciare lucidamente i possibili danni e rischi della sospensione della disinfezione,  ed è in grado di riflettere e argomentare sulla scelta di non sanificare, evidenziando come i benefici tratti dal risparmio economico potrebbero essere azzerati dagli elevati costi sociali, com’è possibile che si stia trasversalmente assistendo a un  arretramento dell’attenzione sul fronte igienico appena dopo la fine di una pandemia che, anzi, dovrebbe averci insegnato tutt’altro?

Qui si parla di sanificazione dei mezzi pubblici perché l’argomento è di stretta attualità anche a seguito dell’allarma lanciato di recente da Francesco Marrone, presidente Uniferr, ma la riflessione potrebbe essere estesa anche ad altre situazioni. Il fenomeno di “ritorno al passato” è infatti sempre più diffuso ed è trasversale a tutti i comparti pubblici, perfino nella tanto sbandierata sanità dove non ha mai smesso di incombere lo spettro delle Ica, infezioni correlate all’assistenza che sono da sempre una vera piaga. Senza contare il privato, dove le spese per la sanificazione stanno tornando a diminuire dopo l’impennata-Covid.

Ma non abbiamo detto più volte che quello che si faceva durante la pandemia, esclusi forse i trattamenti di sanificazione al perossido, si sarebbe potuto -e dovuto- fare sempre? Quante volte ci siamo ripetuti che sarebbe stato deleterio non fare tesoro di quanto appreso e tornare indietro? Forse l’intelligenza artificiale è… più intelligente di quella reale?

Il quesito è naturalmente provocatorio, e la questione è ben nota. La stessa “intelligenza artificiale” traccia una possibile soluzione mettendo in campo la questione dei costi. Di fatto è così: come tutti sappiamo la stagione della pandemia è stata immediatamente seguita dalla crisi economica dovuta al conflitto in Ucraina e all’instabile situazione internazionale, e questo, a effetto domino, ha portato evidentemente a un’impennata dei costi dei prodotti e dei servizi con conseguente corsa ai tagli e ai risparmi. La domanda di fondo, però, continua a riecheggiare nelle nostre menti, stimolante e un po’ inquietante: abbiamo creato un’intelligenza artificiale… più intelligente di noi?

Articolo GSANEWS

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